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Eugenio Finardi, la magia del concerto a Gubbio con mezzo secolo di musica d'autore. Domani l'appuntamento a Collazzone

Luca Mercadini

04 Settembre 2025, 16:51

Eugenio Finardi, la magia del concerto a Gubbio con mezzo secolo di musica d'autore. Domani l'appuntamento a Collazzone


Eugenio Finardi ha fatto centro nella magica cornice di Piazza Grande, gremita da 1000 fan. E ha fatto centro pure l'organizzazione in uno degli appuntamenti più attesi del Gubbio DOC Fest, andato in scena venerdì 29 agosto.
Il cantautore milanese ha celebrato con il pubblico eugubino i suoi 50 anni di carriera in un concerto memorabile che ha saputo unire emozione, potenza e grande musica, in attesa di fare il bis domani, venerdì 5 settembre, nella seconda data umbra del suo tour a Collazzone, nell'ambito della XXIII edizione di Musica per i borghi.

La serata è iniziata con i ricordi eugubini dell'Extraterrestre della musica italiana in un crescendo di emozioni fino al gran finale con le canzoni più note accompagnate dal battimano incessante del pubblico. "Per me è un onore suonare in questa meravigliosa piazza - ha esordito Finardi -, tra le più belle d'Italia. Piazza che conosco bene perché sono venuto altre volte, ma con il palco rivolto al Palazzo dei Consoli. E poi quanti ricordi mi legano a Gubbio, al Teatro Romano e ai festival dell'Unità. Ma dicevo del fascino immenso di Piazza Grande che dura da una vita. Ecco allora che mi sovviene il ponte Morandi che è vissuto invece appena 50 anni…".


Finardi ha detto di essere "l'artista più adatto a questa serata, continuo tradimento del luogo comune che ero prima". E presentando il primo brano "Futuro" ha spiegato come "i suoni siano quelli di oggi, ma la provocazione è evidente, perché il tempo sette quarti l’intelligenza artificiale non lo sa ancora fare".


Con la consueta intensità e la sua inconfondibile voce, Finardi ha così ripercorso mezzo secolo di musica d'autore, mescolando brani storici con le nuove tracce del suo ultimo lavoro discografico “Tutto 75-25”, accolte con entusiasmo e curiosità da un pubblico attento e coinvolto.

Ad accompagnarlo sul palco, tre musicisti straordinari con cui Finardi ha creato un'intesa perfetta, capace di generare atmosfere avvolgenti, improvvisazioni raffinate e momenti di rara intensità. Generazioni che si incontrano sia sul palco, che tra la platea con un pubblico di ogni età. Ecco allora "Le ragazze di Osaka", della notissima "Dolce Italia" che hanno fatto da prologo alla spiegazione del nuovo album Tutto: "Perché c'è dentro di tutto con tante citazioni del passato".


I ricordi vanno anche all'unica registrazione fuori Italia, negli Stati Uniti, prima di "Non è nel cuore", canzone degli anni '70 con "l'amore fatto di gioia ma anche di noia". Finardi racconta di essere stato folgorato, nella sua carriera, dal "mito delle muse che regalano l'ispirazione ma poi se ne vanno". Gli è successo con una donna molto intelligente, ma anche complicata dopo una telefonata di 40 minuti. "È lì – rivela- che ho scritto il testo più bello". La canzone si chiama Uomo e Finardi l'ha dedicata al padre, così come Patrizia è invece per tutte le donne della sua vita. Per la figlia che ha 26 anni e ha deciso di fare "saggiamente la discografica e non la cantante" ecco "I venti della Luna" che portano misteri e segreti.

Ogni canzone è introdotta con parole sincere, riflessioni lucide e racconti che hanno reso l'esibizione un vero e proprio dialogo con il pubblico. Come "Mio cucciolo d'uomo" scritta 35 anni fa quando nasceva il figlio Emanuele. E ancora "La battaglia" con il pensiero rivolto invece ai figli che crescono, prendono il volo e vanno via. Figli - dice la canzone - che "conoscono il mondo ma non chiamano mai", ma - spiega l'artista milanese - "forse sono io che confondo la verità".


Tra applausi e acclamazioni Finardi dimostra, ancora una volta, la forza della sua "musica ribelle", capace di parlare al cuore e alla mente, con testi che abbracciano la storia, la politica, la spiritualità e l'esperienza umana in tutte le sue sfumature. Come "Lei si illumina", brano di 11 anni fa: "Avevo 62 anni e ho cominciato a pensare, come fanno tutti gli uomini prossimi alla pensione, a cosa fare. Le donne no, le donne a quest'età sono diverse da noi e acquisiscono luce".


Nella serata eugubina uno sguardo va anche alla scienza e alle leggi del volo. E' la canzone "Bernulli" composta "all'ottavo piano di uno studio milanese mentre giocavo con la chitarra e facevo aeroplanini di carta". E poi l'omaggio a Ivan Graziani: "Sarò a Teramo per celebrare gli 80 anni del mio grande amico, persona buona, cosa non comune in questo ambiente, chitarrista di Battisti, che sapeva unire il rock con una cultura popolare arcaica". Come quella de "Il prete di Anghiari" che precede "Radio" scritta nel tram numero 11 a Milano, di notte, "mentre andavo a condurre una delle solite interminabili trasmissione radiofoniche". La radio che "se è libera veramente, libera la mente".


Il pubblico canta con Finardi e si prepara al gran finale con "Musica ribelle" che ti entra "nelle ossa e nella pelle e nessuno ci potrà fermare e lotteremo per migliorare", fino a "Extraterrestre portami via", perché "voglio una stella che sia tutta mia". Una serata che ha saputo coniugare celebrazione e innovazione, passato e futuro, lasciando negli spettatori il segno indelebile di un artista autentico e senza tempo. Il DOC Fest ha così reso omaggio a un maestro della canzone italiana, recentemente premiato con il Premio Tenco alla carriera, salutandolo con un lungo applauso, mentre le luci di Piazza Grande illuminano i volti emozionati di chi, per una sera, ha viaggiato insieme a Finardi tra le galassie della musica e dell'anima.

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