L'INDAGINE
A sinistra il centro di Terni, a destra quello di Spoleto
Tredici (dei 14) sindaci dei Comuni dell’Umbria che dovrebbero staccarsi da Perugia per unirsi alla provincia di Terni dicono no alla proposta di riequilibrio territoriale. Solo Marisa Angelini, che guida l’amministrazione di Monteleone di Spoleto, rimane cauta e apre al confronto. “Non sono contraria a priori - dice - Il dibattito sulle due province umbre deve essere l’occasione per costruire coesione, non per creare divisioni”.
La sua però sembra essere una voce fuori dal coro e proprio mentre il comitato promotore dell’iniziativa dà il via alla raccolta di firme, dai Comuni - Spoleto in primis - arriva una bocciatura pressoché una unanime alla possibile riforma. Il commento - riportato testualmente nell’edizione di ieri - di Andrea Sisti, alla guida dell’amministrazione della città del Festival, è netto: “Della questione si discuteva venti anni fa, adesso i ragionamenti da fare sono altri”.
A chi parla di “isolamento” di alcuni territori che si sentono “abbandonati”, risponde per le rime il sindaco di Cascia Mario De Carolis: “Mai lasciati indietro. Eppure sì che di problemi ne abbiamo avuti tanti”. La proposta di riequilibrio territoriale, come spiegato dal presidente del comitato promotore Spoleto in provincia di Terni, Michael Surace, non è nata ora ma esiste da almeno una decina di anni. Adesso, però, la discussione sembra essere più concreta perché il sindaco di Terni e presidente della Provincia, Stefano Bandecchi, l’ha di fatto sposata. “Si tratta di una battaglia giusta e possibile”, ha detto nel corso della riunione che si è svolta lunedì pomeriggio a Villa Redenta. E al comitato che invita a “realizzare un sogno da cui può dipendere la sopravvivenza politico-economica del territorio” ha risposto: “Ho imparato che i sogni sono liberi. E che bisogna avere il coraggio di sognare: la provincia della Bassa Umbria è possibile ed è giusto che ci sia”.
Stefano Cimicchi, ex sindaco di Orvieto
“Bandecchi, evidentemente, non conosce la storia identitaria dell’Umbria, fatta di antiche città-Stato che non si sentono seconde a nessuno”. Così Stefano Cimicchi commenta la controversa proposta di una grande provincia. Alla luce della sua lunga esperienza amministrativa iniziata nel 1985 nella veste di assessore allo Sviluppo Economico e alla Cultura e poi come sindaco a partire dal 1991 – nel 1995 fu rieletto primo cittadino di Orvieto, al primo turno con elezione diretta, e ancora nel 1999 riconfermato alla guida della città fino a metà 2004 – ricorda come la parte del leone l’abbia sempre fatta Perugia. Da sportivo mette in chiaro che non è questione di derby, né di equilibrio geografico o campanilismo, piuttosto frutto del fatto che le traiettorie della politica non passano per i confini istituzionali, ma hanno altre direttrici. “Le linee dello sviluppo – afferma – dipendono da qualità di élite e capacità degli autoctoni. È il genius loci! Orvieto turisticamente ha sempre beneficiato del fatto di essere lambita dall’Autostrada del Sole, cosa che Città di Castello non ha avuto, ma di contro è nel nord dell’Umbria che si è sviluppata la metalmeccanica. Per grandezza Perugia è sempre stata percepita come più centrale, tranne che da Terni. Storicamente è lì che i vassalli sono sempre andati anche se per un territorio la concezione di essere sotto un altro ha sempre fatto venire l’orticaria”. Dal punto di vista storico-geografico, l’Orvietano si è sempre percepito poco affine sia a Terni che a Perugia, tanto che intorno al 1995 venne elaborato anche il progetto di una possibile scissione di Orvieto dall’Umbria. Già due anni prima si sarebbe dovuto svolgere un referendum popolare per la creazione di una nuova aggregazione territoriale: la Tuscia, che ricalcava la vecchia Tuscia romana, ed avrebbe inglobato il Viterbese e parti del Grossetano. “Una zona – osserva Cimicchi – sulla quale l’etrusca Orvieto aveva sempre espresso un forte potere nel passato. Anche senza muovere i confini politici, la città è in collegamento naturale con Bolsena”.
