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Violenze contro le donne, raddoppiano in Umbria le richieste di aiuto: in 11 mesi sono già 948

In occasione del 25 novembre resi noti i dati del fenomeno sempre più allarmante. A Foligno vittime passate da 51 a 156, a Perugia nel 2025 sono 307, a Terni 186

Francesca Marruco

25 Novembre 2025, 15:15

Violenze contro le donne, raddoppiano in Umbria le richieste di aiuto: in 11 mesi sono già 948

Il 2025 si era aperto con il primo femminicidio dell’anno in Umbria. Eliza Stefania Feru uccisa dal marito suicida a Gualdo Tadino. Due mesi dopo a Spoleto anche Laura Papadia era stata uccisa da chi avrebbe dovuto amarla. Neanche quest’anno i femminicidi, come ormai da troppo tempo, hanno risparmiato l’Umbria. Perché la violenza contro le donne, come sa bene chi la combatte ogni giorno, è strutturale e riguarda tutti. Lo raccontano anche i numeri che parlano di un raddoppio delle richieste di aiuto ai centri Antiviolenza della regione. È un dato allarmante. Che però evidenzia anche un’altra verità: la maggiore consapevolezza delle vittime. Nei primi undici mesi del 2025 in Umbria si sono rivolte ai centri antiviolenza quasi 1.000 donne, 948 nello specifico. Nel 2024 erano state circa 500. In particolare, quelle che hanno chiesto aiuto ai centri Antiviolenza gestiti dall’associazione Libera...mente Donna sono state nel 462, mentre nel 2025 sono già 862, con l’aggiunta delle 86 seguite dal centro di Spoleto, Crisalide. I dati sono aggiornati a qualche giorno fa ma in realtà sono già superati perché, come ricordato ieri dall’assessora alle pari opportunità del Comune di Perugia, Costanza Spera, “a ridosso di ricorrenze come quella del 25 novembre, le richieste, anche al 1522 aumentano vertiginosamente. Basterebbe questo per spiegare a cosa serve la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Tornando ai dati, a farla da padrone è ovviamente Perugia con 225 donne accolte nel centro Antiviolenza e 82 tramite telefono donna; nel 2024 erano state 122 e 64. A Terni nel 2025 sono state 198 le richieste al telefono donna, 97 in più rispetto all’anno precedente. A Magione le richieste sono quasi raddoppiate: da 41 a 79. A Foligno addirittura triplicate: passate da 51 a 156. Insomma numeri importanti che la presidente di Libera..mente Donna, Maurita Lombardi, ha sottolineato anche in questo senso: “C’è ancora un problema di emersione, lo vediamo dove abbiamo aperto nuovi punti a cui sono subito arrivate moltissime richieste”. Lombardi ha evidenziato poi come sia necessario un sostegno strutturale economico ai centri per evitare che “il fenomeno della violenza contro le donne venga trattato come un’emergenza”. A questo proposito, la sindaca di Perugia nonché delegata nazionale Anci alle pari opportunità, Vittoria Ferdinandi, ha rivendicato la richiesta avanzata dai Comuni al governo per maggiori fondi ai centri e ai Comuni e per il Reddito di Libertà che adesso arriva a coprire meno della metà delle richieste. Ferdinandi ha inoltre annunciato una campagna informativa massiva in tutti i Comuni d’Italia, che partirà da Perugia. “Non siamo più disposti a volgere lo sguardo sul un fenomeno che ha a che vedere con la credibilità della nostra democrazia – ha detto - perché la violenza di genere è un evento che mette in pericolo la coesione sociale e lo sviluppo della comunità per questo i fondi governativi devono.”

Il procuratore generale presso la Corte d’Appello, Sergio Sottani, ha parlato di “ferita aperta nel tessuto sociale con i casi in costante aumento”. Nella nota stampa in cui ha ricordato quanto venga fatto dalle procure per far viaggiare spediti i procedimenti e “consolidare buone prassi” per “creare una rete adeguata di supporto” anche grazie a convenzioni con le istituzioni “non limitate alla pur doverosa e necessaria repressione penale”, ha fornito numeri allarmanti. In Procura a Perugia è stato istituito un turno urgenze dedicato, e tra luglio 2024 e giugno 2025 sono stati iscritti 516 procedimenti di violenza di genere, con 109 misure cautelari richieste. Anche a Terni i procedimenti sono quasi raddoppiati negli ultimi due anni, con 459 iscrizioni e 149 richieste di misure cautelari nel solo periodo tra il 30 luglio e il 6 agosto 2025. A Spoleto i magistrati specializzati sono passati da due a tre e nel periodo preso in esame si sono registrati 331 procedimenti da codice rosso, 40 casi di violenza sessuale e 86 di atti persecutori, con 42 misure cautelari ottenute. Infine, “anche dai dati della Procura per i Minorenni si segnala come la violenza di genere si manifesti sempre più in relazioni affettive tra adolescenti, anche in forma psicologica e digitale. Nel periodo considerato sono stati iscritti 54 procedimenti”.

In tutto quindi, in Umbria, oltre 1.350 procedimenti penali che riguardano la violenza contro le donne. E per attirare l’attenzione sul fenomeno, da ieri Palazzo Donini si è illuminato di rosso. “Vogliamo lanciare un messaggio chiaro: non ci giriamo dall’altra parte. Nessuna donna deve affrontare la violenza da sola, e il 25 novembre deve ricordarci che il nostro impegno è quotidiano, concreto e condiviso - ha detto la presidente della Regione, Stefania Proietti - accendere Palazzo Donini significa accendere l’attenzione, la responsabilità e il coraggio collettivo. L’Umbria si stringe intorno alle donne e ribadisce con forza che la violenza si combatte insieme”.

Anche l’assessora regionale alle pari opportunità, Simona Meloni, sottolineando i finanziamenti ai centri antiviolenza aumentati dalla giunta Proietti, è intervenuta dicendo: “C’è ancora tanto da fare, dobbiamo lavorare duramente per diffondere ovunque la cultura del rispetto, per sostenere un’educazione affettiva nei più giovani e per spezzare quelle catene invisibili che nella nostra società ancora generano violenza e dolore”. La presidente dell’assemblea legislativa, Sarah Bistocchi, parlando di “fenomeno culturale che taglia come una lama” ha annunciato che nel suo “ruolo di responsabile del Coordinamento Pari opportunità e rappresentanza di genere della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome”.

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