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Diana, la principessa che non obbedì mai: perché oggi è ancora un simbolo (anche di stile) a 64 anni dalla nascita

Chi era davvero Lady D, nata il primo luglio: dal “no” nel voto matrimoniale al divorzio da Carlo: le regole che ruppe e le strade che aprì (anche per Kate e Meghan)

Ambra Costanzi

01 Luglio 2025, 07:56

Diana, la principessa che non obbedì mai: perché oggi è ancora un simbolo (anche di stile) a 64 anni dalla nascita

Lady Diana, nata il primo luglio: avrebbe compiuto 64 anni (LaPresse)

Lady Diana Spencer, che oggi avrebbe compiuto 64 anni, non è mai davvero uscita di scena. Ogni apparizione pubblica di Kate Middleton, ogni dichiarazione di Harry, ogni collezione moda ispirata agli anni ’90 ne porta ancora l’eco. Ma chi era davvero Diana? E perché, a quasi trent’anni dalla sua morte, resta un simbolo trasversale di libertà e stile?

Nata il 1° luglio 1961 a Sandringham, Diana Frances Spencer apparteneva già all’aristocrazia britannica prima ancora di incontrare il principe Carlo. Ma fu la sua personalità – più che il titolo – a conquistare il mondo: empatica, spontanea, imprevedibile. E profondamente umana. Un contrasto con il rigido protocollo di corte che diventò, con il tempo, la sua cifra più autentica.

La principessa che cambiò la monarchia con un vestito

Diana non ha solo rotto il cuore di una generazione: ha rotto regole, schemi, aspettative. Una su tutte? La scelta di non promettere “obbedienza” nel voto matrimoniale pronunciato nel 1981. Un gesto simbolico, allora considerato ardito, che fu solo l’inizio.

Negli anni successivi rifiutò l’immagine remissiva che la corona avrebbe voluto imporle, e trasformò ogni evento pubblico in un messaggio. Come quando, nel 1985, danzò con John Travolta alla Casa Bianca indossando un abito di velluto blu firmato Victor Edelstein: una scena hollywoodiana che rese la monarchia glamour come mai prima.

Oppure quando, nel 1997, sfoggiò il cosiddetto “revenge dress”: un abito nero scollato e aderente di Christina Stambolian indossato la sera stessa in cui Carlo confessava pubblicamente il tradimento. Diana non disse una parola, ma il messaggio fu chiarissimo.

La moda secondo Diana: non seguiva le tendenze, le creava

Le mise di Lady D erano tutto fuorché casuali. Anche in abiti sportivi o jeans e felpa – oggi celebrati in migliaia di moodboard su Instagram e TikTok – c’era sempre una scelta consapevole. Fu tra le prime a indossare i biker shorts in versione casual, ben prima che diventassero mainstream, e trasformò le giacche oversize, i colletti Peter Pan e i tailleur pastello in capi cult.

Perfino gli accessori avevano una funzione. La sua inseparabile “cleavage bag”, come raccontato da Anya Hindmarch, serviva per coprirsi il seno all’uscita dall’auto davanti ai paparazzi. Un gesto diventato una firma.

La principessa che parlava (davvero) con il popolo

Diana non si limitava a presenziare: voleva toccare, ascoltare, sentire. Fu la prima reale a stringere la mano a un malato di AIDS senza guanti, nel 1987, quando ancora imperava lo stigma. Visitò ospedali, lebbrosari, campi minati. Spesso da sola, senza Carlo, senza scorta, senza l'obbligo ma con convinzione.

Pagò il prezzo di questa autonomia con la pressione mediatica e la freddezza della corte. Fino alla rottura definitiva: nel 1996 arrivò il divorzio ufficiale da Carlo. Diana, pur non essendo più “Sua Altezza Reale”, rimase la principessa nel cuore delle persone.

Morì il 31 agosto 1997 in un tragico incidente a Parigi. Aveva 36 anni. Ma la sua eredità non ha età.

Le 5 regole che Lady D ha infranto

  1. Niente “obbedienza” nel matrimonio – Scelse di non pronunciare il voto tradizionale, aprendo la strada anche a Kate e Meghan.

  2. Contatto fisico senza barriere – Diede abbracci e carezze nei reparti pediatrici e ospedali per malati di AIDS e lebbra.

  3. Autonomia sartoriale – Abiti scollati, trasparenze e tacchi vertiginosi: osava come nessuna reale prima.

  4. Denuncia indiretta ma potente – L’intervista del 1995 alla BBC (con la celebre frase “in questo matrimonio eravamo in tre”) fu una bomba mediatica.

  5. Divorziare dal futuro re – Inimmaginabile fino ad allora, eppure lo fece, diventando simbolo di riscatto per milioni di donne.

I luoghi della memoria: dove riposa Diana e dove viene ricordata

Althorp, Northamptonshire – la tomba privata
Lady Diana è sepolta nella tenuta di famiglia degli Spencer, ad Althorp, nella campagna inglese. La sua tomba si trova su un'isoletta al centro di un laghetto, lontano dai riflettori e non accessibile al pubblico. Ogni anno, però, la tenuta apre le porte per alcune settimane estive, permettendo ai visitatori di rendere omaggio alla principessa lungo un viale alberato che costeggia il lago.

Kensington Palace – il giardino del ricordo
All’ingresso del palazzo dove visse per anni con Carlo e i figli, si trova il Sunken Garden, trasformato in memoriale permanente nel 2021 per il 60° anniversario della nascita. Qui è stata installata una statua in bronzo, voluta da William e Harry, che raffigura Diana circondata da bambini: un simbolo del suo impegno umanitario.

Parigi – il tunnel e la fiamma
A Parigi, il tunnel del Pont de l'Alma dove Diana perse la vita il 31 agosto 1997 è diventato luogo di pellegrinaggio. Sopra di esso si trova la Flamme de la Liberté, una scultura donata dalla Francia agli Stati Uniti, ma trasformata spontaneamente in memoriale informale dai fan di Lady D, che vi lasciano ancora oggi fiori, foto e messaggi.

Londra – The Diana Walk e la fontana a Hyde Park
La capitale britannica ospita due percorsi ufficiali di commemorazione: il Diana Memorial Walk, una camminata di 11 km tra i luoghi simbolo della sua vita londinese (tra cui Kensington Palace e Buckingham Palace), e la Diana Memorial Fountain a Hyde Park, progettata come spazio per il gioco e la riflessione, in linea con lo spirito accessibile e gioioso della principessa.

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