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Elly Schlein: "Il Pd vuole la pace. L'Umbria? E' il modello del campo largo"

Elly Schlein Elly Schlein in Umbria

"L'obiettivo del Pd è la pace". Parola di Elly Schlein. E' il tema dei conflitti su cui il Corriere dell'Umbria incalza la segretaria dem, poco dopo aver messo piede nella patria della Marcia Perugia-Assisi. Lei ribatte netta, non vuole cedere ad ambiguità, parlando a ruota libera di Ucraina e Medio Oriente. Non si sottrae. Partiamo dalla cronaca. Schlein arriva a Marsciano per il suo tour pre-elettorale in Umbria. E' accompagnata, tra gli altri, da Camilla Laureti, ricandidata all'Ue, Marina Sereni (entrambe sono componenti della sua segreteria) e il leader regionale Tommaso Bori. Nel discorso al microfono, dietro a un bar, Schlein parla di lavoro equo, salario minimo, sanità pubblica e sociale. Davanti ci sono gli operai e gli esponenti delle attività produttive locali. E' in via dei Partigiani e chiude l'intervento con "Viva l'Italia, viva l'Italia antifascista".
Sorride il candidato sindaco del centrosinistra Michele Moretti: c'è un fiume di gente nonostante l'orario. Il tour della segretaria del Pd passa per una realtà industriale virtuosa del territorio, la Ecomet, prosegue a San Sisto di Perugia, in uno dei non luoghi della città, l'area verde Arcadia (che non si può definire nomen omen), a sostegno di Vittoria Ferdinandi, che punta a Palazzo dei Priori. Chiusura con la cena di sottoscrizione al centro Fulginium a Foligno, per Mauro Masciotti. La fermiamo subito dopo pranzo, ancora prima del caffè digestivo. La segretaria concede l'intervista subito dopo un autografo sul berretto di un vecchio militante. C'è chi evoca Berlinguer, abbozzando il paragone. Lei arrossisce.
- Schlein (candidata capolista alle europee proprio nella circoscrizione Centro e nelle Isole, ndr) è in tour nella terra di San Francesco e Aldo Capitini. Il Pd - che dà l'ok all'invio di armi all'Ucraina e nicchia sul Medio Oriente - è davvero un partito della pace?
Il Pd è il partito della pace, è a favore della pace, sempre. Io vengo da una storia pacifista. La pace è un obiettivo comune, non in discussione. In discussione è come arrivare a questa pace. In Medio Oriente è da ottobre che chiediamo cessate il fuoco immediato per riuscire a portare tutti gli aiuti umanitari necessari, fermare il massacro di civili in corso a Gaza e far liberare tutti gli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas. Siamo sul cessate il fuoco e siamo riusciti a farlo votare anche in Parlamento. Per quanto riguarda l'Ucraina, senza supporti e ogni ogni forma di assistenza avremmo visto Putin riscrivere con l'esercito i confidi d'Europa, non staremmo più discutendo. Non si poteva permettere. Questo non vuol dire che non pensiamo che serva uno sforzo politico e diplomatico molto maggiore da parte dell'Europa per costruire un percorso di pace, isolare la Russia di Putin e riuscire a creare le condizioni affinché siano gli ucraini, popolo invaso, a negoziare per una pace giusta.
- Parliamo di alleanze. Il campo largo, anzi larghissimo, che si sta tenendo insieme in Umbria resta ormai l'unico esperimento in Italia nel centrosinistra. La nostra regione torna a essere laboratorio. Ma è un caso isolato. Ci sono spazi per rilanciare l'alleanza a livello nazionale?
Qui in Umbria sono stati bravi, hanno lavorato bene, forze diverse si sono unite attorno a obiettivi comuni. Temi concreti sentiti dalla gente. Mi ha colpito la mobilitazione popolare sulla sanità pubblica. L'Umbria deve fare da modello. Dobbiamo metterci insieme non con formule calate dall'alto ma su temi reali. Sanità pubblica, per l'appunto, salario minimo, la questione climatica, l'inclusione i diritti sociali. Su queste tematiche si possono mettere insieme forze diverse. Preferisco definirlo un campo progressista: più che la sua ampiezza, lo definisce quello che vuole fare. Vuole generare benessere collettivo, mettendo insieme forze diverse. Mettendo al centro la questione sociale, ambientale, un lavoro dignitoso e un'idea di sviluppo anche industriale di questo Paese che manca a questo governo. Servono innovazione ricerca e un buon uso dei fondi europei. Su temi come questi si possono costruire le convergenze per rendere le nostre coalizioni in grado di battere le destre.
