Il caso
Il carcere di vocabolo Sabbione a Terni
Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, tuona contro la Regione dell'Umbria e l'Usl a proposito del caso del giovane detenuto che si è impiccato in una cella del carcere di vocabolo Sabbione. La tragica vicenda si riferisce al detenuto ternano, ristretto per reati legati a maltrattamenti in famiglia, che nel pomeriggio di giovedì primo maggio scorso si è tolto la vita nella sua cella di vocabolo Sabbione. Una tragedia che ha scatenato le ennesime polemiche e battaglie politiche sulla situazione delle carceri tra sovraffollamento, poco personale penitenziario e sanitario e aggressioni all’ordine del giorno.
Un tema caldo e delicato che è finito anche nel dibattito di lunedì 5 maggio in consiglio comunale con un atto di indirizzo dei consiglieri del Pd. Poche ore prima il primo cittadino aveva puntato il dito contro la Regione e la Usl in un video postato sui social. La Regione aveva chiamato in causa il ministro Nordio, chiedendogli di venire di persona a verificare le condizioni delle carceri in Umbria, ma il sindaco sbotta: “Lo scorso mese di aprile palazzo Spada aveva sollecitato Regione Umbria ed Usl Umbria 2 a un intervento proprio nei confronti del ragazzo, attraverso una lettera a cui nessuno però ha dato risposta. La Regione - dice Bandecchi - ha scaricato sul carcere la responsabilità di ciò che è successo. Nel mese di aprile, il Comune di Terni ha scritto alla Usl e ha chiesto un supporto per questo ragazzo, perché era chiara la strada di questo ragazzo. Smettiamo di fare i politici da baraccone e cominciamo ad assumerci le nostre responsabilità”.
Il caso è approdato in consiglio comunale: “Ci sono detenuti che stanno in cella più per motivi sanitari che penali –ha detto Bandecchi – quel giovane era una persona che non doveva varcare le soglie del carcere perché i suoi problemi erano solo sanitari, non possiamo dire che tossicodipendenti o alcolisti sono solo problemi sociali, a Terni abbiamo strutture socio-sanitarie inadeguate al territorio, Perugia non ne ha una di struttura socio-sanitarie ma tutte sanitarie, ci sono persone che per anni hanno gli stessi problemi, per alcuni ci sono farmaci, per altri nulla, non si ha assistenza psichiatrica che potrebbe riabilitare.
Conosco bene la problematica, mio fratello si è tolto la vita per questo motivo, è difficilissimo, ad ogni angolo c’è un bar e anche uno spacciatore: il tema va affrontato partendo dal territorio che ha bisogno di strutture sanitarie che non possono gravare sul Comune, dunque la Regione e la Usl devono essere presenti con maggiore attenzione sulle persone, questo per non mettere in una squallida galera chi ha situazioni particolari, servono ambienti in strutture adeguate, sì al tavolo congiunto, ma il problema deve essere messo a terra senza demagogia. Dico alla Regione – ha concluso Bandecchi – che le spiegazioni non le deve dare il governo ma la stessa Regione con l’Usl: ci devono spiegare come mai questo giovane stava in galera”.
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