Simonetta Scarabottini, sindaco di Campello sul Clitunno
“Non mi sembra che la questione si possa affrontare in modo così semplice - spiega Simonetta Scarabottini, sindaco di Campello sul Clitunno in merito alla proposta di passare con la Provincia di Terni - con il personale della provincia di Perugia in questi anni abbiamo avviato rapporti e proseguito costanti collaborazioni; lavoriamo con i tecnici e gli uffici competenti. Abbiamo progetti già finanziati con l’ente di piazza Italia che devono essere portati a termine: e adesso che facciamo? Perdiamo tutto? Ovviamente non è possibile. Insomma, la questione mi sembra che vada affrontata in modo più razionale” invita il primo cittadino che si chiede: “In sostanza di che stiamo parlando? Nel mio territorio ad esempio stiamo lavorando con la Provincia alla riqualificazione della strada Flaminia, in un tratto per altro dove abbiamo assistito anche a tante tragiche morti e dove la riqualificazione è fondamentale”. “Credo servano i presupposti in questo tipo di proposte - conclude il sindaco Scarabottini - io ho fatto una scelta quando ho accettato di diventare primo cittadino: sono qui per fare, per raggiungere degli obiettivi per offrire un futuro migliore alla mia comunità. In questo tipo di progetti serve qualcosa di concreto”.
Antonio Ruggiano, sindaco di Todi
“A noi interessano i servizi, non i confini”: così Antonino Ruggiano, sindaco di Todi, intervenendo sul dibattito relativo all’equilibrio territoriale tra province. Un tema serio, evidenzia Ruggiano, che si sta trattando con una certa “esuberanza”. Il sindaco di Todi riconosce le criticità del sistema umbro, dove Terni è strutturalmente più debole rispetto a Perugia, ma boccia l’approccio che in questo momento viene seguito: “La raccolta firme, la conquista simbolica di altri comuni… Non è così che si risolve il problema”, dice. Per Ruggiano, la questione vera è quella dei servizi: sanità, trasporti, università. “Ci interessano servizi efficienti per la Media Valle del Tevere, non da dove arrivano. Che sia Perugia o Terni poco cambia”. Ruggiano si dice consapevole dell’isolamento di alcune aree come Norcia o l’Orvietano: “Chiudere i tribunali o lasciare interi territori senza cliniche convenzionate è assurdo”. Pur non escludendo un confronto serio sul riequilibrio territoriale, Ruggiano non crede che spostare i confini amministrativi sia la soluzione: “Noi siamo già al confine, il dibattito in corso ci interessa marginalmente. Quel che conta è offrire servizi di qualità, non cambiare etichette”.
Francesco Federici, sindaco di Massa Martana
“Quando ho sentito la notizia ho subito pensato fosse qualcosa di utopistico e lontano dalla logica del sistema politico. Non riesco ad avere un approccio propositivo da questo punto di vista, e non credo che la mia comunità sia troppo distante dal mio pensiero” dice il sindaco di Massa Martana, Francesco Federici. “Se ragiono da cittadino - aggiunge - credo che la nostra presenza nella provincia di Perugia, sebbene in una posizione geografica di confine, rappresenti un tratto identitario importante, radicato nella storia e nelle tradizioni della comunità, nonostante Terni sia sempre stata, e per certi versi continua a essere, un riferimento importante, anche dal punto di vista lavorativo, per tante famiglie del nostro territorio”. Secondo Federici inoltre, “ogni decisione concernente l’organizzazione territoriale deve essere presa tenendo presente l’interesse delle comunità locali, la tutela dei servizi e la possibilità di uno sviluppo equilibrato e sostenibile”. Per il primo cittadino inoltre, “il problema vero è un altro: sarà indispensabile capire che evoluzione avranno le Province come enti. Al momento sono enti di secondo livello, con personale e funzioni ridotte, e a mio avviso la priorità assoluta è che torni ad essere di primo, con una ridefinizione sostanziale delle loro funzioni e l’elezione diretta dei cittadini degli organi di governo”.
Mario De Carolis, sindaco di Cascia
Sul possibile riequilibrio territoriale in Umbria, il sindaco Mario De Carolis è netto: “Cascia storicamente fa parte della provincia di Perugia e non vedo alcuna ragione per cambiare”. Per il primo cittadino, l’ipotesi di allargamento dei confini della provincia di Terni non è tra le priorità del territorio: “Abbiamo problemi ben più urgenti, questa proposta arriva in un momento in cui non se ne avverte né l’utilità né l’urgenza”. De Carolis sottolinea come i rapporti con la provincia di Perugia siano sempre stati solidi: “Non ci siamo mai sentiti abbandonati. Se ci sono stati disagi, sono legati alle difficoltà economiche degli enti, non a una mancanza di attenzione”. E aggiunge: “Abbiamo sempre collaborato bene anche con Terni, ma l’identità territoriale di Cascia è chiara. Senza nulla togliere ai buoni rapporti istituzionali, la nostra collocazione naturale è con Perugia”. Il sindaco della città di Santa Rita ribadisce infine che la questione non può essere decisa a tavolino: “Si può collaborare in molti modi, ma cambiare provincia non è la strada giusta, noi siamo pronti a collaborare ma la nostra provincia di riferimento rimane Perugia”.