- In Umbria le retribuzioni storicamente sono più basse della media e da lustri va avanti la fuga dei cervelli. Il Pd cosa intende fare per contrastare questa tendenza?
Contestiamo innanzitutto l'aumento della precarietà. Un anno fa Meloni ha deciso di estendere i contratti a termine. Con queste formule, anche di un mese, è inevitabile la paura del futuro. Si dovrebbe fare come in Spagna, dove si sono messi attorno al tavolo istituzioni, sindaci e le organizzazioni imprenditoriali proprio per combattere questo fenomeno e ridurre drasticamente i contratti precari. Altro tema la questione salariale che in Umbria è molto sentita e priva di prospettive tanti giovani. Va approvata una legge sul salario minimo che faccia due cose. La prima, come è scritto nella nostra proposta, per rafforzare i contratti collettivi. Tanti giovani quando si approcciano sul mondo del lavoro vengono schiacciati da contratti pirata, firmati non da organizzazione datoriali e sindacali rappresentative. Noi diciamo: prendiamo il contratto firmato dalle organizzazioni più rappresentative per ciascun settore e la retribuzione prevista in quei contratti diventa il salario minimo per fare fuori i contratti pirata. Non diciamo quindi 9 euro l'ora. Poi, entro quei parametri, non si può scendere sotto i nove euro, perché quello non è più lavoro ma sfruttamento. E' una proposta per rispondere al lavoro povero che riguarda 3 milioni di italiani che pur lavorando non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena
- L'Umbria è in zona rossa, da anni, sul fronte morti sul lavoro...
Altro tema fondamentale: serve un investimento finalizzato alla prevenzione e alla responsabilizzazione delle aziende, per la formazione di lavoratrici e lavoratori sulla sicurezza. Occorre maggiore tecnologia sui posti di lavoro e più personale per fare controlli. In Italia si muore anche solo per fare uno stage. Non deve più succedere.
- Sanità? In Italia come in Umbria si combatte contro le liste d'attesa. Il Pd cosa propone?
La sanità soffre in questo paese e non solo da un anno e mezzo. Non è mai stata mia intenzione scaricare questa responsabilità solo su questo governo. Ma questo governo è colpevole nel momento in cui dopo una pandemia, dall'anno scorso, ha iniziato a mettere il segno meno a un fondo sanitario nazionale che stava crescendo. Se scende il Fsn le regioni non fanno le assunzioni, non riescono a sistemare i macchinari sempre più vecchi e vetusti. Il Pnrr ci può aiutare ma non ci aiuta ad assumere il personale che manca nei reparti. Allora come si abbattono le liste d'attesa? Mancano 30 mila medici e 70 mila infermieri in Italia e 21mila medici se ne sono andati all'estero perché le condizioni di lavoro sono diventate impossibili qui.
- Ma non è demagogia proporre, come fa il Pd, di stanziare il 7,5% del Pil per la sanità pubblica?
Non è demagogia, è la media europea. Negli altri paesi si arriva almeno lì e c'è chi fa di meglio. Le popolazioni si invecchiano e non basta solo allungare la vita ma migliorarne le condizioni. Mancano l'assistenza domiciliare, la medicina di territorio. Servono più ospedali: tanta gente anche in Umbria vive nelle aree interne e fare 40 km per andare nei nosocomi di una grande città è un servizio a metà. Questa legge il Pd l'ha fatta già passare in alcuni regioni, come l'Emilia Romagna e il Piemonte, regione governata dalla destra: il 7,5% del Pil e un piano straordinario delle assunzioni. Il governo propone di incentivare gli straordinari ma questo significa non aver più parlato con un medico o un infermiere in questo ultimo periodo. Dicono tutti che lavorare più di così è impossibile. E non ce la fanno più con questi turni massacranti.

Alessandro Antonini, 47 anni, giornalista professionista, è redattore del Corriere dellâ??Umbria dal 2003 e si occupa di politica, cronaca nera e giudiziaria. Ma non disdegna economia, sindacale, (m...