Attualità
Sarà veramente il ponte degli italiani. La grande opera approvata la scorsa settimana non è un affare limitato solo a Reggio Calabria e Messina. Ma riguarda tutta Italia e non solo. Perché formalmente rientra nel tracciato europeo della E45, che parte da Gela e arriva in Norvegia toccando anche Umbria e Toscana.
Ed è sbagliato sottovalutarne l’importanza anche per i territori dell’Italia centrale nel dibattito pubblico italiano. Il Ponte sullo Stretto fa parte della E45, una delle principali strade europee del sistema E-road (rete stradale internazionale promossa dall’Unece). Come abbiamo accennato il percorso parte da Gela in Sicilia, attraversa la Calabria, poi l’Umbria e la Toscana; e risale l’Europa fino ad Alta, in Norvegia, per ben 5.000 km totali.
In sostanza, e anche nella forma il ponte tanto caro a Matteo Salvini è l’anello mancante di una direttrice europea. Purtroppo questo aspetto è poco percepito, perché il dibattito sulle infrastrutture è frammentato, si tende a vedere i progetti riguardanti nord, centro e sud come qualcosa di scollegato. Per dirla tutta, la E45 non è una strada locale o al massimo nazionale, bensì assume la dimensione di asse europeo.
La carenza, per quel che concerne il tratto umbro-toscano della E45, riguarda proprio gli standard europei: carreggiate spesso senza corsie d’emergenza, fondi ammalorati, limiti di velocità ridotti. E il tema riguarda anche la scarsa comunicazione istituzionale. Finora i governi non hanno mai davvero promosso il Ponte come parte della “grande dorsale europea E45”, né spiegato che impatto sistemico potrebbe avere. Completare davvero la E45 europea avrebbe benefici anche per Umbria e Toscana. Ovviamente partendo dall’adeguamento dell’arteria nel centro Italia e sviluppando interconnessioni efficienti con l’Adriatico, il Tirreno e la rete ferroviaria. Cioè, l’obiettivo deve essere il sistema logistico integrato e non un’opera isolata.
E così il Ponte potrebbe anche rafforzare il ruolo centrale dell’Umbria come snodo logistico tra Sud e Nord Europa — ma solo se tutto potenziando l’intero corridoio. Ecco perché è importante la comunicazione, oltre all’azione effettiva. Se si vuole dimostrare l’utilità dell’opera per tutti gli italiani, occorre lavorare proprio su quanto abbiamo cominciato ad illustrare. Basterebbe spiegare l’ampiezza della rete stradale. Dopo Sicilia a Calabria, la E45 europea toccherà Basilicata, Campania, Lazio, Umbria, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e (Alta, a nord del Circolo Polare Artico).
Soffermandosi sulle zone di nostro interesse territoriale, sappiamo che il tratto umbro-toscano della E45 è tra Cesena e Orte, passando per Sansepolcro (AR), Città di Castello (PG), Umbertide, Perugia, Todi e Terni. Per renderla a norma rispetto ai requisiti richiesti per essere considerata corridoio strategico europeo, c’è necessità di intervenire sulla strada a carreggiata singola in molte zone, realizzazione di corsia d’emergenza, intervenire sull’asfalto usurato e sui limiti di velocità ridotti (a volte anche 60 km/h!). Per non parlare di chiusure e deviazioni per la manutenzione.
Il dossier è stato ripreso in mano dal ministero delle infrastrutture dal 2023 in poi e cominciano ad esserci progetti attivi.
Il raddoppio della carreggiata in tratti critici (Umbertide–Perugia).
La messa in sicurezza dei viadotti.
Si comincia a lavorare sul rifacimento dell’asfalto e della segnaletica.
Vanno segnalati anche i lavori in corso o in fase di progettazione da parte dell’Anas, con diversi interventi sulla E45 — specialmente nel tratto Orte–Cesena.
Sulla riqualificazione della Orte–Cesena il costo complessivo stimato è oltre 1,6 miliardi di euro. Lunghezza totale coinvolta: circa 300 km. Alcuni lotti sono in cantiere, altri in progettazione, altri ancora fermi.
Altri progetti riguardano la parte sud dell’Umbria, tra Orte, Terni e Perugia. Poi la parte tra Perugia, Umbertide e Città di Castello. E infine il tratto Toscana (Sansepolcro – Pieve Santo Stefano – Verghereto). Se non ci saranno intoppi, si potrà finalmente entrare a pieno titolo in quel corridoio strategico europeo che, se ha bisogno di finanziamenti ulteriori, è certo che porterà benefici notevoli al territorio. Sta alle istituzioni alle autorità regionali coinvolte tentare di guadagnare ulteriori risorse, anche e soprattutto europee, per completare gli interventi necessari. Il progresso è una conquista quotidiana.
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