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Clima pazzo, la guerra del meteo: in Italia in 42 anni 112 miliardi di danni

clima pazzo Miliardi di danni a causa degli eventi atmosferici

Ben 112 miliardi di euro. E' il valore dei danni economici provocati da eventi meteorologici estremi sul territorio italiano nel periodo che va dal 1980 al 2022. Si aggiungono altri 99 miliardi di perdite causate da terremoti e altri gravi episodi geofisici. E' quanto riporta il focus Censis - Confcooperative "Disastri e Climate Change, conto salato per l'Italia".
Nei paesi dell'Unione europea, nello stesso periodo, alluvioni, forti temporali, ondate di calore, siccità, incendi boschivi e periodi di freddo, eventi sempre più frequenti ed intensi a causa del riscaldamento globale, hanno causato danni per 650 miliardi di euro. Secondo gli stessi dati forniti dall'Agenzia europea dell'ambiente, meno del 20% delle perdite era assicurato, seppur con grandi variazioni tra i Paesi, rendendo evidente una sensibile mancanza di percezione dei rischi. In Italia il settore maggiormente colpito è stato quello agroalimentare che, diversamente dall'economia nazionale, nel 2022 ha visto una riduzione del valore aggiunto dell'1,8% su un totale di 37.4 miliardi di euro. La siccità è stata individuata come principale causa del calo della produzione avendo effetti negativi su quasi tutte le tipologie di coltivazione, seguita da ondate di calore, alluvioni e incendi boschivi.
Anche per questo lo scorso 9 febbraio, la Sicilia ha già dichiarato lo stato di calamità naturale per siccità. L'agricoltura italiana, rilevante sia in termini di Pil che di occupazione, è molto diversificata sul territorio nazionale, ma, nonostante ciò, eventi estremi sempre più frequenti, aumento delle temperature e scarsità di precipitazioni, stanno già avendo una grande influenza sulle variazioni di produttività. Come comunicato nel documento "Gli effetti del cambiamento climatico sull'economia italiana", pubblicato dalla Banca d'Italia, i prodotti agricoli costituiscono più dell'80% dei consumi finali dei beni primari delle famiglie italiane; perciò, le variazioni sulla produzione avranno grosse conseguenze sui consumatori.
E' utile ricordare anche che l'agricoltura, uno dei settori che più contribuisce alle emissioni di gas che intrappolano calore (circa il 10% nell'Unione europea), svolge un ruolo fondamentale nelle misure di mitigazione e di adattamento alle conseguenze del riscaldamento globale: coltivazioni e suoli ben gestiti, infatti, possono aiutare, oltre a limitare i disastri causati dagli eventi estremi, anche a rimuovere l'anidride carbonica dall'atmosfera fissandola nel suolo.
Non meno favorevole è la situazione per le aziende: circa l'8% delle piccole e medie imprese sono esposte a rischio fisico alto e molto alto. Lo stesso documento della Banca d'Italia riferisce infatti che, a parità di altre caratteristiche, per le micro e piccole imprese che risiedono in un comune colpito da frane o alluvioni, la probabilità di fallimento aumenta del 4,8%. Persino dopo tre anni si misurano minori quantità di ricavi e di occupazione, con effetti che si estendono fino a cinque anni dall'evento. Le perdite economiche misurate sono state simili sia in zone già colpite da eventi estremi che in zone in cui si sono verificati per la prima volta. Nonostante un passato di danni economici da eventi estremi le imprese non hanno investito in misure di adattamento, lasciando supporre una mancanza di consapevolezza delle ricadute dei rischi idrogeologici, persino nelle zone più esposte. Gli eventi meteorologici estremi, dunque per lo più dovuti ai cambiamenti climatici, influiscono sempre più pesantemente anche sulle tasche (e quindi sulla vita) dell'uomo che, purtroppo, ancora oggi continua drammaticamente a sottovalutare quella che è un'emergenza globale.