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Umbria, metà degli uomini over65 soffre di ipertrofia prostatica: chirurgia mininvasiva la soluzione

sanità prostata

In Umbria, oltre la metà degli over 65 soffre di ipertrofia prostatica, o adenoma benigno. La patologia comporta l'aumento del volume della ghiandola prostatica che causa sintomi irritativi e ostruttivi. Le principali conseguenze lamentate dai pazienti è la difficoltà ad urinare, lo stimolo impellente e frequente sia di giorno che di notte. Tra i principali responsabili alla contrazione della patologia, l'invecchiamento e gli stili di vita, spesso associati all'obesità. Secondo quanto riportato dall'Agenzia Igor, tra i principali errori dei pazienti c'è quello di utilizzare presidii medicamentosi senza rivolgersi né al proprio medico, né allo specialista urologo. Il problema è condiviso dalla metà degli uomini italiani sopra i 50 anni, fino all'80% negli ultraottantenni. In Umbria, essendo fra le prime cinque regioni più longeve, con oltre 100 mila uomini sopra i 65 anni, l'ipertrofia prostatica rappresenta un'emergenza nel servizio sanitario regionale. Sul piano clinico, solo negli ultimi anni sono comparse terapie farmacologiche efficaci, in grado di agire sui fattori che favoriscono l'accrescimento della ghiandola oppure, rilassando la muscolatura, determinano una minzione più efficace. Ma farmacologicamente non si guarisce dall'ipertrofia prostatica. "Non puntare alla guarigione, ma rivolgersi alla soluzione farmacologica, fa aumentare le visite ambulatoriali e conseguentemente le liste di attesa, congestionando il sistema sanitario con costi notevolmente più elevati - spiega il professor Ettore Mearini, Direttore della Clinica Urologica ad indirizzo oncologico della Azienda ospedaliera universitaria di Perugia - La strategia d'intervento deve essere studiata dallo specialista urologo, sulla base delle condizioni e delle caratteristiche ed aspettative del paziente". La Clinica è l'unica ad oggi in Umbria a disporre della tecnologia che sfrutta l'energia laser ad Holmium: "Il vantaggio di questo laser - commenta Mearini - è di consentire allo stesso tempo il taglio e la coagulazione e, grazie ad un effetto meccanico, di separare con accuratezza i tessuti. La tecnica permette di effettuare un intervento a basso rischio di sanguinamento, senza la necessità di incidere l'addome e la vescica, riducendo i tempi di cateterizzazione e di ricovero". L'equipe di Perugia ha partecipato a uno studio multicentrico, che vede come primo nome il Professor Giovanni Cochetti, in forza alla struttura, riguardo all'efficacia della tecnica: "Il lavoro - illustra Mearini - ha coinvolto, oltre alla nostra struttura, anche l'Ospedale Hôpitaux de Paris presso la Facoltà di Medicina dell'Università Sorbonne di Parigi". Per rimuovere adenomi di piccole e medie dimensioni, viene proposta la tecnica di resezione per via endoscopica con corrente bipolare (Turp). Altra opzione è il greenlaser, il laser verde, preferito per i pazienti con elevato rischio di sanguinamento o notevoli comorbilità, che permette la vaporizzazione dei tessuti, scongiurando i rischi di perdite ematiche, durante e dopo l'intervento, e le complicanze ad esse collegate. Accanto a queste tecniche, esistono anche le ultra-mini-invasive che consentono ai pazienti di mantenere la funzione sessuale normale anche in termini di preservazione della eiaculazione, pur senza registrare ad oggi una stima di efficacia a lungo termine.

Andrea Pescari dopo la laurea triennale al corso di Scienze della comunicazione dell'Università di Perugia, ha conseguito la magistrale in Comunicazione pubblica, digitale e d?impresa con una tesi su...