Giuliano Boccanera, sindaco di Norcia
Sull’ipotesi di un riequilibrio territoriale in Umbria, il sindaco di Norcia Giuliano Boccanera esprime forti perplessità. “Dobbiamo valorizzare l’identità della Valnerina, rafforzando i servizi essenziali come ospedali e assistenza per gli anziani, piuttosto che inseguire ipotesi di ridefinizione provinciale”, afferma. Secondo Boccanera, un allargamento della provincia di Terni comporterebbe per Spoleto la perdita immediata del tribunale: “La legge prevede un solo tribunale per provincia, e questo andrebbe a penalizzare fortemente il territorio”. Anche le promesse infrastrutturali, come la galleria sotto la Somma, vengono viste con scetticismo: “Sono opere costosissime che difficilmente verranno realizzate”. I vantaggi per il territorio derivanti da un eventuale passaggio da una provincia all’altra, secondo Boccanera sarebbero davvero inesistenti. Ma non è soltanto questo. C’è anche un discorso di identità dei cittadini, e sul punto il sindaco è chiaro: “A Norcia ci si sente parte della provincia di Perugia, e questo va rispettato”. Infine, sottolinea che scelte simili non possono essere imposte dall’alto: “Serve una consultazione popolare, non può decidere un singolo Comune”.
Giandomenico Montesi, sindaco di Cerreto di Spoleto
Il sindaco di Cerreto di Spoleto, Giandomenico Montesi non ha molta voglia di parlare della proposta di allargare la provincia di Terni con alcuni territori della Valnerina, lo Spoletino e Todi compreso. “Ho tante questioni da affrontare come amministratore che di questo aspetto adesso non ho tempo di occuparmi. L’ho già detto e lo ribadisco: vanno approfonditi i temi e i tempi così non ha alcun valore. Non posso aggiungere altro”, ha spiegato sintetico raggiunto al telefono durante una riunione. L’ipotesi di ridisegnare i confini delle due provincie umbre, che come sottolineano molti hanno un numero di abitanti come un quartiere di Roma, dunque non sembra convincere tutti i primi cittadini alle prese con i tagli delle risorse nazionali, il costo delle materie prime e i servizi ai cittadini da gestire.
Marisa Angelini, sindaco di Monteleone di Spoleto
“Ho partecipato all’incontro dell’associazione prima Spoleto sul tema: Restiamo con Perugia o passiamo con Terni? Al riguardo voglio essere chiara: non sono contraria a prescindere, serve un confronto per poter capire le reali ricadute della proposta”. Spiega il sindaco di Monteleone di Spoleto, Marisa Angelini. “L’incontro è stato un primo momento di confronto utile, nel quale sono emersi spunti significativi, dati concreti e posizioni diverse, ma anche la necessità di affrontare con senso di responsabilità i nodi dello sviluppo e della coesione territoriale in Umbria”. E ancora: “È fondamentale ascoltare il sentimento dei cittadini ma è altrettanto importante comprendere da dove nascano le criticità: se siano legate ai confini geografici o piuttosto a quelli amministrativi. Senza dati, confronti e un’indagine seria, si rischia di dare spazio solo all’emotività o alla strumentalizzazione politica. E questo non deve accadere. No a logiche di contrapposizione: la politica metta al primo posto i cittadini”.
Tullio Fibraroli, sindaco di Sant'Anatolia di Narco
“Anni fa quando si discuteva di istituire la terza Provincia con Spoleto e Foligno i presupposti erano altri, ma oggi non ritengo abbia senso ragionare di un riordino territoriale su base provinciale”. Così il sindaco di Sant’Anatolia di Narco, Tullio Fibraroli, sull’ipotesi di lasciare la Provincia di Perugia in favore di quella di Terni: “Siamo per nostra natura aperti al dialogo e non vogliamo assumere posizioni tipiche di chi indossa i paraocchi - spiega - ma le Province sono in difficoltà, l’iter è complesso e non riesco a vedere i vantaggi di un simile riequilibrio territoriale. Dopodiché si possono fare analisi e ragionamenti per approfondire, ma personalmente non credo che per i nostri territori sia il momento di cambiare Provincia”.
