IL REPORTAGE
Il monumento alla fine della Guerra Fredda a Birzebbuga
C’è solo un luogo al mondo che può vantarsi di aver visto davvero siglare la fine della Guerra Fredda. Ed è a Malta, perché l’accordo che pose ufficialmente fine alle ostilità tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America non fu raggiunto all’ombra del Muro di Berlino, ma sotto il Sole abbagliante del Mediterraneo. Il 9 novembre 1989 cadde il Muro e la Cortina di Ferro cominciò a sgretolarsi. Ma fu il 3 dicembre di quello stesso anno, nelle acque antistanti Birzebbuga, 11 chilometri a sud-ovest de La Valletta, che Michail Gorbaciov e George Bush senior si strinsero la mano e dissero al mondo che l’incubo era finito.
Per approfondire leggi anche: Il 2 e 3 dicembre 1989, George Bush seniero e Mikhail Gorbaciov si ritrovarono “senza giacca e cravatta” a bordo della TSMaxim Gorki, nave da crociera russa, ancorata davanti a Birzebbuga, in due giornate di brutto tempo e mare tempestoso. Attorno alla Gorki navi militari russe e americane. Fu un summit improvvisato, informale, tra caviale e sfide simboliche, che fece naufragare l’ostilità tra superpotenze: “Nuova qualità nei rapporti” fu l’ammissione di Gorbaciov tra un brindisi e una stretta di mano. Al termine i due leader decisero di indossare abiti scuri e cravatte e di svolgere una conferenza stampa con i giornalisti che nel frattempo, avvisati, erano accorsi nella cittadina maltese. Fu dato così l’annuncio al mondo che si era ufficialmente decisa la fine della Guerra Fredda.
Malta celebrò l’evento con un francobollo oggi molto ricercato dai collezionisti. In realtà, in quei giorni, George Bush non si era ancora insediato alla Casa Bianca, lo avrebbe fatto in gennaio, come di consueto negli Usa, ma non cambiò la sostanza dell’evento.
Nessun trattato, solo un incontro lampo, organizzato in fretta e furia a bordo di una nave da crociera russa, la TS Maxim Gorky, davanti alla costa di questa cittadina maltese. Un episodio storico che oggi quasi nessuno rammenta e che spesso nemmeno i libri di scuola menzionano. Oggi, a ricordarlo, a Birzebbuga resta un monumento che raffigura delle braccia intrecciate, piantato sul cemento come un segnale dimenticato. Anche qui, infatti, la storia mondiale del 1989 è rimasta un ricordo lontano. Ma un ricordo che vale la pena riportare alla luce, perché proprio in quella baia si pensò, almeno per un momento, di aver cambiato per sempre il destino del mondo.
Un rapido volo Ryanair da Perugia, poco più di un’ora e un quarto, e un brevissimo percorso in auto dal Malta International Airport, meno di 8 chilometri, ci hanno portato in questa località silenziosa, custode del ricordo di un momento decisivo della storia mondiale. Birzebbuga è una cittadina di appena 13 mila abitanti, cresciuta in fretta negli ultimi decenni, candidata perfetta per pensionati stranieri in cerca di sole e vantaggi fiscali, ma anche per giovani maltesi che trovano lavoro tra turismo e logistica. La popolazione, che nel 2014 contava 9.700 residenti, nel 2019 era già salita a quasi 13 mila. E secondo alcune proiezioni, nel giro di pochi anni supererà quota 15 mila.
Birzebbugia ha due volti. Da un lato la vecchia baia dei pescatori, con piccole barche colorate, scogli da cui i ragazzini si tuffano e l’aria salmastra di un tempo che pare immobile. Dall’altro - separata dallo sperone che ospita il monumento alla Guerra Fredda - Pretty Bay, l’unica spiaggia sabbiosa del sud di Malta, ampliata artificialmente coi dragaggi del porto, costeggiata da un lunghissimo percorso pedonale strapieno di panchine e attrezzata di tutti gli impianti sportivi possibili: dal campo di beach volley alla bocciofila; dalla maxi piscina con vista sulla baia alla pista per skateboard. Una compensazione decisa dal governo come “risarcimento” agli abitanti per l’impatto del traffico commerciale.
Qui la sabbia dorata e il mare è di un bel colore azzurro, in alcune ore particolarmente limpido; i pesci nuotano a frotte vicino alla riva; e, con appena 15 euro, affitti ombrellone e due lettini per l’intera giornata. Ristoranti, bar, market e perfino uno Starbucks affollati completano il quadro. È il regno del turismo popolare: pizza, birra maltese, qualche maxi lattina russa da quasi un litro, pesce fresco e pastizzi a volontà in un’atmosfera da vacanza senza troppe pretese. La vocazione di Birzebbuga, in realtà, è cambiata più volte.
