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Strage di Rigopiano, si apre il processo di appello bis. Chiesto alla Regione Abruzzo maxi risarcimento per le vittime

Tra le vittime c'era anche il receptionist ternano Alessandro Riccetti, travolto ed ucciso dalla valanga mentre stava lavorando nell'hotel di Farindola

11 Ottobre 2025, 06:46

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I familiari delle vittime davanti alla Cassazione (Foto Cecilia Fabiano/LaPresse)

E' iniziato, venerdì 10 ottobre a Perugia, il nuovo processo d’appello bis sulla strage dell'hotel Rigopiano, a oltre otto anni dalla valanga che il 18 gennaio 2017 travolse la struttura in provincia di Pescara, uccidendo 29 persone tra ospiti e dipendenti. Durante l’udienza la giudice a latere ha ripercorso i punti principali del procedimento e le motivazioni con cui la Suprema Corte ha annullato parzialmente le precedenti decisioni, accendendo un faro sulla gestione del rischio valanghe da parte delle autorità locali.

L’attenzione è ora puntata sulle prossime tappe processuali, già calendarizzate. Il 17 novembre è in programma la requisitoria del sostituto procuratore generale Paolo Berlucchi, occasione in cui la Corte d’Assise d’Appello valuterà anche eventuali nuove istanze difensive, al momento non ancora presentate. Il nuovo processo vede dieci imputati: sei funzionari della Regione Abruzzo accusati di disastro colposo e quattro persone, tra cui l’ex sindaco di Farindola, chiamati a rispondere di omicidio colposo. Da ricordare che il procedimento è stato riaperto dopo che la Corte di Cassazione, lo scorso 3 dicembre, aveva disposto un appello bis, accogliendo in parte le richieste della Procura generale e riformando le precedenti sentenze.

In aula, venerdì 10 ottobre, accanto ai legali e agli imputati, c’erano anche i familiari delle vittime, molti dei quali indossavano magliette con i volti dei loro cari scomparsi. Un’aula gremita e carica di tensione ha segnato l’inizio di quella che potrebbe essere l’ultima fase giudiziaria di uno dei casi più dolorosi degli ultimi anni. Antonella Maria Pastorelli, madre del giovane receptionist ternano Alessandro Riccetti, morto sotto le macerie dell’hotel ha commentato l'udienza di ieri in cui non è potuta essere presente: "Aspettiamo fiduciosi l’esito del processo. Sono passati tanti anni, ma crediamo nella giustizia". Il suo legale, l’avvocato Giovanni Ranalli, ha definito la prima udienza “positiva”. "I fatti - ha detto - sono stati esposti con puntualità e sono già fissate le prossime udienze. È un buon inizio. La sentenza la aspettiamo per la prima decade di dicembre".

Particolarmente significativo l’intervento in aula dell’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta diverse famiglie delle vittime.
Reboa ha ricordato che la Cassazione ha riconosciuto la responsabilità civile della Regione Abruzzo, per non aver approvato tempestivamente la Carta Valanghe, atto ritenuto essenziale per prevenire il disastro. Da qui l'appello rivolto al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: “È necessario prevedere almeno 50 milioni nella prossima legge di bilancio - ha concluso l'avvocato Reboa - tra risarcimenti, interessi e spese legali. Ignorare questa sentenza sarebbe un’ulteriore ingiustizia nei confronti dei familiari delle vittime e potrebbe esporre la Regione a un danno erariale”.

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