IL REPORTAGE
Malta ha un cuore che non fa rumore. Non per timidezza, ma per scelta.
E’ proprio al centro dell’isola e si chiama Mdina: capitale dell’arcipelago maltese fino al 1530 è l’unico luogo dell’isola dove non senti rumori, dove i passi rimbombano sulle pietre come tamburi discreti e dove ogni voce sembra quasi un sacrilegio.
The Silent City, la soprannominarono gli inglesi. E silenzio è: tra mura medievali e palazzi barocchi, Mdina resta un mondo sospeso, lontano dal frastuono del traffico e della vita moderna che soffoca molti luoghi del resto dell’arcipelago.
In Mdina, la pietra ha memoria. Entrando in questo borgo, percepisci subito una città che ti osserva, che non ti aggredisce e che chiede e merita rispetto: i vicoli, tra le alte mura degli edifici che li circondano, ti fanno riversare in un tempo in cui il silenzio era complice e nobile.
Mdina si regge su un’altura circondata da secoli da possenti bastioni, decisa a non cedere neppure un sussurro alle sirene del progresso che imperversano altrove.
Fondata dai Fenici, trasformata da Romani, rinforzata dagli arabi e magnificata dai Cavalieri di San Giovanni, Mdina è la testimonianza vivente che la storia si può resistere, non solo raccontare.
Le sue porte, come la maestosa Mdina Gate e la più raccolta Greeks Gate, sono ingressi scenografici in un racconto millenario. E poi il Palazzo Vilhena, la cattedrale di San Paolo, i palazzi nobiliari: tutti sorvegliati da mura che hanno visto assedi, terremoti e rinascite.
Il terremoto del 1693 costrinse a ridisegnare parte della città in chiave barocca, conferendole quell’eleganza sospesa che ancora oggi incanta.
Arrivarci può anche essere un rito con un tocco vintage: partendo da La Valletta puoi, infatti, scegliere il classico autobus tradizionale maltese, mandati in pensione su gran parte dell’isola ma ancora in servizio per turisti nostalgici.
Quei mezzi dipinti e coccolati dagli autisti-meccanici ti portano per strade che ricordano un tempo in cui ogni viaggio era un’avventura.
Ma una volta dentro Mdina, il mondo diventa quieto: nessun motore, nessun telefono a squarciarti l’aria. Solo il mettere il piede piano, quasi per non disturbare l’eco di queste pietre.
E oltre al silenzio, quello che colpisce, è la pressoché totale assenza di vetrine e negozi abbaglianti di cui invece le altre località di Malta sono ricche.
Mdina non è un museo: dentro queste mura vive ancora una piccola comunità.
Le case - anche se non sembra - sono abitate, le persiane si aprono al mattino, i panni stesi resistono alle folate di vento.
È un luogo che respira vita quotidiana, ma sempre in punta di piedi. Tranne che in un paio di piazzette non ci sono auto a disturbare, solo qualche carrozza turistica e biciclette che passano leggere come ombre.
La sera, poi, quando i turisti se ne vanno, Mdina torna ad essere la città addormentata: i lampioni gialli illuminano i vicoli deserti e sembra davvero di vivere in un’altra dimensione. Non a caso, i registi di Game of Thrones la scelsero come set per la loro King’s Landing: nessun effetto speciale poteva rendere meglio di quanto già offrono le sue mura.
Girando per la città si può anche sedere a tavola all’interno di stanze medievali: pietra viva, camini e travi antiche. Qui, infatti, pure i ristoranti non raccontano la storia, la vivono.
Oppure si può salire alla Fontanella Tea Garden, sulla più bella terrazza di Mdina che ti regala, ai piedi della città, un panorama sull’infinito. Si vedono il mare, la piana coltivata e anche La Valletta, con i grattacieli del business dei suoi quartieri più moderni che brillano lontani.
Un gelato, un caffè, un dolce ganache al cioccolato - e la sensazione che il tempo sia sospeso, davvero.
Anche da qualche affaccio che si può avere dalle mura orientali, il panorama è da cartolina: sotto, la pianura maltese scivola verso l’azzurro del Mediterraneo.
In lontananza La Valletta emerge sempre e comunque: lì si corre, si lavora, si costruisce. Qui, dentro Mdina, si respira un’altra aria. Quella della calma. Per sempre, o fino a quando il cemento non rovinerà anche qui il sogno.
Mdina è preziosa, quanto fragile. Ogni nuovo hotel, ogni strada, potrebbe logorare quel silenzio che nessun audio potrebbe restituire.
La città ha già visto restauri importanti e restauri che la tengono viva. Ora c’è chi propone di iscriverla all’Unesco per proteggerla: un suggerimento sensato per chi ama l’eleganza antica e ha il coraggio di preservarla e che ti fa chiedere perché non sia stato ancora fatto.
Incredibile perché che questo sia un gioiello da preservare in eterno è indubbio.
Visitare Mdina significa davvero regalarsi un salto indietro di secoli: attraversare porte monumentali, perdersi in vicoli che si stringono come in un abbraccio, guardare dall’alto la campagna maltese e capire che qui, più che altrove, il tempo si è fermato.
E uscendo appena fuori le mura senti subito l’effetto di un incantesimo che si spezza. Mdina, infatti è una città fortificata che si trova attaccata a Rabat, il suo sobborgo dove l’atmosfera è ben diversa da quella dell’antica capitale. Lasciati i bastioni alle spalle tornano, infatti, subito la vita che corre, il traffico, i nuovi palazzi. Ma quella memoria, dentro la Città Silente, resta e ci ricorda che c’è un grande valore anche nel silenzio e nel fermarsi.
E mentre fuori dall’antica cinta le ruspe disegnano nuove strade e i palazzi crescono come funghi, qui dentro il mondo resta immobile. E per fortuna. Perché se Malta ha bisogno di guardare avanti, ha anche il dovere di non dimenticare chi, come Mdina, le ricorda da dove viene.
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