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La Boutique del Pecoraro di Norcia: Mario Terenzi, il cacio e i salumi sempre di moda

Mario Terenzi Mario Terenzi, titolare della Boutique del Pecoraro

L'alta moda puntualmente divide. Qualsiasi collezione, anche quelle firmate dai più importanti stilisti del mondo, riceve comunque critiche. Non piacciono i colori, magari il taglio degli abiti o lo stile dei cappelli o forse gli eccessi portati in passerella. Eppure una boutique che mette tutti d'accordo, vegetariani esclusi, c'è: quella del pecoraro a Norcia, in provincia di Perugia. Couture firmate da Mario Terenzi. Ormai da decenni la Boutique del Pecoraro è uno dei punti di riferimento dei sapori della norcineria, del formaggio e non solo. Aperta nel 1960, corre verso i settant'anni dopo aver resistito a crisi, terremoti, pandemie e trasferimenti forzati. Per decenni ospitata nei locali con affaccio su piazza San Benedetto, si è dovuta spostare a causa delle scosse del 2016. Ora è in uno dei prefabbricati della zona commerciale improvvisata in via della Stazione, ma resta un vero e proprio presidio sia per la bontà dei prodotti che per la simpatia del titolare Mario Terenzi che fa delle battute e del rigoroso accento nursino veri e propri cavalli di battaglia.
- Quando sarà possibile tornare a ordinare un panino nel negozio del centro?
E chi lo sa? Forse quando inizieranno i lavori si potrà ipotizzare o immaginare la loro fine, ma per ora tutto è in alto mare. E' una domanda a cui è impossibile rispondere.
- E' stato più duro il periodo del terremoto o quello del Covid?
La pandemia ci ha messo letteralmente in ginocchio. Alla distruzione del sisma è seguita l'incredibile pioggia di solidarietà e aiuti del popolo italiano. Un'onda travolgente che ha dimostrato quanto sia grande il cuore del Belpaese. Non immaginavo testimonianze così forti. Sono arrivati sostegni da tutte le regioni. Forse anche troppi. Io, per esempio, nel momento del bisogno sono stato trattato da Siena come un figlio. Un rapporto speciale con il Nicchio, la Torre, ma anche altre contrade. Andavo nei rioni per partecipare alle loro feste. Mi rimborsavano le spese e compravano tutti i prodotti che portavo. A molti sono ancora legato.
- Effetti diversi quelli della pandemia.
Opposti: siamo stati letteralmente abbandonati.
- La situazione ora è comunque migliorata...
Quello sì, ma siamo lontanissimi rispetto a quando Norcia brulicava di turisti. Io ho sempre detto che occorreranno trent'anni per superare questo periodo. Il problema è che quando ci saremo riusciti, sarà già ora di un'altra scossa. E ricominceremo. A meno che...
- A meno che?
Non sia stata imparata la lezione di come si ricostruisce. Se viene fatto come si deve, le case non crollano.
- Torniamo indietro. Ci racconti la storia della Boutique.
A fondare il negozio nel 1960 fu Marco D'Annunzio. Norcia non era ancora un paese molto frequentato, ma la bottega reggeva. All'inizio degli anni Ottanta D'Annunzio diventò padre. Io lavoravo al supermercato, in macelleria. Lui veniva a fare la spesa e io gli mettevo da parte i tagli migliori per il bambino. Un giorno all'improvviso mi chiese: vuoi venire a lavorare con me?.
- E lei accettò la proposta.
Esatto, ma c'è un perché. Qualche tempo prima il titolare del supermercato mi aveva chiamato nel suo ufficio e mi aveva detto: caro Mario, lavori bene e quindi ti concedo un aumento di 50 mila lire. Guadagnavo un milione e mi sentii letteralmente preso in giro. Non avevo chiesto niente e mi veniva concesso un aumento ridicolo. Al titolare promisi che alla prima proposta di lavoro me ne sarei andato. D'Annunzio mi offrì uno stipendio doppio: accettai e decisi di cambiare vita. Anche perché mi ero sposato, era nato il mio primo figlio e avevo il mutuo da pagare.
