IL GIALLO
Questa sera Quarto Grado si apre con il caso di Alessia Pifferi, la 37enne condannata all’ergastolo, in primo grado, per l'omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana. La bimba, 18 mesi, è morta di stenti dopo essere stata abbandonata a casa, sola, per sei giorni. Lunedì 10 febbraio inizia il processo d'Appello, e la difesa della donna chiede una nuova perizia.
Milano, 20 luglio 2022. Quel giorno Alessia Pifferi rientra a casa ma nota subito che Diana, sua figlia, è sdraiata sul letto immobile. Esce di casa per chiedere aiuto alla vicina, dato che la figlia non respira più e tutti i tentativi per rianimarla sembrano inutili. La donna, allertata da Alessia, entra nella casa e trova di fronte a una scena davvero spaventosa. La piccola Diana è senza vita, con parti del corpo, tra cui braccia e gambe, completamente nere. Chiamano immediatamente i soccorsi, ma i sanitari capiscono subito che dietro alla morte della bambina c'è qualcosa di molto più grande di un semplice malore.
Diana è stata ritrovata in condizioni tali da avere la certezza che non fosse morta nelle ore precedenti, ma almeno da 24/48 ore. Strana la situazione, ma strana anche la stessa apatica reazione della madre. Alla richiesta di dove fosse stata nei giorni precedenti, dato che non aveva segnalato la morte della bambina, risponde che aveva affidato la figlia a una babysitter di nome Giovanna, che aveva sentito più volte in quei giorni per sincerarsi che la bambina stesse bene.
Quando le chiedono di contattare la signora che, secondo la sua prima ricostruzione, si era presa cura della figlia, Alessia reagisce stranamente affermando di non avere il suo numero e smentendo la versione data in precedenza. Inoltre, in quei momenti confusi, cambia più volte il nome della stessa babysitter, rivelando agli occhi di tutti che dietro la morte di Diana non ci fosse alcuna babysitter, ma qualcosa di molto più tragico.
Interrogata dalle autorità, emerge subito la realtà dei fatti: Alessia Pifferi aveva abbandonato per sei giorni la figlia, senza alcuna babysitter, con solamente mezzo biberon di latte accanto al letto. Dall'autopsia il quadro viene confermato, la piccola è morta di stenti dopo 6 giorni di completo digiuno data la totale assenza della madre. Un altro dettaglio inquietante che emerge è che la bambina, affamata, aveva anche tentato di mangiare il suo stesso pannolino.
Durante il primo interrogatorio emerge, nella vita privata di Alessia, un rapporto disfunzionale con un uomo, Angelo Mario, che, però, non è il padre della bambina. Una relazione tossica, che portava la donna anche interi weekend lontana da casa per seguire questo uomo, lasciando, dunque, in svariate occasioni sola sua figlia.
Alessia giustifica i sei giorni in cui ha lasciato da sola sua figlia dicendo che non aveva intenzione di stare via per così tanto tempo. Tuttavia, nella valigia preparata per quell'evenienza sono stati trovati circa 30 abiti da sera, segno che una permanenza duratura fuori dalla casa era stata programmata. Nel primo interrogatorio ammette, inoltre, di non essere mai tornata a Milano in quei giorni, cosa che, tuttavia, sarà smentita in seguito.
Alessia viene arrestata la stessa sera, e iniziano immediatamente le indagini per capire se ci sia un'infermità mentale, oppure no. Durante il processo, la questione della sanità mentale di Alessia è oggetto di discussione tra la madre della donna, che sostiene che, nonostante alcuni problemi all'interno del contesto scolastico, Alessia non avesse particolari problematiche, mentre la difesa porta avanti la convinzione che la donna fosse cresciuta con un lieve ritardo mentale.
Alle problematiche, si aggiunge un grande trauma subito da Alessia, ovvero un abuso sessuale che, come dichiarato dalla donna, avrebbe subito in giovane età da un amico di famiglia. Una confessione che viene, tuttavia, smentita dall'avvocato della famiglia Pifferi.
Nel 2020, tramite un sito d'incontri, conosce Angelo Mario d'Ambrosio e, durante il lockdown, Alessia rimane a casa dell'uomo. La loro relazione non è stabile, ma la donna sembra essere dipendente da lui a livello emotivo. A maggio 2020 Alessia rimane incinta, e in tribunale sostiene di non essersi mai accorta di aspettare una bambina. La madre, invece, sostiene l'esatto contrario. Il 29 gennaio 2021 Alessia partorisce, nel bagno della casa di Angelo Mario, una bambina che sarà ricoverata in ospedale per un mese e mezzo dopo la nascita.
A quanto pare, tuttavia, la figlia sembra non essere dell'uomo con il quale si stava frequentando. Su questo punto Alessia è molto confusa: non sa chi è il padre della bambina, ma si smentisce molte volte nel corso del processo. Dopo la nascita di Diana, Angelo Mario lascia Alessia, per poi, tuttavia, ritornare circa un mese dopo. A questo punto Alessia inizia ad assentarsi per interi fine settimana per stare in compagnia dell'uomo, giorni in cui la figlia rimane insieme alla sorella di Alessia e alla madre.
In tribunale Alessia dichiara che avrebbe voluto, in questi fine settimana, portare con sé la bambina ma che, tuttavia, la madre glielo impediva. La versione viene confermata dalla nonna di Diana, che sostiene che Alessia fosse pericolosa nei confronti della piccola in quanto negligente e non curante delle condizioni di salute della figlia. Secondo la madre, Alessia rifiutava ogni tipo di aiuto per avere tutta la libertà senza limitazioni imposte da assistenti sociali.
Per cercare di aumentare le proprie entrate, racconta la donna, a un certo momento aveva iniziato a prostituirsi. Aveva iniziato a scrivere a diversi uomini tramite siti d'incontri, proponendo sesso in cambio di denaro. Per fare ciò, si era fatta aiutare dal vicino, indagato successivamente per favoreggiamento di prostituzione. Alessia, tuttavia, dichiara di non ricordare, ma chat hanno confermato che molti incontri si sarebbero svolti nella casa della donna, con la presenza della figlia.
Dopo una serie di weekend dove, dato il ritorno della madre a Crotone, Alessia aveva lasciato sola Diana con solamente un biberon e alcune bottiglie di tè, il 14 luglio 2022 esce di nuovo per recarsi dal suo fidanzato Angelo Mario. In quei giorni di assenza, la madre di Alessia chiama molte volte la figlia per accertarsi delle condizioni di salute di Diana, senza però ottenere video o foto della bambina con la scusa che stesse dormendo.
Angelo Mario era all'oscuro della situazione, infatti la donna gli aveva detto che la figlia era al mare insieme alla sorella. Durante il processo viene fuori che Alessia, in quei giorni, torna a Milano senza, tuttavia, passare per casa. Diana perde la vita durante questa lunga fuga della donna, per poi essere ritrovata il 20 luglio.
Lo scopo della difesa è l'assoluzione per infermità mentale. Vuole far credere che, a causa del suo presunto ritardo mentale, Alessia non sapesse che se una persona rimane senza cibo e acqua per sei giorni, non sopravvive. La perizia psichiatrica ha, tuttavia, rivelato che la donna non presenta alcuna invalidità mentale e che, quindi, è capace di intendere e di volere.
Il 13 maggio del 2024 viene emanata la sentenza e Alessia Pifferi viene giudicata colpevole, e condannata in primo grado all'ergastolo con obbligo di risarcimento di 20.000€ per la sorella e 50.000€ per la madre.
Alessia ha presentato ricorso in appello, e il processo comincerà il prossimo lunedì.
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