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L'identikit di un giornale che compie 40 anni e guarda ancora al futuro

Sergio Casagrande Sergio Casagrande, direttore del Gruppo Corriere

L'editoriale di Sergio Casagrande nel suo primo giorno di direzione del Gruppo Corriere.

E' con grande emozione che assumo la direzione di questo quotidiano e dell'intero Gruppo Corriere. E se potessi fermarmi qui sarei molto felice. Ma la circostanza impone di andare avanti anche con il rischio di cadere nel sentimentalismo. Inizio con un classico: i dovuti ringraziamenti. Ringrazio innanzitutto tutti voi, lettori e lettrici affezionati, per la scelta dei nostri giornali come fonte di informazione privilegiata. E ringrazio la nuova proprietà , la famiglia Polidori, che mi affida questo incarico e crede in questa nuova sfida. Non posso, poi, non ringraziare tutti gli otto direttori che mi hanno preceduto: dal primo, Antonio Carlo Ponti, a Davide Vecchi, che mi ha passato il testimone. Inclusi, quindi, Giulio Mastroianni, Sergio Benincasa, Nino Botta, Federico Fioravanti, Anna Mossuto e Franco Bechis. Ciascuno di loro mi ha permesso di crescere professionalmente. E tutti hanno consentito al Corriere di continuare la sua missione.
Ringrazio, ancora, i colleghi che oggi lavorano con me e coloro che lo hanno fatto in passato. Il Corriere, fin dalla sua nascita, è stato anche una scuola per molti giornalisti. Una scuola di successo, creatrice di successi. Per questo ha subito tanti tentativi di imitazione, non solo in Umbria dove è nata la prima testata della famiglia dei Corrieri, ma anche nel resto d'Italia. Nelle nostre redazioni, infatti, hanno lavorato e si sono formati colleghi che, nel tempo, si sono affermati in Italia e all'estero. Per questo, l'aver affidato la direzione del Gruppo a me, che sono giornalista interno presente fin dall'inizio, non lo considero un riconoscimento personale, ma collettivo.
Un grazie anche agli editori del passato che hanno dato linfa al Corriere, mantenendo inalterata la sua energia. Leonello Mosca, che avrebbe voluto assumermi come giornalista professionista quando ero ancora minorenne e che fece nascere il Corriere dal nulla, in un garage della periferia di Perugia, avendo scommesso con un colosso dell'editoria nazionale che non ci credeva. La famiglia Donati che, tra gli anni '90 e i primi anni del 2000, convinse della validità del progetto Corriere perfino la più grande azienda italiana e trasformò i nostri quotidiani, nel frattempo moltiplicatisi, in una vera potenza dell'informazione locale. La famiglia Barbetti che mi concesse il privilegio di partecipare alle scelte più strategiche anche con un ruolo nel consiglio di amministrazione dei giornali del Gruppo. La famiglia Angelucci e i suoi dirigenti che hanno dovuto affrontare il periodo più delicato della nostra storia e dell'editoria.
Un pensiero particolare, poi, lo devo a due giornalisti umbri che oggi non ci sono più: Renato Campana, che scrisse pure su queste colonne e don Germano Mancini, direttore della Gazzetta di Foligno. Entrambi furono i primi a spingermi a partecipare al folle progetto di creare un quotidiano in Umbria. Diversamente, avrei fatto scelte di vita differenti. Ci sarebbe stato probabilmente un archeologo in più e, sicuramente, un giornalista in meno. Forse rischio anche di apparire patetico e autocelebrativo, ma giungere alla guida del giornale nel quale ho lavorato 40 anni consecutivi, riaccende inevitabilmente i ricordi. E' come trovarsi all'improvviso a prendere per mano un figlio diventato adulto, proprio quando eri finalmente convinto di poterlo lasciare andare da solo. Un figlio che il 18 maggio 1983 hai visto nascere con il primo gemito in edicola e, prima ancora, hai seguito anche nella fase della sua gestazione, partecipando alle prove di tipografia e al numero zero (15 maggio 1983, edizione speciale per la Festa dei Ceri di Gubbio).