Fabio Dottori, sindaco di Scheggino
“Rispetto al passato le Province sono state svuotate di funzioni e risorse, per cui non si tratta di passare da una Provincia a un’altra, ma eventualmente di fare una riforma”, che però passa per il Parlamento. Questa la posizione del sindaco di Scheggino, Fabio Dottori, sull’ipotesi di riordino territoriale delle due Province dell’Umbria: “Devo dire che non abbiamo affrontato un dibattito in consiglio comunale né recentemente abbiamo avuto occasioni di confronto con la comunità, ma onestamente non riesco a capire quale sarebbe il vantaggio di passare con Terni, anche considerando - conclude - che il territorio comunale di Scheggino non è attraversato da strade provinciali né ha edifici scolastici di proprietà della Provincia”.
Filippo Marini, sindaco di Poggiodomo
“Sono andato alla riunione convocata a Spoleto per ascoltare dicendo comunque che ero contrario all’allargamento dei confini attuali della provincia di Terni - è il commento del sindaco di Poggiodomo, Filippo Marini - Ma mi sono ritrovato in una riunione di tutt’altro tipo. Non servono arringatori: serve parlare dei problemi reali dei territori e soprattutto serve risolverli”. E prosegue: “Serve parlare delle difficoltà che vivono ogni giorno i territori marginali e dare risposte concrete. Che fine farà l’ospedale di Spoleto che le scelte scellerate degli anni passati hanno distrutto danneggiando Spoleto e tutta la Valnerina? Sarà conservato? Oppure vogliamo parlare del futuro della sezione del tribunale di Spoleto? Dobbiamo parlare di questo. Invece ho avuto la sensazione che si trattasse di un’occasione per manifestare solo odio e frizioni nate nel passato nei confronti di Perugia più che parlare di quello che interessa veramente”.
Massimo Messi, sindaco di Preci
“Credo che le priorità siano altre - commenta Massimo Messi, il sindaco di Preci - ma mi chiedo: quali sono ora le ragioni di questa proposta? Si tratterebbe di fare una nuova provincia di Terni o una provincia di Terni-Spoleto-Valnerina? Onestamente - dice il primo cittadino - non conosciamo i termini della questione e noi a Preci come penso molti altri sindaci della Valnerina siamo per restare con la Provincia di Perugia. Perché? Perché non ci hanno detto nulla, non abbiamo alcuna informazione in merito a questo proposta e onestamente oggi non ne vedo l’utilità. A chi sostiene questo progetto chiedo le motivazioni alla base della proposta anche se qualcuno dubita che non vi siano dietro solo delle manovre politiche che a nulla servono per lo sviluppo economico e contro lo spopolamento che stanno vivendo i nostri paesi in Valnerina”, ha concluso Messi.
Attilio Gubbiotti, sindaco di Sellano
“Quest’operazione serve per raccogliere consensi a Spoleto o porta con sé un eventuale valore aggiunto?”. Se lo domanda il sindaco di Sellano, Attilio Gubbiotti, in relazione alla proposta del presidente della Provincia di Terni, Stefano Bandecchi, che vorrebbe sottrarre alla Provincia di Perugia 14 Comuni, tra cui Sellano. “Voglio anche sottolineare che Massimiliano Presciutti (nuovo presidente della Provincia di Perugia, ndr) sta manifestando attenzione verso i territori, compresi i nostri, e anche in termini di ripartizione delle risorse per la manutenzione della viabilità noi non riscontriamo criticità, anzi le giudichiamo eque. Abbiamo smembrato le Province ormai oltre dieci anni fa - evidenzia Gubbiotti - e ora si vorrebbe provare ad avviare un riordino territoriale; io credo - conclude il sindaco di Sellano - che occorra essere consapevoli delle priorità e dei percorsi che si intraprendono, che poi avrebbero per anni conseguenze nella vita dei cittadini”.
Agnese Benedetti, sindaca di Vallo di Nera
“L’Umbria ha soprattutto bisogno di rivedere la governance a livello comunale”. Commenta così la sindaca di Vallo di Nera, Agnese Benedetti, l’ipotesi di riequilibrio territoriale tra le due Province: “Credo che se in questa regione si voglia fare uno sforzo di ingegneria istituzionale si debba partire dai Comuni, favorendone le aggregazioni, affinché anche gli enti locali più piccoli siano in condizione di assolvere alle proprie funzioni. Comprendo - dice la sindaca - che da neo presidente della Provincia di Terni Bandecchi abbia un interesse ad avviare un ragionamento di questo tipo, ma la bussola devono essere i servizi per i cittadini e quindi la risposta che diamo alle nostre comunità e credo che si debba partire dai Comuni non dalle Province”.
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