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Troppa indifferenza sulla vicenda del tunisino che vuole diventare cristiano

L'arresto del tunisino L'arresto di uno degli aggressori

A pensarci bene accadono anche in Umbria cose che voi umani... Non ha suscitato un briciolo di reazione politica - fatta salva quella di Riccardo Marchetti della Lega - l'incredibile - e intollerabile - episodio avvenuto nei giorni scorsi a Ponte San Giovanni di Perugia. Non in un paese musulmano, islamista o come diavolo vogliamo chiamarlo: ma in Italia, in Umbria. Un tunisino preso a botte in una violenta aggressione da parte di tre suoi connazionali. Stavolta non per un furto, un'occhiata fuori posto ad una ragazza o per chissà quale futile motivo. Il malcapitato stava attraversando una fase di conversione al cristianesimo. E non si può... Marchetti l'ha detta come si deve: "E' da anni che c'è un problema, soprattutto di incompatibilità culturale con le frange più estremiste dell'integralismo islamico". E ora si scopre che non puoi permetterti di passare dalla Moschea alla Chiesa cattolica. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il motivo dell'aggressione sta tutto in una frase: "Frequenti la chiesa dei cristiani". Motivo per prendere a calci il connazionale, riempirlo di pugni e già che ci stavano strappargli pure dal collo una catenina. Mai perdere le antiche abitudini. L'episodio è stato reso noto in questi giorni ma pare che sia accaduto attorno alla metà di novembre. Il tunisino aggredito era a spasso con un amico a Ponte San Giovanni di Perugia quando gli si sono parati davanti tre suoi connazionali in un agguato davvero violento. Dopo l'aggressione, la vittima ventottenne ha trovato la forza per fuggire e raggiungere l'ospedale: i medici hanno accertato la frattura di una vertebra e lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. Ma mica è finita qui. Solo cinque giorni dopo, il 17 novembre, il 28enne che aveva deciso di seguire la religione cattolica, si trovava in un'attività commerciale di Ponte San Giovanni ed è stato nuovamente avvicinato da due dei tre cittadini tunisini, responsabili della precedente aggressione. Non contenti, alla stregua di malavitosi "normali", gli hanno intimato di ritirare la denuncia nei loro confronti e di smettere di frequentare "la chiesa dei cristiani". Al rifiuto del 28enne, uno dei due lo ha strattonato e minacciato di morte. In questo caso la vittima è riuscita di nuovo a scappare e a richiedere l'intervento della polizia. Le indagini sono state seguite dalla Digos di Perugia, che ha ricostruito in ogni dettaglio quanto accaduto in giorni davvero infernali per la vittima riuscendo a identificare gli autori delle violenze e della rapina. Ed è stato anche accertato il movente della discriminazione religiosa. Gli agenti della Digos hanno infatti verificato che il tunisino aggredito dai suoi connazionali aveva intrapreso un percorso di conversione al cristianesimo, frequentando una parrocchia cittadina e partecipando ad alcune celebrazioni religiose. Circostanza non accettata dai propri connazionali di fede musulmana. Di qui, l'iniziativa della procura di Perugia, che ha chiesto per i tre aggressori l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere e il Gip del tribunale di Perugia ha disposto l'arresto. Anche perché nulla poteva escludere la reiterazione del reato. Non solo: sono state anche eseguite perquisizioni personali e domiciliari nei confronti degli indagati. E' stato rinvenuto e sequestrato un telefono che sarà oggetto di successivi accertamenti. Il personale della digos e della direzione centrale polizia di prevenzione, in un blitz all'alba di sabato 13 aprile, ha rintracciato i tre uomini e li ha condotti al carcere di Capanne. Morale: un'aggressione per motivi religiosi in casa nostra non ha suscitato indignazione politica, a parte la lodevole eccezione di Marchetti. Come se non fosse un problema da affrontare, visto che dovrebbe poter essere normale frequentare una parrocchia anche se si viene dall'Africa e persino se prima di seguiva il Profeta... Niente, tutti zitti, come a non voler disturbare gli islamici furiosi. Eppure, ribadisce Marchetti, "il nostro Paese è uno stato laico dove ognuno è libero di credere, non credere o professare qualsiasi culto, nel rispetto della libertà di tutti. Se i nostri principi costituzionali sono un problema per qualcuno, che torni nel suo Paese o ne scelga uno in cui le libertà non sono assicurate. Noi garantiamo e garantiremo sempre i valori fondanti dell'Occidente e auspichiamo pene esemplari per chiunque intenda violarli. Attendiamo che la comunità islamica prenda le distanze da certi atteggiamenti violenti". Temiamo che sia illusorio attendersi una presa di posizione sincera, purtroppo. Tanto, tranne che alla Lega, sembra che a nessuno interessi l'accaduto.