Violenza contro le donne
La dirigente della Squadra mobile e della Divisione Anticrimine, Maria Assunta Ghizzoni
In prima linea ogni giorno per combattere la violenza di genere. Lo aveva annunciato al suo arrivo in questura a Perugia. Prima dirigente donna della squadra mobile della questura del capoluogo umbro, Maria Assunta Ghizzoni racconta il lavoro quotidiano, a tutela delle donne vittime di uomini violenti.
- Dottoressa Ghizzoni, lei è la dirigente della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile di Perugia, quanto del vostro tempo è impegnato con la gestione di casi di violenza di genere e quanto è importante che i due uffici interagiscano?
L’impegno della Polizia di Stato, per qualunque tipologia di reato si tratti è minuzioso, quotidiano e costante; per quel che concerne i reati contro la persona ed in particolare quelli riconducibili a forme di violenza di genere, siamo in presenza di un fenomeno allarmante che non tende a diminuire, come confermano le rilevazioni statistiche, le indagini sulla vittimizzazione secondaria e il susseguirsi di episodi di grave efferatezza nei confronti delle donne, dei minori e dei soggetti vulnerabili. È doveroso e imprescindibile dunque dedicare a tali delicate tipologie di reati maggiori cautele, tempo ed attenzione che prevedono l’accoglienza della vittima, il suo accurato ascolto, l’intervento tempestivo e l’attivazione di un mirato flusso informativo. L’interazione e il coordinamento tra Uffici è il principio cardine di un’Amministrazione che funzioni e nel caso di specie la Divisione anticrimine e la Squadra Mobile sono due vasi comunicanti che viaggiano in parallelo, la prima lavorando con strumenti amministrativi quali le misure di prevenzione, l’altra con strumenti di polizia giudiziaria.
- E' la Divisione Anticrimine a lavorare sui provvedimenti di ammonimento? quanti ne sono stati emessi nell'ultimo anno? Secondo lei è uno strumento che funziona?
Si la Divisione Anticrimine si occupa, tra l’altro, di misure di prevenzione. Quelle comunemente dette atipiche sono l’ammonimento per atti persecutori e diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti nonché l’ammonimento per violenza domestica. L’Autorità competente per l’adozione del provvedimento è il Questore del luogo in cui si sono svolti i fatti e, nell’era del virtuale, in caso di condotte realizzate online, la competenza si radica nel luogo di residenza della vittima. Strumento rapido poiché non deve passare attraverso un lungo procedimento penale tradizionale e, qualora i comportamenti illeciti persistono, le forze dell’ordine possono procedere d’Ufficio; se l’ammonito poi è nuovamente denunciato è previsto un aggravamento di pena. Dunque uno strumento deterrente, che rafforza la tutela della vittima e può portare anche alla sospensione o revoca della licenza del porto d’armi. Dall’inizio dell’anno fino a ieri sono stati emessi 72 ammonimenti, 46 per violenza domestica e 26 emessi per atti persecutori.
- Molto spesso lei è la prima a parlare con le vittime, trova che ci sia maggiore consapevolezza nel denunciare gli abusi?
Si, sicuramente c’è una maggiore consapevolezza nel denunciare. Oggi sono disponibili maggiori risorse come numeri unici, centri antiviolenza e servizi di emergenza, operatori sempre più specializzati nella materia che offrono impegno e dedizione sin dalla fase dell’accoglienza della vittima e del suo ascolto che avviene in un ambiente pensato per garantire appunto audizione, protezione e intimità; e ancora i media, le numerose iniziative e campagne di sensibilizzazione del fenomeno pian piano aiutano a superare la paura, la vergogna, la illusoria speranza di un cambiamento. E poi, mi permetta, quel cambiamento culturale volto al contrasto della violenza contro le donne dovrà avvenire non solo nell’anima di chi la perpetra ma anche in quella di chi la riceve poiché molto spesso non vi è comprensione dell’abuso che si sta subendo.
- Le forze dell'Ordine, nel suo caso la Polizia di Stato, hanno una formazione adeguata per accogliere chi è vittima?
Assolutamente sì, sono sempre più aggiornati e specializzati gli appartenenti alle Forze dell’ordine e nel mio caso alla Polizia di Stato che operano nell’ambito della violenza di genere. Questo grazie ad una accurata analisi che viene fatta a livello Dipartimentale, da persone esperte, già nella fase dello studio e del monitoraggio del fenomeno e che prosegue con il costante aggiornamento di linee guida e direttive che vengono date dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato a chi opera sul territorio, che mirano a rendere sempre più efficace le attività di prevenzione e contrasto al grave fenomeno della violenza di genere e ai reati in danno di vittime in condizioni di vulnerabilità. Privilegio degli operatori è poi la frequente partecipazione a corsi sempre più all’avanguardia in detta materia, voluti e pianificati dalla nostra Amministrazione. Per quanto riguarda poi l’accoglienza delle vittime, ricordo che in Questura, così come nei Commissariati, abbiamo anche la sala audizioni protette, strumento fondamentale per offrire un contesto riservato, sereno e tecnologicamente adeguato alla persona offesa alleviando le tensioni e paure in uno dei momenti più delicati della vita di una vittima.
- Cosa pensa dei percorsi riabilitanti per gli uomini autori di violenze?
Nella consapevolezza che per una efficace tutela delle vittime è necessario intervenire con misure di carattere preventivo anche nei confronti dell'autore di violenza, è previsto che il Questore quando procede all'ammonimento per atti persecutori/revenge porn o per violenza domestica, informa senza indugio l'autore del fatto circa i servizi disponibili sul territorio, inclusi i consultori familiari, i servizi di salute mentale e i servizi per le dipendenze. È bene sottolineare l'importanza di una efficace comunicazione nei confronti del soggetto al momento della notifica del provvedimento, affinché ne comprenda il significato, gli effetti e l'opportunità di partecipare al percorso trattamentale. Al riguardo, si sottolinea l'importanza della stipulazione di protocolli con centri specialistici che offrono gratuitamente un percorso trattamentale multidisciplinare. Si tratta di un modello d'azione innovativo, che amplia l'efficacia dello strumento di natura amministrativa dell'Ammonimento del Questore, in quanto offre all' ammonito un ciclo di colloqui, curati da équipe multidisciplinare (criminologi, avvocati, psicoterapeuti, educatori e mediatori), per poter riflettere e ricostruire, sul piano emotivo e cognitivo, le vicende che lo hanno portato a porre in essere le condotte violente o persecutorie e quindi mira a favorire la consapevolezza del disvalore sociale, della lesività dei comportamenti prevaricatori, cercando di prevenirne la reiterazione.
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