- Poi diventò proprietario della Boutique.
Esatto. Dopo un paio di anni mi venne proposto di rilevare l'attività e accettai perché il prezzo era buono e potevo pagare poco per volta.
- All'improvviso il negozio è diventato un vero e proprio punto di riferimento della norcineria.
La svolta è arrivata con l'apertura delle gallerie di Forca Canapine e Forca di Cerro. Norcia è uscita dal suo storico isolamento ed è stata invasa da turisti e visitatori. Una manna per i commercianti. Ma anche il calcio ci ha dato una grossa mano, in particolare il Perugia e l'Ascoli.
- Si riferisce ai raduni pre campionato, ovviamente.
Certo. A Norcia si sono allenate squadre di serie A e B, ma soltanto quando c'erano il Grifo o il Picchio la città veniva letteralmente riempita da tifosi e sportivi e i panini andavano a ruba. Si scatenavano anche i giocatori. Dopo i duri allenamenti del mattino rientravano in hotel e i loro pranzi erano a base di brodini e insalate, così il pomeriggio venivano da me che affettavo prosciutto e cacio. Nascevano rapporti di confidenza e quando partivano passavano in negozio e compravano di tutto. A molti calciatori che hanno cambiato squadra, per anni ho continuato a spedire a casa salumi di ogni tipo. A dire il vero a uno ho regalato anche gli stivali.
- Che c'entrano le calzature con gli affettati?
Ero in vacanza in Thailandia e in un negozio vidi un paio di stivali con la testa di cobra. Mi venne in mente Sandro Tovalieri, attaccante che giocava con il Perugia e che conoscevo bene. Così entrai nella bottega, acquistai gli stivali e li donai al Cobra.
- Nella lunga collezione di vip che hanno frequentato il suo negozio non figurano solo calciatori.
Attori, cantanti e politici di tutti i colori. Da Renzi a Gentiloni, passando per Mattarella che nel periodo del terremoto è venuto più volte. Ma anche Ezio Greggio, Terence Hill, Nino Frassica e tanti tanti altri. Ho avuto pure una particina in una puntata di Don Matteo: portavo i taglieri e il maresciallo Cecchini (Frassica, ndr) non voleva pagare.
- Un giorno spuntò un'attrice conosciuta in tutto il mondo.
Entrarono in negozio due giganti che si misero davanti al bancone e iniziarono ad acquistare prodotti. Poi arrivò una signora con un fazzoletto in testa, si avvicinò alla ricotta, ne assaggiò un pezzetto. Fece tutto da sola. Io ero distratto dai due clienti particolari e non mi resi conto che era Nicole Kidman, mentre i giganti le sue guardie del corpo. Mi è dispiaciuto, sarebbe stato bello fare una foto con lei.
- Cojoni de mulo e palle de nonno, prodotti della Boutique sul filo dell'ironia, apprezzati da sempre...
Ormai sono passati di moda, sono diventati "normali". Fecero scalpore all'inizio: insaccati ottimi e nomi particolari, ne ho venduti a quintali. Ora meno.
- Del resto i nutrizionisti sono sempre più chiari: i salumi fanno male.
Non è vero. E lo scriva chiaramente. Ormai non si usano più glutine, lattosio, conservanti o altri prodotti nocivi. Sale, pepe, magari un po' di finocchio e a volte aglio. Tutto naturale. Non fanno affatto male. E chiunque ogni tanto ha il diritto di mangiare davvero.

Giuseppe Silvestri, caporedattore web nell'ufficio di direzione. Ascolano, classe '67, ha iniziato a scrivere per i quotidiani a 17 anni. Al Gruppo Corriere dal 1995. Dopo esperienze in tutti i settor...