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Sergio Grifoni, vice presidente e fondatore dell’ associazione Prima Spoleto
Sergio Grifoni, vice presidente e fondatore dell’ associazione Prima Spoleto rilancia il referendum, dopo essere finito sotto attacco della maggioranza dei sindaci (Spoleto, Valnerina e tuderte) che hanno detto no all'ipotesi di passare con la provincia di Terni. Un confronto per valutare i pro e i contro non può che essere auspicabile, ribadisce e lancia la consultazione: “Ma i cittadini sapete cosa vogliono?”.
- Grifoni, come è andata la riunione del 7 luglio?
La riunione, per quello che era l’intento dell’Associazione Prima Spoleto, è andata benissimo, vista la inaspettata partecipazione di persone di ogni appartenenza di pensiero. L’incontro non aveva la presunzione di dare precise indicazioni, ma era mirato esclusivamente a creare un momento di confronto fra cittadini e rappresentanti istituzionali che, nonostante siano decenni che si parla di questa possibilità di riequilibrio territoriale, non si erano mai rapportati concretamente. Di cittadini ce n’erano tanti, con l’intento di saperne di più; chi ha ritenuto opportuno non esserci per non farsi ascoltare, ha perso una grande occasione.
- Come si trova un politico di lungo corso come lei a confrontarsi con il sindaco Bandecchi?
Ho conosciuto Bandecchi in questa occasione e, riconosco che, per ciò che concerne i consolidati e tradizionali format discorsivi della politica, il suo modo di fare e dire è sicuramente inedito. Il confronto però era, non tanto con Bandecchi persona, ma con il sindaco di Terni. Questa considerazione forse doveva essere fatta anche da qualcuno degli assenti. Non esserci, soprattutto per il sindaco di Spoleto, è stato a mio avviso uno sgarbo istituzionale. Una defezione risanata in parte dall’apprezzata presenza del dr. Trippetti, presidente del Consiglio Comunale spoletino.
- Molti sindaci restano però critici se non proprio contrari: perché secondo lei? Mantengono una posizione per partito preso o hanno reali motivazioni storico amministrative? Pensa che cambieranno idea?
Mi sarebbe piaciuto che avessero manifestata la loro opinione a Villa Redenta. Comunque rispetto le loro considerazioni, che sono sicuramente frutto di esperienze quotidiane perché, non dimentichiamolo, i sindaci sono quelli che operano nella trincea dei problemi e dei retaggi storici ed amministrativi. Mi pongo solo una domanda: sono proprio sicuri che il loro pensiero sia quello della maggioranza dei cittadini che amministrano? Se la risposta è Sì, significa che la posizione acquisita non è per partito preso, ma per logica deduzione. Se dovesse essere No? Il sindaco di Monteleone si è dichiarata aperta al confronto. Mi sembra una mossa prudente, proprio per le considerazioni che ho appena palesato.
- I critici parlano di questioni politiche dietro questa proposta, cosa risponde?
Non lo so se, da parte di chi ha rilanciato la questione, ci siano o meno opportunità politiche. Come lei asseriva, da politico di lungo corso, ho ormai preso coscienza che gli opportunismi politici possono trovarsi, sia in chi fa mirate proposte, sia in chi le respinge senza prima averle approfondite.
- Ora il suo obiettivo sono i cittadini: coinvolgere le comunità in questa decisione. Ma il referendum comunale è possibile?
L’obiettivo di Prima Spoleto è quello di approfondire la tematica e informare i cittadini sui pro e i contro della proposta. Poi saranno loro a fare le dovute considerazioni. Per esempio valutare cosa potrebbe accadere per il Tribunale, per l’Ospedale, per le infrastrutture, per il turismo e lo sviluppo economico in generale. Dire si oppure no senza approfondimento, rischia di essere superficiale. Per quanto riguarda il Referendum, a Spoleto è possibile, visto che il Comune finalmente si è dotato dell’apposito Regolamento senza il quale tale opportunità sarebbe stata preclusa.
- Ci spieghi: qual è l’iter?
Ci deve essere innanzitutto un Comitato promotore del Referendum (se non erro già esiste); la regolarità della proposta referendaria dovrà essere approvata dall’apposito Comitato dei garanti e, in caso affermativo, dovrà iniziare la raccolta firme, per un numero minimo del 7% degli aventi diritto, ovvero circa duemila. Dopo di che, effettuata la consultazione cittadina, dovrà esprimersi il consiglio comunale. I tempi potrebbero quindi non essere lunghissimi.
- Se i cittadini dovessero dire di No cosa farà?
L’amletico dubbio sulla reale volontà popolare del riequilibrio sarebbe definitivamente risolto e così di questo non si parlerà più per anni.
- Quali sono, secondo lei, i vantaggi in termini pratici, infrastrutture in prima battuta, di questo nuovo assetto regionale?
Le rivelo il mio pensiero strettamente personale. Se ogni tanto si risveglia questo desiderio di cambiamento, forse è perché si riaccende il senso di mortificazione di un territorio. Faccio solo due esempi comprovabili: da Foligno a Perugia, in quarant’anni, nell’arco di ventisette chilometri, sono state costruite quattro grandi arterie stradali di collegamento veloce; la nostra Tre Valli aspetta dal 1972 il suo completamento, ovvero da 53 anni, lasciando la città appendice della grande comunicazione, senza ciò uno sbocco verso sud, per noi vitale. Stessa cosa per il nostro ospedale, spogliato anno dopo anno da vent’anni a questa parte.
Certo, è soprattutto colpa nostra, ma è anche vero che, non avendo persone nei posti strategici, non abbiamo ricevuto un adeguato sostegno sussidiario da parte degli altri. Il mio è un discorso che va oltre l’Ente Provincia. Sono stato sempre dell’idea che meglio essere sottufficiale su una Fregata, che ufficiale su una Corvetta. Se però nella Fregata ti tocca fare il mozzo o poco più, può nascere il desiderio di scendere e mettere in mare la scialuppa di salvataggio. Vuole che sia più chiaro? Se unirsi a Terni non ci cambia la situazione: perché dovremmo farlo? Se invece può significare trovare forti alleanze per completare la Tre Valli, fare il traforo sotto la Somma, accelerare il raddoppio ferroviario, ricostituire il Consorzio industriale Terni-Narni-Spoleto, creare un asse strategico fino a Rieti e a Civitavecchia, mantenere il Tribunale, far costruire il nuovo ospedale ternano, non dove è previsto, ma dove sboccano le nostre gallerie, perché dovremmo scartare a priori l’ipotesi? Sto forse sognando? Magari sì, ma le cose migliori sono sempre nate da un sogno e una visione.
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