Tra il 1917 e il 1946 ospitò - con tanto di idroscalo sotterraneo per evitare di essere colpito dai fitti bombardamenti della Regia Aeronautica Italiana e della Luftwaffe tedesca - la base Raf Kalafrana, cuore degli idrovolanti britannici nel Mediterraneo, che, dopo la Seconda guerra mondiale, fu trasformata in centro di manutenzione della Royal Navy.
Poi, nel 1988, tutto fu abbattuto per lasciare spazio al Malta Freeport: un colosso commerciale di moli e gru mastodontiche che oggi movimenta quasi 3 milioni di container l’anno, con navi in arrivo e in partenza da Suez a Gibilterra.
Un tempo remoto, quindi, paese di pescatori, poi, nel secolo scorso, importante base militare e oggi centro di scambio navale e vero motore dell’economia maltese.
Eppure, proprio accanto alle gru, famiglie e turisti si godono la sabbia di Pretty Bay: il paradosso più plastico di un’isola che non ha trovato spazio per separare nettamente il passato dal presente.
Il centro storico mostra ancora le case basse degli anni Trenta e Sessanta, terrazze piatte, vicoli che si arrampicano leggeri e una grande chiesa che domina la piazza.
Molte abitazioni hanno un nome inciso sulla facciata: una è perfino dedicata a Santa Rita da Cascia.
Intorno, un lungomare curato: qualche palma e qualche ulivo; marciapiedi puliti; lampioni allineati; parcheggi gratuiti con spazi riservati ai disabili; cartelli che attestano la qualità delle acque e la balneabilità e altri che avvisano gli automobilisti di prestare attenzione ai gatti che attraversano. Qui i felini sono rispettati, accuditi in colonie riconosciute dalle autorità.
Le strade vengono spazzate a mano di giorno e lavate con idropulitrici di notte. Difficile - come in tutta Malta- trovare una cartaccia, impossibile un sacchetto di rifiuti abbandonato che non sia di quelli deposti, in ordine, per la raccolta differenziata.
Le case ristrutturate si appoggiano ai palazzi fatiscenti.
I prezzi degli immobili sono in forte crescita e in molti casi fuori portata per i maltesi comuni, rivolti soprattutto a investitori stranieri e pensionati di tutto il mondo a caccia delle forti agevolazioni fiscali che offre Malta (tassazione al 15 per cento).
I giovani che vivono qui non sanno quasi nulla di quel dicembre 1989. Qualcuno ha sentito parlare di un monumento importante, ma non sa nemmeno indicare dove si trovi. I più anziani, invece, ricordano ancora il fermento di quei giorni: le navi militari in rada, i giornalisti accampati ovunque, il via vai di diplomatici e uomini in divisa. “Fu un circo di pochi giorni — ci racconta Giuseppe che, seduto su una panchina, legge un libro di quelli messi a disposizione gratuitamente dal Comune in una bacheca pubblica — poi tornò la calma dell’inverno”.
Anni dopo fu eretto il monumento che oggi - gelido come la guerra che ricorda essere finita - guarda il mare in silenzio. Ai suoi piedi, pensionati che mangiano un panino e coppie che cercano intimità.
La storia, trasformata in sfondo anonimo della vita quotidiana e di un mondo che non può ancora fare a meno di infrastrutture invasive.
All’orizzonte, infatti, non c’è solo il grande porto con le gru che, allo sguardo, ingombrano sulla destra. Ma a sinistra, vicino all’antico e bellissimo Forte di San Lucian, interamente in pietra, si scorge un termovalorizzatore e un impianto di rigassificazione con una grande nave carica di Lng che in realtà sono adiacenti un’altra baia, quella di Marsaxlokk, il villaggio dei pescatori maltesi con i luzzu, le barche tradizionali maltesi dai colori vivaci e dagli occhi di Horus dipinti a prua.
In fondo Birzebbuga è Malta in miniatura: turismo balneare accanto alla logistica globale; memoria storica soffocata dalla modernità; mare comunque limpido che resiste anche se minacciato dalle gru e dalle grandi navi.
Ripartendo e dando un’ultima occhiata agli ombrelloni e ai bastimenti carichi di container sembra quasi incredibile che proprio qui il mondo pensò di aver chiuso i conti con la Guerra Fredda. Anche perché, bevendo l’ultimo caffè, ti accorgi che tutti i maxi schermi dei locali pubblici trasmettono senza sosta partite di calcio dei principali campionati europei, primo tra tutti quello italiano, interrotte solo da brevi telegiornali che accennano vagamente alle nuove tensioni internazionali. Ed è allora che capisci: quella Guerra Fredda dichiarata morta qui, in realtà, è più viva che mai. Perché non è mai stata sepolta davvero e ha ripreso a covare, alimentata da un mondo distratto.
Un solo monumento, in un luogo così remoto, è troppo poco per mantenere la memoria di una volontà che avrebbe voluto un futuro migliore per l’intero pianeta.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy