Il caso
Il carcere di vocabolo Sabbione a Terni
Un detenuto del carcere di vocabolo Sabbione si è visto riconosciuto il diritto ai colloqui intimi con la moglie all'interno della stanza dell'affettività dopo che gli erano stati negati dalla direzione del carcere di Terni.
Il no della direzione era stato motivato da ragioni di sicurezza: nel 2023 l’uomo era stato trovato in possesso di un telefono cellulare, e la moglie è figlia di un uomo coinvolto, secondo gli atti, in vicende di criminalità organizzata, vicende che avrebbero visto coinvolto anche lo stesso detenuto. Secondo la direzione, incontri senza controllo visivo e auditivo avrebbero potuto rappresentare un rischio.
Tuttavia il detenuto campano, assistito dal suo avvocato Francesco Mattiangeli, ha presentato reclamo all’Ufficio di sorveglianza di Spoleto. Qui il magistrato Fabio Gianfilippi lo ha accolto, sottolineando diversi elementi a suo favore: nei mesi successivi alla violazione disciplinare, il detenuto ha mantenuto una condotta regolare e ha conseguito il diploma di maturità. Inoltre, ha già accesso a colloqui ordinari con la moglie, che avvengono sotto la supervisione del personale penitenziario.
In conclusione, per il magistrato di sorveglianza, negare i colloqui intimi, ma autorizzare quelli ordinari finisce per compromettere l’esercizio di un diritto, senza garantire un effettivo incremento della sicurezza.
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