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Il caso

Amelia, nessun colpevole per la morte della ragazza di 18 anni. Assolto il fidanzato anche in appello

La pubblica accusa aveva chiesto per l'imputato una condanna a quattro anni e tre mesi di reclusione. E' stata invece confermata la sentenza di primo grado

27 Giugno 2025, 05:51

droga ragazza overdose morta

Francesco Gnucci assolto anche in appello

Assolto in primo grado dal Tribunale di Roma - la sentenza con rito abbreviato è del 13 novembre dello scorso anno - e ora assolto anche dalla Corte d'assise d'appello di Roma. Non ci sono responsabilità, secondo i giudici che si sono sin qui espressi, da parte di Francesco Gnucci, 25enne di Amelia, per la morte della fidanzata Maria Chiara Previtali, tragicamente scomparsa all'età di 18 anni nella notte fra il 9 e il 10 ottobre del 2020 ad Amelia.

La sentenza d'appello è stata emessa giovedì 26 giugno al termine di una camera di consiglio relativamente breve e dopo che le parti - la Procura generale che aveva impugnato l'assoluzione in primo grado, le parti civili, ovvero i familiari della ragazza rappresentati dall'avvocato Manlio Morcella, e il legale difensore di Gnucci, avvocato Francesca Carcascio - hanno espresso le proprie posizioni. Procura generale e legale delle parti civili hanno chiesto, con più argomentazioni, che venisse riconosciuta la penale responsabilità del 25enne amerino, già indagato per omicidio preterintenzionale e per il quale, in aula, è stata chiesta una pena di quattro anni e tre mesi di reclusione.

Di contro la difesa ha sottolineato la corretta lettura della vicenda, sul piano giudiziario, già emersa con la sentenza di primo grado che aveva portato all'assoluzione di Gnucci, accusato di aver fatto assumere alla fidanzata una dose di eroina acquistata a Roma, a Tor Bella Monaca, per festeggiare insieme il diciottesimo compleanno di Maria Chiara. E, una volta tornati ad Amelia, di aver favorito la successiva assunzione di cocaina e alcol che, uniti all'eroina, avevano causato la morte della ragazza durante la notte seguente per arresto cardiocircolatorio.

“Una sentenza di appello - osserva l’avvocato Manlio Morcella - obiettivamente non prevista. Una sentenza che conferma la decisione di primo grado assai discutibile: al punto che è stata appellata dall’Ufficio di Procura ed ora molto criticata dal pg nella sua requisitoria. Attendiamo di leggere le motivazioni, ma anticipiamo sin d’ora, a motivazioni sconosciute, ogni iniziativa atta a consentire un verdetto della Cassazione, cui si dovrebbe pervenire. Su impulso della Procura generale, che sarà nostro onere stimolare. Il nostro convincimento - conclude il legale - è esattamente opposto a quello maturato dai giudici del merito, in primo e secondo grado. E crediamo sia convincimento fondato giuridicamente, anche se, al momento, può apparire il contrario. Vedremo. D’altra parte non è la prima volta che lo snodo di una vicenda processuale si risolva innanzi alla Suprema Corte, nella quale confidiamo assai. La partita non è affatto chiusa”.

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