Il caso
Il carcere di vocabolo Sabbione a Terni
Sarà il carcere di vocabolo Sabbione ad ospitare, venerdì 18 aprile, il primo colloquio intimo concesso ad un recluso dell’Alta sicurezza. La decisione è ormai ufficiale, salvo sorprese dell’ultimo minuto. E’ pronta dunque la stanza dell’amore che si trova vicino alla sala dei magistrati, usata per i colloqui tra detenuti e familiari. La stanza è stata realizzata nell’istituto di pena di via delle Campore, a Terni, da una squadra di reclusi che si occupano di manutenzioni. L'individuazione del locale è stata fatta dalla comandante Vanda Falconi e dal direttore Luca Sardella.
Tutto è iniziato in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 26 gennaio del 2024 che ha dichiarato illegittime le norme dell’ordinamento penitenziario che vietano colloqui privati fra il detenuto e il partner da svolgersi in strutture adatte e senza il controllo della polizia penitenziaria. Va ricordato che l’iniziativa fa seguito ad un ricorso, accolto, presentato da un detenuto che sta scontando la sua condanna, sino al 2026, nella casa circondariale di vocabolo Sabbione. Un precedente per gli altri detenuti che ora in tutta Italia potranno chiedere l’accesso ai colloqui intimi con i rispettivi partner (mogli o conviventi) come scritto nelle linee guida diramate la scorsa settimana dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. L'ambiente che ospiterà i colloqui intimi è climatizzato, dotato di un letto e servizi igienici.
Le linee guida del documento del Dap indicano che “sono esclusi i detenuti sottoposti a regimi detentivi speciali di cui agli articoli 41-bis e 14-bis. I colloqui intimi dovranno avere la durata massima di due ore e per la loro concreta attuazione si confermano le consuete disposizioni, evidenziando, tuttavia, l'esigenza di videosorvegliare le zone antistanti i locali destinati ai colloqui intimi ed i percorsi per raggiungere i predetti locali. Di regola, si renderà necessario l'accompagnamento sia dei familiari che dei detenuti. Non potrà mai essere consentita la chiusura dall'interno della porta di accesso, così che i locali dovranno sempre ed inderogabilmente risultare accessibili al personale di polizia penitenziaria.
La biancheria necessaria (asciugamani, lenzuola o altro) sarà portata al colloquio direttamente dalle persone autorizzate e sottoposta a controllo. Le pulizie, da effettuarsi al termine di ogni colloquio, e la sanificazione ove necessaria, saranno svolte da un detenuto lavorante ammesso al regime ex articolo 21 interno, che non abbia quindi contatti con la restante popolazione detenuta”. E poi il Dap osserva che “nel caso di condotta irregolare, oggetto di pregressi rilievi disciplinari, la direzione dovrà valutare se la stessa sia indicativa di un pericolo per la sicurezza e l'ordine pubblico. In ogni caso, l'autorizzazione al colloquio intimo potrà essere negata nell'ipotesi di detenzione di sostanze stupefacenti e/o rinvenimenti, attribuiti al detenuto richiedente, di cellulari, di oggetti atti ad offendere o il cui possesso non è consentito, ovvero nell'ipotesi di partecipazione a disordini o condotte connotate da atti di violenza fisica”. Intanto sul fronte dei sindacati della polizia penitenziaria c'è qualche mal di pancia in quanto sostengono che andrebbe affrontato anche il tema del sovraffollamento.
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