GRAFFITI
Il sogno di noi ciclisti, più o meno rodati dall’età e dal mezzo a disposizione, è quello di vivere in un mondo ideale, in una città senza auto (la cosa è fattibile e utopica al contempo, ma esiste il progetto di Fabio Ciuffini presentato alla Commissione Europea dal commissario all’ambiente Carlo Ripa di Meana nel gennaio 1992) dove poter pedalare senza dover scegliere tra finire dentro una buca o sotto un’auto (spoiler: anche gli specchietti nei fianchi fanno molto male).
Ed è un sogno ricorrente. Partendo da Renato Locchi, che il 17 maggio 2001 lanciò in città le prime 18 bici elettriche. Furono presentate dal vicesindaco e assessore all’ambiente Silvano Rometti, con tanto di Pooh, ingaggiati come testimonial, al grido di “Lascia l’auto e prendi la bicicletta’’. Si pensava, sognando ad occhi aperti, appunto, che gli utenti dei parcheggi Sipa una volta lasciata la propria auto invece di ascensori e scale mobili usassero le bici elettriche per spostarsi verso il centro storico. A parte qualche turista del nord Europa, che pensava di avere una ciclabile a disposizione, fu un fallimento totale.
Il sogno numero due risale alla Giunta Boccali (assessori Ciccone e Pesaresi) che fecero un passo in avanti con contratto di dieci anni (2013-2023) alla società Bicincittà, inaugurando anche a Perugia il servizio di bike sharing, decidendo di invadere di stazioni tutta la zona di Pian di Massiano. Naturalmente fu un altro flop. Del resto: chi è che prende la macchina per poter andare in periferia e salire su una bici elettrica? Per andare dove?
Sogno numero tre: la Giunta Romizi proroga il contratto a Bicincittà fino a tutto il 2026 e fa installare altre nuove stazioni nell’Acropoli, che funzionano leggermente meglio, con qualche turista in vena di esperimenti e qualche studente volenteroso. Dettagli. Restano invece quelle reiette di Pian di Massiano, che non hanno mai funzionato, ma a nessuno viene l’idea di arrendersi e toglierle.
Ora (sogno numero 4) tocca alla Giunta Ferdinandi. In commissione è stata approvata all’unanimità la proposta presentata da Federico De Salvo a nome del gruppo Anima Perugia (che significa Vittoria Ferdinandi) di “installare postazioni di bike sharing lungo il percorso fluviale del Tevere, nel tratto che va da Ponte Pattoli a Ponte San Giovanni, per collegare quartieri diversi attraverso un’infrastruttura leggera, accessibile e sostenibile”.
L’infrastruttura è la bici, per chiarezza. Anche in questo caso: ottima idea, la dimostrazione plastica che Perugia non è solo “in salita”, ma gran parte del territorio comunale, come quello dei Ponti, è in pianura. Ma questa proposta ha un futuro, è realizzabile? Attualmente no. Non solo perché la ciclopedonale non è terminata ed ha ancora delle criticità in alcuni punti. Non solo perché chi la percorre attualmente sa andare in bici e utilizza un proprio mezzo. Quello che manca, in tutti e quattro i sogni, è una cosa semplicissima: corsie riservate e ben protette, possibilmente lontane dal traffico, all’interno della città o dei paesi. Nello specifico: bike sharing, Mtb, Gravel o bici XYZ che sia, se uno esce dalla ciclopedonale a Ponte Felcino (altezza bosco didattico) poi dove finisce? Dritto in mezzo al traffico. Idem a Ponte Valleceppi, non appena fuori dal parco, per non parlare di Ponte San Giovanni dove regna sua maestà l’automobile ed i timidi tentativi di ciclabile, disegnata sull’asfalto, non inducono certo i neofiti a salire in sella.
La realtà è che si è sempre deciso di acquistare i cavalli senza avere le praterie per farli galoppare, col risultato di farli morire di vecchiaia nelle stalle. Qualcuno, non solo della amministrazione uscente, ma anche di chi ha governato negli ultimi 20 anni, può spiegare che senso ha avuto fare tanti piccoli tratti di ciclabili di 100-200-300 metri, tutti scollegati tra di loro, che iniziano dal nulla e finiscono nel nulla?
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy