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Tangenti e gare d'appalto pilotate: rete di favori tra imprenditori e pubblici ufficiali scoperta dalla guardia di finanza. Tre ai domiciliari

Ilaria Albanesi

19 Settembre 2025, 12:34

Tangenti e gare d'appalto pilotate: rete di favori tra imprenditori e pubblici ufficiali scoperta dalla guardia di finanza. Tre ai domiciliari

Operazione della Guardia di Finanza

La guardia di finanza Perugia ha dato esecuzione oggi, venerdì 19 settembre, a cinque misure cautelari nei confronti di funzionari pubblici e imprenditori accusati, a vario titolo, di corruzione, falso ideologico indotto e turbata libertà degli incanti. Tra le persone finite agli arresti domiciliari due dipendenti pubblici - uno della provincia di Perugia e uno del Consorzio Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia, e l'amministratore di una Srl con sede a Città della Pieve. Un geometra di Ficulle (in provincia di Terni) dovrà, invece, presentarsi quotidianamente presso la polizia giudiziaria, mentre per il titolare di una ditta individuale di Perugia è scattato il divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica amministrazione.

L'inchiesta è partita dalla segnalazione di un professionista al quale era stata chiesta una tangente da parte di un intermediario per ottenere l'affidamento di un lavoro di progettazione pubblicato dalla provincia di Perugia. Da lì gli investigatori hanno ricostruito una fitta rete di accordi e favori tra imprenditori e pubblici ufficiali nel perugino, riguardanti le procedure di affidamento dei lavori per la realizzazione di opere pubbliche. Sono emerse circostanze indiziarie che, al di là delle modalità di selezione del contraente di volta in volta prescelte, aggiravano la normativa sugli appalti determinando l'illegittima aggiudicazione di lavori pubblici.

Nello specifico, oggetto di investigazione, è stata la gara pubblica per la ricostruzione spondale del fiume Chiani nel comune di Monteleone di Orvieto, del valore di 963.200 euro e indetta dal Consorzio Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia. In quel contesto sono emersi gravi elementi indiziari secondo cui un dipendente del Consorzio avrebbe anticipato all'amministrazione di una società di Città della Pieve informazioni riservate relative al giorno e all'orario di pubblicazione - sulla piattaforma dedicata - dell'indagine di mercato per l'esecuzione dei lavori. Le informazioni sono risultate determinati ai fini dell'aggiudicazione, dal momento che il bando prevedeva che l'affidatario dei lavori venisse individuato in base dell'offerta più vantaggiosa presentata da uno dei primi dieci soggetti che avevano la domanda.

Una volta ottenute le informazioni riservate, l'amministratore della società, con il supporto di un professionista collaboratore, le avrebbe condivise con altri sette imprenditori, concordando con loro i tempi di presentazione delle offerte e l'ammontare dei rispettivi ribassi.

Al termine della gara, i lavori sono stati formalmente affidati a uno degli imprenditori del cartello, che li ha poi subappaltati all'imprenditore di Città della Pieve, beneficiario della soffiata. In sostanza, la scelta del contraente è stata determinata dalle intese tra gli imprenditori, in totale conflitto con la regolarità della procedura e con l'interesse pubblico. La ricostruzione dei fatti è stata resa possibile anche grazie a intercettazioni telefoniche.

In un'altra circostanza, i militari della guardia di finanza hanno ricostruito l'accordo illecito tra l'amministrazione della società di Città della Pieve e un pubblico ufficiale della provincia di Perugia. Il patto prevedeva l'individuazione di una società prestanome alla quale assegnare solo formalmente i lavori sulla strada statale di Porto (in provincia di Perugia) dal valore di circa 14mila euro, con l'obiettivo di consentire allo stesso imprenditore di aggiudicarsi successivamente incarichi più remunerativi sulle strade di Città della Pieve, Pila e Castel del Piano, per un valore complessivo superiore ai 100mila euro, in totale violazione del principio di rotazione previsto dalla normativa.

Grazie alle intercettazioni, i militari hanno raccolto solidi elementi indiziari dell'accordo verbale tra le parti, riuscendo ad accertare che tutti i successivi contatti tra il pubblico ufficiale e gli affidatari dei lavori erano avvenuti ben prima dell'inizio delle procedure di individuazione del committente. Il funzionario pubblico avrebbe - nel dettaglio - parlato con l'amministratore della srl e il professionista suo collaboratore, dando per scontate le future assegnazioni dei lavori. Inoltre, anche il costo delle opere - che sarebbe dovuto essere quantificato dall'ente appaltante - sarebbe stato determinato sulla base di un computo metrico realizzato dall'imprenditore e il collaboratore. Le indagini hanno, inoltre, consentito di accertre l'illegittima presenza dei lavoratori dipendenti della società di Città della Pieve presso il cantiere per la realizzazione dei lavori sulla strada provinciale di Porto, formalmente affidati a un'altra impresa. 

Infine, grazie alle intercettazione, è stato possibile ricostruire che la società formalmente aggiudicataria dell'appalto trasferiva somme di denaro all'imprenditore indagato - che ha effettivamente realizzato i lavori - attraverso false fatturazioni attestanti il noleggio (mai avvenuto) di mezzi. 


In un altro caso, gli accordi determinanti per l'assegnazione degli appalti sono stati ripresi grazie a delle videocamere. Il titolare di una ditta di Perugia ha consegnato nell'edificio della provincia - situato a Magione - una busta al funzionario pubblico, in cambio di una promessa verbale per l'affidamento di un lavoro.  L'imprenditore è stato colto nell'atto di estrarre dalla tasca sinistra della sua giacca una busta che ha consegnato al pubblico ufficiale, pronunciando la frase "questo è bono".

La mancata verifica del contenuto, l'assenza di richieste di chiarimenti e il repentino inserimento della busta nella tasca dei pantaloni hanno indotto gli investigatori a ritenere plausibile che al suo interno potesse esserci denaro o un oggetto di valore. Il giorno successivo, in occasione delle attività di perquisizione effettuate durante la notifica dell'invito a rendere l'interrogatorio preventivo, il pubblico ufficiale ha mostrato alla polizia giudiziaria il contenuto della busta, consistente in buoni carburante per un valore complessivo di 400 euro, sottoposti a sequestro probatorio.

A seguito di richiesta di misura cautelare personale, il Gip di Perugia ha effettuato l'interrogatorio preventivo degli indagati all'esito del quale, ritenendo  "concreto il pericolo di reiterazione del reato", ha disposto l'adozione delle misure cautelari

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