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Stefano Bandecchi è un fiume in piena sul riassetto provinciale: "Via alla raccolta firme per il referendum. I no dei sindaci? Me ne frego"

Il sindaco di Terni annuncia la mobilitazione per le sottoscrizioni in vista della consultazione popolare

Alessandro Antonini

12 Luglio 2025, 11:30

stefano bandecchi terni sindaco

Stefano Bandecchi, sindaco e presidente della Provincia di Terni

Il referendum s’ha da fare. Per una Provincia dell’Umbria del Sud che sia “più grande e più ricca”. Il sindaco di Terni e presidente della Provincia, Stefano Bandecchi, dell’opinione dei sindaci “se ne frega”. Letteralmente. “Non contano niente”. Omettendo le contumelie. “A me interessano i cittadini e porteremo le firme per fare i referendum come prevedono legge e regolamento”, assicura al Corriere dell’Umbria. Bandecchi è un fiume in piena: sul riequilibrio territoriale annuncia un movimento di popolo. “E non mi stupirei se sull’onda della ribellione a questi politici la gente mettesse in moto una rivoluzione anche armata”. Anche questo, letterale.

- Sindaco e presidente Bandecchi, la preoccupa il no di 13 sindaci su 14 all’allargamento della Provincia di Terni?

Guardi, tanto per cominciare non mi posso confondere con l’umanità varia. Con tutto il rispetto per i sindaci di quei territori, quelli che contano sono i cittadini. E non i sindaci, che devono essere al servizio dei cittadini, come dètta la Costituzione, per il sociale e tutto il resto. Non sono nati col sangue blu. Per cui la loro opinione non mi fa né caldo né freddo. Noi andiamo avanti, con i cittadini che vogliono una Provincia più grande e ricca.

- C’è un pregiudizio su di lei?

La politica non capisce. Dal presidente del consiglio in giù, dalla destra alla sinistra, nessuno capisce. Non vogliono stare vicino a Bandecchi, gli viene l’orticaria: ma Bandecchi, e dopo le ultime sentenze va scritto in neretto, è un signore. Un signore che prende atto della volontà popolare: i cittadini vogliono l’allargamento della Provincia perché è il numero della popolazione che fa la ricchezza di un territorio. Come in Russia e in Cina, la ricchezza degli stati è fatta dal numero di persone che li popolano. Il consiglio comunale di Spoleto la pensa come me, ha approvato un regolamento per i referendum proprio in vista dell’uscita dalla Provincia di Perugia e l’entrata in quella di Terni.

- Quindi andrete avanti?

Certo. I sindaci non contano niente. Del loro no me ne frego. Seguendo le norme chiederemo l’opinione dei cittadini e raccoglieremo le firme comune per comune. Spoleto non mi preoccupa, l’80% della popolazione è d’accordo a creare una grande Provincia dell’Umbria del Sud, che chiameremo così per non far torto a nessuno, nominalmente. Fossi stronzo la chiamerei Provincia dell’Umbria, dato che i territori dell’altra non facevano parte dell’Umbria. Porteremo le firme nei consigli comunali, per fare i referendum secondo legge. La Regione dovrà prenderne atto e procedere al riassetto territoriale. Con buona pace dei sindaci.

- Non teme rappresaglie politiche?

Non temo nulla. Come detto io rappresento il volere dei cittadini. Abbiamo dei partiti, a destra e sinistra, che sono il peggio che si possa avere. Gente che lotta solo per un seggiolino, morti di fame veri. I cittadini potrebbero mettere in moto una rivoluzione, anche armata, non mi stupirei. La politica è in mano ai peggiori. Qui lo dimostra una destra che nella provincia di Terni non appoggia Ap, dopo che la stessa Ap ha appoggiato la destra per un anno. E la sinistra che sfodera personaggi di estrema sinistra che nulla hanno a che vedere con il moderatismo dell’Ulivo.

- Quando dice della lotta armata parla in senso figurato?

Dico solo, e lo ribadisco, che non mi stupirei se i cittadini imbracciassero le armi per ribellarsi a una politica che da 35 anni li impoverisce e li umilia. E’ un’ipotesi possibile.

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