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Mauro, sei qui con noi. Ieri, oggi, sempre

mauro barzagna

Ci sono articoli che un giornalista non vorrebbe mai scrivere. Sono quelli che riguardano gli amici e quelli che riguardano i colleghi. Scrivere allo stesso tempo di un amico e di un collega è ancora più difficile. In questo caso, perfino doloroso. Mauro Barzagna si è dovuto arrendere a una malattia scoperta meno di due anni fa, dopo una banale caduta dalla bici in una domenica mattina. Una malattia che non solo non gli ha dato scampo, ma lo ha perfino beffato perché l'epilogo è arrivato rapidamente, proprio quando lo aveva illuso che poteva farcela.
Alla moglie Alessandra, ai figli Elisabetta e Andrea, alla mamma Ige e al padre Bruno va il grandissimo abbraccio mio, dell'editore, di tutti i giornalisti e di tutto il personale del Corriere, nonché dei fotografi e dei collaboratori. E a questo grandissimo abbraccio si uniscono i colleghi di molte testate dell'Umbria, anche radio e televisive, che ci hanno contattato, sconvolti quanto noi dalla triste notizia.
Mauro era una delle colonne portanti del Corriere. Per questo il direttore Franco Bechis lo volle nell'ufficio centrale, quello che si occupa delle scelte strategiche e dell'impostazione generale del quotidiano. E per questo, alla mia nomina a gennaio dello scorso anno, lo avevo subito riconfermato nell'incarico, seppure in quei giorni fosse lontano dalla redazione, in malattia. Era diventato giornalista dopo un'esperienza professionale in un settore lontano dall'editoria, imparando il mestiere direttamente sul campo partendo dal primo gradino, quello del collaboratore esterno. Poi, assunto in sede centrale, con lui abbiamo lavorato per anni, ogni giorno, dividendo fatiche, gioie e dolori di una professione che, a volte, ti lascia solo poche ore al tempo libero con il rischio di arrivare perfino a mettere in secondo piano anche gli affetti più cari. Ma lui, rispetto a molti di noi, aveva un pregio: oltre ad essere un giornalista che amava tantissimo il suo lavoro era, soprattutto, instancabile. Così instancabile che, appena superati i postumi di una delicatissima operazione, era voluto tornare al suo posto di lavoro.
"Anche qui è la mia casa", aveva detto quando, all'inizio dell'estate scorsa, mi ero permesso di consigliargli di aspettare qualche settimana in più. "Farebbe più male stare lontano dalla redazione", aveva risposto. "Io ci sono e voglio esserci sempre". Mauro era tra i primi a entrare in redazione e, in qualsiasi momento della giornata, si prodigava per azzerare anche un semplice accenno di problema, fosse stato anche di altri. Mauro era uno sul quale tutti sapevano di poter contare. La sua disponibilità era proverbiale. Come la sua puntigliosità nella cura tipografica delle pagine anche nei minimi dettagli. Non c'è stata squadra di lavoro o progetto al quale non abbia partecipato direttamente. O, indirettamente, per permettere comunque ai colleghi incaricati, di distogliersi dai tradizionali impegni e portare avanti lui, dall'inizio alla fine, il "normale" lavoro quotidiano.
Mauro, ancora oggi, ci sei. Sei qui, al Corriere, con tutti noi. Ieri, oggi, sempre.

Sergio Casagrande inizia l'attività giornalistica all'età di 14 anni, nel 1981, come collaboratore de Il Tempo e della Gazzetta di Foligno. E' stato il più giovane pubblicista (1985), il più giov...