Il Corriere ha una sua storia. Una storia lunga che intendo far proseguire. Non è facile. Perché dopo quarant'anni, forse, non c'è più niente di veramente nuovo da inventare e, poi, non lo nascondo, non siamo indenni dalle difficoltà che affliggono, oggi, le aziende che si occupano di informazione. Ci proverò con tutte le mie energie, sapendo di poter contare, ogni giorno, su un gruppo numeroso, valido e infaticabile. Una squadra fatta di colleghi giornalisti, corrispondenti, collaboratori, fotografi, poligrafici, grafici, tecnici, agenti pubblicitari e personale degli uffici amministrativi, ai quali potranno aggiungersi molti altri se i nostri progetti avranno successo. Con me ci sono loro. Ed è questa la vera forza del Corriere. Perché un giornale non può essere un vero giornale se non c'è una squadra valida e consolidata, indipendente dal direttore. Intanto, prendo qualche impegno. Il Corriere farà informazione puntuale, obiettiva e corretta. Il fine, quindi, è quello originario ed è per questo che, da oggi, sotto alla testata, apparirà la dicitura che comparve il giorno della nascita: QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE , con l'aggiunta dell'aggettivo INDIPENDENTE fortemente voluto dall'Editore. Il Corriere garantirà sempre un contatto diretto con i lettori, a cominciare dalla mia mail che troverete in fondo a questo editoriale, per segnalare eventuali errori o notizie che vorreste leggere. Ritengo fondamentale il rapporto con voi, perché un quotidiano non è solo un contenitore di notizie, ma è un luogo aperto, di incontro e di scambi di idee. Un luogo dove ci si conosce, si conosce e ci si riconosce e dove le opinioni possono confrontarsi. Un'agora virtuale e reale allo stesso tempo.
Sono convinto che un giornale è vivo fintanto che, oltre a raccontare i fatti, è capace di creare occasioni di riflessione, con l'obiettivo di crescita collettiva, a cominciare da quella del territorio a cui appartiene, nel rispetto di un'informazione indipendente e neutrale. Le nostre cronache continueranno, quindi, ad essere prevalentemente cittadine e regionali, ma anche nazionali e internazionali. Proseguiremo nel narrarvi fatti grandi e piccoli. Di cronaca, come di economia; di sport, come di cultura e spettacolo; di politica, come di hobby e passioni. Ci saranno notizie del vostro quartiere, della vostra città , di quelle più vicine e, all'occasione, anche di quelle più lontane, fossero anche all'altro capo del mondo. Ci saranno inchieste e approfondimenti. Nelle pagine del Corriere e sul nostro sito web non troverete tutto, perché sarebbe impossibile. Troverete di certo quello che pensiamo possa interessarvi, cercando di privilegiare quello che altri non raccontano o raccontano solo parzialmente. Il Corriere dell'Umbria continuerà ad essere il quotidiano dell'Umbria e degli umbri, espressione diretta della sua terra, con uno sguardo esteso oltre i confini delle sue province. Questo vale anche per il Corriere di Arezzo e per il Corriere di Siena, mentre il Corriere di Viterbo e il Corriere di Rieti iniziano una loro vita indipendente dal nostro Gruppo. A partire da oggi, pur nel rispetto della tradizione, i cambiamenti non mancheranno. Saranno graduali, ma ci saranno. Il gruppo Corriere prosegue il suo percorso, avviato nel 1983, per offrirvi sia su carta sia on line, un prodotto editoriale capace di crescere e tenere il passo coi tempi e, contemporaneamente, di raccontare "con puntualità , tempestività , correttezza e obiettività ", come scrisse il primo direttore Antonio Carlo Ponti. Cercheremo, insomma, di offrirvi, ogni giorno, una valida ragione per essere soddisfatti del nostro giornale. Lunga vita ai nostri lettori. E lunga vita al Corriere.
Sergio Casagrande
sergio.casagrande@gruppocorriere.it
Twitter: @essecia

Sergio Casagrande inizia l'attività giornalistica all'età di 14 anni, nel 1981, come collaboratore de Il Tempo e della Gazzetta di Foligno. E' stato il più giovane pubblicista (1985), il più giov...