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Cercasi writer per taggare la cisterna di Giuda

Claudio Sampaolo

28 Giugno 2025, 09:14

Cercasi writer per taggare la cisterna di Giuda

La circonvallazione di Perugia, il chilometro che Fabio Ciuffini si inventò dal nulla, facendo tagliare in due il fosso di Santa Margherita per migliorare il collegamento della città con Monteluce (c’era ancora l’ospedale) si è sempre connotata per i bellissimi alberi di Giuda (rosa) che hanno fatto da elegante bordura dalla parte della scarpata. Naturalmente la zona è stata ampiamente consolidata negli ultimi anni con un lavoro complesso che sembra aver dato i suoi frutti, ma non è di questo che vogliamo parlare, bensì della orrenda cisterna da cantiere, di cemento e color cemento, che da qualche mese è stata installata all’incrocio tra via San Girolamo, via Bonfigli e l’inizio della circonvallazione, ormai viale San Domenico e non più via Ripa di Meana come continuano a chiamarla, un po’ smarriti, tutti i perugini (poi spiegheremo).

La cisterna, allestita sopra una impalcatura di ferro (arrugginito), fissata al guardrail con tanto di catene e lucchetti, è stata messa lì dalla ditta che aveva l’appalto dei lavori sopraddetti, visto che nel contesto di ruspe e scavatrici in azione, parecchi alberi di Giuda erano stati divelti. Dunque ne sono stati rimessi a dimora 28 nuovi, ma senza una adeguata innaffiatura si sono seccati. Il terzo tentativo è stato fatto meno di un anno fa, aggiungendo la cisterna che viene ogni tanto riempita da una autobotte e un impianto di irrigazione per caduta. Pare che la gran parte degli alberi stiano bene, ma con gli sbalzi termici di questa stagione non è detto che tutti si salveranno.

Che fare, allora? Mettere altre cisterne? Oppure lasciare che la natura faccia il suo corso, visto che l’albero di Giuda si propaga attraverso baccelli volanti, dei quali il fosso è pieno? Se ne riparlerà in autunno, ma intanto, l’assessore David Grohmann, che oltre ad essere laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio ha pure la delega sulla bellezza urbana, potrebbe lasciare un po’ di spazio ai writers e farli sbizzarrire a suon di bombolette spray per taggare la cisterna. E nel caso spuntasse un emulo di Bansky, la reietta invece di essere riportata in qualche cantiere potrebbe figurare in mezzo ad una rotonda della città. Di installazione strane ce ne sono in abbondanza, una in più non farà differenza.

A proposito del cambio di nome: inserito il cartello Viale San Domenico, a Tancredi Ripa di Meana, comandante dell’esercito piemontese che morì entrando in città per liberarla definitivamente, il 14 settembre del 1860, sono rimasti sì e no gli ultimi cento metri, fino alle Briglie di Braccio. Che poi quel giorno sui bersaglieri sparassero anche dalla basilica di San Domenico è una curiosa coincidenza, ma resta un fatto storico che meritava di essere raccontato.

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