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POLITICA

Ecco come alle europee turlupinano gli elettori

Ormai sono una specie di taxi per mirabolanti carriere del giorno dopo

31 Agosto 2025, 16:02

Ecco come alle europee turlupinano gli elettori

Oltre 6000 umbri turlupinati da Matteo Ricci. Assieme ad altri centomila marchigiani, toscani e laziali. Come il mezzo milione di cittadini del sud beffati da Antonio Decaro e gli oltre centomila elettori, sempre del mezzogiorno, “vittime” di Pasquale Tridico. Ormai le elezioni europee sono una specie di taxi per mirabolanti carriere del giorno dopo. Si dice di candidarsi per rappresentare il proprio territorio e difenderne gli interessi a Bruxelles e a Strasburgo, ma è una patacca lunga dodici mesi...

Pare che la sinistra – come dimostrano le elezioni d’autunno in varie regioni – debba imbrogliare gli italiani per fare alleanze e tentare l’assalto alle istituzioni locali. Addirittura nel caso di Matteo Ricci, candidato a governatore nelle Marche, non ci si pone nemmeno il problema di un’indagine abbastanza delicata. Si caricano le truppe verso la fortezza da conquistare e tanti saluti al popolo che lo votò alle europee dodici mesi fa.

Non che fosse chissà quale performance... nella circoscrizione dell’Italia centrale Ricci prese ben diecimila voti meno del generale Vannacci, che non ci ha affatto pensare a fare ciao ciao agli elettori. Nel caso dell’esponente Pd il potere da sognare vale più della parola data nelle urne. La questione non riguarda solo Ricci. Nella circoscrizione dell’Italia meridionale sempre nel Pd Antonio Decaro ottenne un trionfo. Tra Puglia e Basilicata, Abruzzo e Molise, Campania e Calabria, il bottino fu attorno al mezzo milione di preferenze personali. Ora anche lui saluta quegli elettori, le sei regioni che voleva rappresentare nella Ue non contano più nulla per lui e se i suoi rivali e predecessori Emiliano e Vendola restano a casa senza candidarsi, lui corre per la Puglia. Smemorato verso chi lo ha votato, ingrato verso chi lo ha preceduto, ingordo di potere dopo dieci anni da sindaco per altri dieci anni – se vince – da governatore.

Ancora più clamoroso l’altro caso del sud. I voti raccolti da Tridico nei Cinque Stelle furono 118mila circa (meno della metà di Avs) e alla faccia di tutte le promesse sui mandati – “due e basta”, “Non si interrompe un incarico per averne un altro” – l’inventore del reddito di cittadinanza si propone ai calabresi perché Giuseppe Conte lo vuole. In totale, tre candidati alle regionali e 722mila italiani fregati dalle promesse elettorali di un anno fa. Domandina: se perdono – tutti e tre o uno o due di loro – che fanno, restano in regione a fare l’opposizione o rimangono in Europa? Un anno dopo si registra un rispetto inesistente per gli elettori. È come se aggiornassero i vecchi slogan. Ora diranno “vogliamo rappresentare gli interessi dell’Europa nelle nostre regioni?”.

Insomma, dalla fine del dibattito sul terzo mandato, da sinistra si dà il via libera, invece, al mandato annuale e rinnovabile… sembra di assistere alla fine ingloriosa dei partiti, incapaci di reclutare, selezionare, candidare una classe dirigente alternativa a quelli che già occupano poltrone ben remunerate. Siamo al dito su un nervo scoperto della politica italiana ed europea: l’uso strumentale delle elezioni europee per fini interni o personali. È abbastanza orrendo lo spettacolo offerto da quei candidati “di punta” che hanno preso centinaia di migliaia di voti per mollare dopo dodici mesi Strasburgo, lasciando il seggio a qualcuno eletto con una frazione dei voti raccolti: è problema democratico e di rappresentanza.

Se i desideri dei tre candidati di Pd e Cinque stelle dovessero sciaguratamente avverarsi, al posto loro andrebbero le seconde linee con poche decine di migliaia di voti, grazie al meccanismo delle preferenze e delle rinunce per “altro incarico”: gli elettori votano per un nome, ma trovano un altro in Parlamento. Questo genera sfiducia. Nulla di illegale, per carità. Ma emerge una gigantesca questione etica e politica nei confronti dei sempre meno elettori che si recano alle urne. Che cosa si potrebbe fare per evitare il bis di questi comportamenti? Ad esempio, obbligare chi si candida alle Europee a rinunciare agli altri incarichi (o viceversa) con il meccanismo dell’ineleggibilità, molto più forte rispetto all’incompatibilità.

Oppure altro ancora. E comunque è una rappresentazione distorta del mandato elettorale. I cittadini votano per dei nomi che sanno già che (forse) non vedranno mai all’opera in Europa. E ogni volta che succede, l’astensionismo e la sfiducia crescono. È questo, forse, il vero “crollo” dei partiti.

Vietato lamentarsi, poi, se le urne elettorali sono sempre più deserte. Lo avete voluto voi, signori dei partiti...

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