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Ambiente, la strage delle api. A uccidere è l'uomo. Impollinazione a rischio e molte piante muoiono

api impollinazione

E' una strage. Le api stanno morendo. Le colonie sono sempre meno: negli ultimi anni soltanto in Europa gli alveari sono diminuiti del 50%. E nel resto del mondo la situazione non è diversa. E la morìa è causata dall'essere umano.
L'ALLARME
Nell'Unione Europea più di 4 specie vegetali coltivate su 5 dipendono, in varia misura, dall'impollinazione animale. In termini economici questo corrisponde direttamente a una produzione agricola in euro che può arrivare fino a 15 miliardi all'anno. L'impollinazione, ovvero il trasferimento di polline dalla parte maschile dei fiori a quella femminile, è indispensabile per la maggior parte delle piante da fiore per produrre semi. Questa viene effettuata da una grande varietà di animali: ad insetti come api, bombi, farfalle e falene si aggiungono anche pipistrelli, uccelli, lucertole e roditori, oltre al vento e all'acqua. L'ape europea (Apis mellifera) è la specie più conosciuta, gestita dagli apicoltori per la produzione di miele, ma è bene ricordare che a livello globale esistono più di 20 mila specie di api selvatiche. Nonostante queste non producano miele il loro contributo al corretto funzionamento degli ecosistemi è essenziale, ed un loro declino porterebbe alla riduzione o addirittura alla scomparsa di molte piante e, in definitiva, al degrado degli ecosistemi e delle coltivazioni agricole. Sul territorio dell'Unione Europea stiamo assistendo alla diminuzione di più del 30% delle specie di api e di una specie di farfalla su dieci. Gli agricoltori stessi, specialmente nell'Europa occidentale, stanno osservando perdite delle colonie negli alveari ed in Cina, proprio a causa di questo, si è iniziato ad impollinare manualmente le coltivazioni.
LE CAUSE
I dati disponibili non sono ancora tali da avere una completa immagine del fenomeno, ma sono abbastanza per evidenziare un rilevante calo del numero e della varietà di impollinatori animali. Le cause sono da ricercare soprattutto nelle attività umane. Prima su tutte la trasformazione del suolo e delle superfici selvatiche in attività agricole e urbane, che porta a un forte degrado degli habitat naturali ed una minore variabilità di specie, variabilità che è indispensabile preservare per mantenere gli ecosistemi in salute. Non meno importante è l'impatto dell'introduzione di specie animali o vegetali estranee ad una certa regione, le cosiddette specie aliene, che possono stravolgere molti processi biologici ben consolidati.
LE API DA MIELE
Nel caso delle api da miele, specie dannose sono la vespa asiatica (Vespa velutina, da non confondere con la vespa asiatica gigante, mai osservata in Europa), introdotta accidentalmente in Francia nel 2005 ed arrivata in Italia nel 2012, ed il coleottero degli alveari (Aethina tumida), che causano danni alle popolazioni di api mellifere riducendone la produttività. A questi si aggiungono il riscaldamento globale, che influenza sia la stagione di fioritura che gli areali degli impollinatori stessi, l'inquinamento ambientale, l'uso eccessivo e non accurato di pesticidi, e gli eventi meteorologici estremi. Ma anche la gestione stessa della conservazione deve essere affidata agli esperti. Ne è un esempio il caso dell'aumento del numero degli alveari a livello globale tra il 2011 e il 2021 che, grazie alla sensibilizzazione messa in atto dopo il drastico calo di api da miele nei primi anni 2000, ha portato ad una sovrappopolazione di questa specie. A causa della competizione per le stesse limitate risorse naturali, questo incremento ha causato un forte declino delle altre specie di api selvatiche, oltre ad una diminuzione della produzione stessa di miele.