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Strage delle api, la sfida dell'Europa per invertire il declino. Le aree umide e cosa fare

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La presenza degli impollinatori, non solo api, è diminuita sia in diversità, con un minor numero di specie presenti, sia in abbondanza, con popolazioni sempre più piccole. È un fenomeno che preoccupa già da tempo molti settori della società, sia economici che ambientali. Per questo motivo l'Unione Europea nel 2018 ha dato il via all'iniziativa sugli impollinatori, con l'obiettivo di invertire il declino degli impollinatori animali entro il 2030. Il piano ha varie finalità, tra cui il miglioramento della conoscenza del fenomeno, l'aumento delle azioni per la conservazione e la riduzione delle cause del declino. I dati e le misurazioni correnti indicano come principale causa di questa tendenza negativa la perdita di habitat naturali, necessari per offrire cibo e riparo. Per questo motivo occorre un aumento del numero e dell'estensione delle aree protette ed un miglioramento della gestione stessa. Infatti, studi recenti hanno mostrato come più del 75% delle specie di insetti non sia adeguatamente rappresentato dalle attuali aree protette.
Il documento della Commissione sottolinea che è di fondamentale importanza l'utilizzo delle cosiddette soluzioni basate sulla natura, opere infrastrutturali come la protezione degli ecosistemi costieri per ridurne l'erosione, l'utilizzo di processi naturali per migliorare la qualità dell'acqua, o il restauro delle zone umide per mitigare gli impatti delle alluvioni. L'attuazione di queste misure, oltre alle finalità appena descritte, permette di ampliare l'estensione degli habitat naturali e di causare un minore impatto sugli ecosistemi. Molto importante è anche la riduzione dell'uso dei pesticidi ed il miglioramento delle tecniche d'impiego, eliminando quelli ad alto rischio per gli impollinatori, oltre alla promozione dell'utilizzo di specie di impollinatori e di piante native della regione, per evitare che specie estranee, le cosiddette specie aliene, possano proliferare danneggiando ecosistemi ed economia. Anche a livello urbano è non solo possibile, ma fondamentale, mettere in atto misure a riguardo. Il collegamento tra le varie aree verdi di una città, e possibilmente il collegamento ad aree rurali, in modo da facilitare il movimento degli impollinatori, insieme ad una corretta gestione di parchi, giardini e tetti, aiuta ad aumentare lo sato di salute delle popolazioni di impollinatori.
Alcune accortezze individuali possono essere impiegate per salvaguardare le popolazioni di api selvatiche, come quelle suggerite dal progetto dell'Università di Torino MoVITo. Molte api selvatiche sono solitarie, non vivono quindi in colonie, ed è essenziale fornire ripari adeguati. Questi possono essere creati lasciando un angolo del giardino con foglie ed erba alta, ma anche attraverso la costruzione di ripari con fori di diverso diametro in tronchi o blocchi di legno. Realizzare aiuole con piante a fioritura differenziata, utilizzando piante già presenti nella natura circostante, garantisce nettare e riserve di polline per tutto l'anno. Anche un utilizzo corretto (e minore) di insetticidi aiuta sicuramente le api selvatiche ed altri impollinatori a trovare riparo e cibo: i giardini perfetti paradossalmente hanno un effetto negativo sulla biodiversità. La presenza di api vicino alla propria abitazione può spaventare, ma va ricordato che molte di queste sono troppo piccole per pungere e non sono aggressive, dato che essendo perlopiù solitarie non hanno una colonia da difendere. Inoltre, è bene tenere presente che soltanto le femmine hanno pungiglioni e che quindi gli esemplari maschi sono innocui.