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Influenza maledetta, 7 milioni di italiani contagiati. Sintomi, cure e possibili complicazioni

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E' una influenza maledetta. Difficile da sopportare e pericolosa. Più del solito. Quella dell'inverno 2023-24, che ha già spedito a letto 7 milioni di italiani, di cui uno tra Natale e Capodanno, non sarà dimenticata facilmente da chi l'ha contratta. Raffreddore, febbre, dolori di tutti i tipi, ma anche stanchezza, mal di testa, diarrea e nausea, persino emorroidi. I sintomi ci sono davvero tutti. L'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione per la Medicina personalizzata, nei giorni scorsi ha dato spiegazioni sul virus all'agenzia AdnKronos, a partire dal tempo di incubazione, quello che trascorre dal contagio ai primi sintomi: "La durata media è di due giorni. Solitamente il contagio è procurato da goccioline di saliva che chi è già infetto sparge nell'ambiente con starnuti e colpi di tosse, ma ci si può infettare anche con contatti umani ravvicinati".
IL CONTAGIO E I SINTOMI
Come cercare di evitare di ammalarsi, gli italiani lo sanno a memoria. Le raccomandazioni sono le stesse ripetute all'infinito nel pieno della pandemia Covid: lavarsi le mani frequentemente, sottrarsi ad assembramenti in particolare al chiuso, areare i locali e possibilmente usare la mascherina. E naturalmente per tutelare gli altri, coprire la bocca con il gomito quando si starnutisce o tossisce. I sintomi più frequenti: "Brividi e febbre che aumenta repentinamente anche oltre i 39 gradi - dice lo specialista -Mal di gola e disfonia, voce rauca e possibile impedimento nel deglutire. Dolori assortiti di tipo articolare e muscolare, diffusi praticamente ovunque. Spossatezza invalidante, tale da farti sentire senza forze. Tosse secca, abbaiante, talvolta soffocante, con fastidioso prurito tra gola e naso che gocciola come un rubinetto. Bruciore agli occhi e lacrimazione. Mal di testa associato a senso di testa vuota, sonno disturbato, perdita di appetito, turbe dell'umore. Disagi intestinali con nausea, turbe digestive, frequentemente crampi addominali, diarrea, emorroidi". Tutti. Ci sono davvero tutti. Del resto, come più volte ribadito, è una delle influenze peggiori degli ultimi anni.
I TEMPI E IL RECUPERO
E la durata? Quando si torna alla vita di sempre? "L'influenza si spegne da sola nell'arco di qualche giorno, in media una settimana, spesso lasciando strascichi come tosse di varia intensità e sensazione di precaria forma fisica, perduranti anche per alcune settimane - aggiunge lo specialista - Tuttavia, i tempi di risoluzione dell'infezione respiratoria causata dalla sindrome influenzale, sono suscettibili di ampie fluttuazioni dipendenti, oltre che dalla tipologia degli agenti responsabili, anche e soprattutto dall'età della persona colpita, dalle sue complessive condizioni di salute, dai livelli di efficienza del suo sistema immunitario e, dunque, dalla capacità di quest'ultimo di svolgere, se adeguatamente addestrato, un'efficace azione protettiva. E' a seconda di questi fattori che un caso di influenza può passare inosservato in mancanza di sintomi apprezzabili, può manifestarsi con il suo classico corteo sintomatologico, o può arrivare a causare complicazioni di varia gravità".
GLI ALTRI VIRUS
La stagione fredda favorisce anche i microbi parainfluenzali, bisogna dunque fare attenzione al possibile incrocio tra sintomi e patologie. Il dottor Minelli spiega che i segnali potrebbero essere la spia di altre malattie: "Potrebbe trattarsi di altre sindromi, tipiche della stagione fredda e provocate da un set di virus respiratori detti parainfluenzali o da una combinazione tra questi ultimi e quelli dell'influenza stessa". I virus nel corso dell'inverno trovano terreno fertile nell'uomo a causa della minore efficienza del sistema immunitario legata alle basse temperature che possono anche portare a una minore efficacia "dell'apparato muco-ciliare, uno dei più potenti meccanismi di difesa di cui il nostro albero respiratorio si è dotato per proteggersi". Un altro elemento può essere la maggiore concentrazione di persone al chiuso o in ambienti non areati.
DECISIVO IL VACCINO
Le complicanze che preoccupano sono soprattutto possibili polmoniti, otiti, rino-sinusiti o, comunque, un peggioramento di quadri clinici complessi già esistenti. Eventualità correlabili al progressivo indebolimento del sistema immunitario che accompagna sempre l'avanzare degli anni. "Con il progredire dell'età - dichiara ancora l'immunologo - aumenta la probabilità di complicanze che diventano ancora più temibili in concomitanza di patologie croniche a carico dell'apparato cardiovascolare o respiratorio o renale o nervoso. Se l'infezione respiratoria stagionale coglie di sorpresa, l'unica risorsa credibile rimane la terapia farmacologica in elezione. Ma, com'è ovvio, molto più conveniente e sicuro sarebbe eliminare il rischio sul nascere, rimuovendo il problema all'origine con un'opportuna vaccinazione antinfluenzale". Ancora una volta viene ribadito che come nel calcio che conta, la miglior difesa è l'attacco: aspettare il virus da vaccinati.
LE CURE
Ma se si finisce nella trappola come curarsi? Il primo farmaco è quello da sempre consigliato dai nostri saggi nonni: "La pazienza. Da professare con convinzione. Seguono i liquidi, da assumere in abbondanza per favorire un'adeguata idratazione. Si può ricorrere a farmaci sintomatici del tipo anti-infiammatori/antifebbrili tanto per attenuare i mal di testa, i dolori articolari, il malessere generale". E gli antibiotici? Viene ribadito una volta ancora: "Non curano l'influenza. Semmai possono essere somministrati ai soggetti più a rischio per prevenire eventuali sovrainfezioni batteriche, dopo aver sentito un medico e comunque solo nel caso in cui i sintomi dell'influenza non dovessero passare con la più basica automedicazione, ovvero nei casi in cui dopo un'apparente guarigione, dovesse manifestarsi un ritorno di febbre e tosse produttiva". A proposito di quest'ultima, una puntualizzazione: "Per l'impostazione della terapia non basiamoci sulla maggiore o minore consistenza e densità del catarro che viene espettorato. La maggiore intensità del giallo nel colore delle secrezioni non equivale alla maggiore gravità delle infezioni, ma semmai all'evoluzione di uno stato infiammatorio che può conseguire anche ad un'infezione virale. Non esiste il concetto del più è giallo il muco, più serve l'antibiotico, perché il muco giallo può anche essere conseguenza di un'infezione prodotta da un virus sul quale l'antibiotico non avrà mai alcun effetto".
Ricapitolando: vaccinarsi, proteggersi senza esitare a utilizzare la mascherina e se ci si ammala, lasciare sfogare il virus, entrando nell'idea di dover accettare gli strascichi per alcune settimane, mantenendo l'attenzione alta su possibili complicazioni.
giuseppe.silvestri@gruppocorriere.it

Giuseppe Silvestri, caporedattore web nell'ufficio di direzione. Ascolano, classe '67, ha iniziato a scrivere per i quotidiani a 17 anni. Al Gruppo Corriere dal 1995. Dopo esperienze in tutti i settor...