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Falcone, Borsellino e la trattativa: la verità nascosta dietro gli anni di sangue. Linea di Confine su Rai 2 racconta le stagioni delle stragi di mafia

Annalisa Ercolani

11 Giugno 2025, 09:33

Falcone, Borsellino e la trattativa: cosa ci nascondono ancora? Linea di Confine su Rai 2 racconta le stagioni delle stragi di mafia

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Il 1992 e il 1993 rappresentano due anni cruciali nella storia italiana, segnati da una strategia stragista senza precedenti che Cosa Nostra attuò contro lo Stato. La sedicesima puntata del programma Linea di Confine condotto da Antonino Monteleone, in onda mercoledì 11 giugno alle 23.15 su Rai 2, ricostruirà questa drammatica pagina della lotta alla mafia.

La strategia stragista: Capaci e Via D'Amelio

La stagione delle stragi iniziò il 23 maggio 1992 con l'attentato di Capaci. Alle 17.58, un tratto dell'autostrada A29 venne fatto esplodere al passaggio del corteo con a bordo il giudice Giovanni Falcone. Una carica composta da tritolo, RDX e nitrato d'ammonio, con potenza pari a 300 kg di tritolo, uccise il magistrato, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L'attentato provocò anche 23 feriti.

A soli 57 giorni di distanza, il 19 luglio 1992, un'altra esplosione devastante colpì via Mariano D'Amelio a Palermo. Una Fiat 126 imbottita con circa 90 chilogrammi di Semtex-H venne fatta esplodere al civico 19, uccidendo il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo.

La risposta dello Stato: Vespri Siciliani e 41-bis

La reazione dello Stato fu immediata e senza precedenti. Il 24 luglio 1992, il governo presieduto da Giuliano Amato varò il Decreto-legge Misure urgenti per contrastare la criminalità organizzata in Sicilia che diede il via all'operazione Vespri Siciliani. Si trattò del più grande intervento di ordine pubblico delle forze armate nel dopoguerra italiano, con il dispiegamento di circa 150.000 militari in Sicilia per supportare le forze dell'ordine nel contrasto alla criminalità organizzata.

 

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Contemporaneamente, venne rafforzato il regime carcerario speciale previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Introdotto con il decreto-legge 8 giugno 1992, questo provvedimento, conosciuto come carcere duro, prevedeva la sospensione delle normali regole di trattamento dei detenuti per impedire i collegamenti tra i mafiosi incarcerati e le organizzazioni criminali esterne.

La cattura di Totò Riina e le stragi sul continente

Il 15 gennaio 1993, dopo 24 anni di latitanza, venne arrestato Salvatore Totò Riina, il capo assoluto di Cosa Nostra. L'operazione Belva, condotta dai ROS dei Carabinieri guidati dal Capitano Ultimo (Sergio De Caprio), portò alla cattura del boss insieme al suo autista Salvatore Biondino. L'arresto fu favorito dalle dichiarazioni rese nei giorni precedenti dal collaboratore di giustizia Baldassare Balduccio Di MaggioLa cattura di Riina, però, non fermò la strategia stragista di Cosa Nostra, che anzi si intensificò estendendosi oltre i confini siciliani. Il 14 maggio 1993, un'autobomba esplose in via Ruggero Fauro a Roma, in un attentato diretto contro il giornalista Maurizio Costanzo, fortemente impegnato nella lotta alla mafia.

Il 27 maggio 1993, un'altra autobomba venne fatta esplodere in via dei Georgofili a Firenze, vicino alla Galleria degli Uffizi, causando la morte di cinque persone: la famiglia Nencioni (i genitori Fabrizio e Angela, le figlie Nadia di 9 anni e Caterina di un mese e mezzo) e lo studente Dario Capolicchio. I feriti furono 48Il 27 luglio 1993 fu la volta di Milano, con l'esplosione di un'autobomba in via Palestro, presso la Galleria d'Arte Moderna. L'attentato causò la morte di cinque persone: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, un immigrato marocchinoLa stessa notte, a Roma, altri due ordigni furono fatti esplodere a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro, provocando numerosi feriti e gravi danni al patrimonio artistico.

La fine della stagione stragista e l'interrogativo sulla trattativa

A seguito di un'impressionante serie di arresti di esponenti mafiosi, la stagione delle stragi si concluse improvvisamente. Da allora, gli studiosi e i magistrati si sono interrogati sulle ragioni di questa brusca interruzione, portando alla luce l'ipotesi di una possibile trattativa Stato-mafia.

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Secondo questa ipotesi, ci sarebbe stata una negoziazione tra esponenti delle istituzioni e rappresentanti di Cosa Nostra durante le stragi del 1992-1993, con l'obiettivo di porre fine alla violenza in cambio di favori concessi all'organizzazione mafiosa. La questione è stata al centro di un lungo processo concluso nel 2023, quando la Corte di Cassazione ha stabilito che la trattativa è storicamente accertata, pur non configurando un reato per gli esponenti istituzionali coinvolti.

Il programma e gli ospiti

Linea di Confine affronterà questi temi complessi con il contributo di ospiti autorevoli: i magistrati Piergiorgio Morosini e Alfonso Sabella (ex sostituto procuratore del pool antimafia), Chiara Colosimo (presidente della commissione parlamentare antimafia) e i giornalisti Ermes Antonucci e Nicola Biondo. Il programma presenterà anche la testimonianza esclusiva dell'ex parlamentare, senatore e ministro della Repubblica Calogero Mannino.

L'appuntamento è per mercoledì 11 giugno alle 23.15 su Rai 2, per un'analisi approfondita su uno dei periodi più bui della storia repubblicana e sull'interrogativo che ancora oggi divide studiosi e opinione pubblica: c'è stata davvero una trattativa tra lo Stato e la mafia per mettere fine a quella stagione di terrore?

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