CINEMA
Quante volte, insieme ad amici o parenti, vi siete messi a discutere sui film più belli di sempre, facendo l'imperdonabile errore di provare a classificarli finendo, il 99% delle volte, a litigare. C'è chi ci ha pensato al posto vostro, e non parliamo di un semplice appassionato della settima arte, ma di oltre 500 registi, star e addetti ai lavori del calibro di Pedro Almodóvar, Sofia Coppola, Barry Jenkins, Guillermo del Toro, oltre che ad attori di fama mondiale come Mikey Madison, John Turturro e Julianne Moore. Tutti loro sono stati chiamati ad esprimersi nella loro - personale - top 10 dei film usciti dal 1° gennaio ad oggi. A rielaborare i voti e stilare la classifica poi ci ha pensato la redazione di uno dei più importanti e prestigiosi quotidiani sulla faccia della Terra: il New York Times.
10. The Social Network: diretto da David Fincher e uscito in sala nel 2010, racconta la nascita di Facebook, il social network che ha rivoluzionato il mondo. Al centro la rete di rapporti tra Mark Zuckerberg, studente di Harvard, il suo amico e braccio destro Eduardo Saverin e i gemelli Winklevoss, che citeranno in giudizio il futuro fondatore dichiarando di essere stati derubati dell'idea. La pellicola ha vinto 4 Golden Globe, tra cui il più importante, miglior film drammatico, e ha ottenuto 8 candidature agli Oscar 2011, vincendone 3, ossia quello per la miglior sceneggiatura non originale, quello per la miglior colonna sonora e quello per il miglior montaggio.
9. La città incantata: è forse film di animazione più popolare e amato del maestro Hayao Miyazaki e di tutto lo Studio Ghibli. Uscita in sala nel 2001, narra le avventure di Chihiro, una bambina di dieci anni che si introduce senza rendersene conto, insieme ai genitori, in una città incantata abitata da yōkai (spiriti). Qui i genitori della bambina vengono trasformati in maiali dalla potente maga Yubaba e la piccola protagonista decide di rimanere nel regno fatato per tentare di liberarli. Diventò il film di maggior successo della storia del Giappone, incassando 330 milioni di dollari.
8. Get Out - Scappa: E' il film d'esordio del regista Jordan Peele, tra i principali esponenti del genere horror nel 21esimo secolo. La trama segue un giovane uomo di colore (Kaluuya), che scopre segreti scioccanti quando incontra la famiglia della sua ragazza bianca (Williams). È stato un grande successo commerciale, incassando 255 milioni di dollari in tutto il mondo con un budget di 4,5 milioni di dollari. Acclamato da pubblico e critica ha vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
7. Eternal Sunshine of the Spotless Mind: Jim Carrey e Kate Winslet sono i protagonisti di una commedia drammatica potente e senza tempo. Quando lui scopre che l'ex fidanzata si è rivolta a una clinica per cancellare dalla sua mente tutti i ricordi riguardanti la loro storia, decide di fare lo stesso. Il titolo del film, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, è stato ripreso da un verso dell'opera Eloisa to Abelard (1717) del poeta inglese Alexander Pope. Diretto da Michel Gondry, ha vinto - nel 2005 - l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
6. Non è un paese per vecchi: I fratelli Coen dirigono un entusiasmante Javier Bardem nei panni di un killer psicopatico che semina il panico nei nei territori selvaggi al confine con il Messico. La pellicola, tratta dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, ha ricevuto otto candidature ai premi Oscar 2008, vincendo quello per il miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura non originale ai fratelli Coen, e quello per il migliore attore non protagonista a Javier Bardem.
5. Moonlight: Narra in tre atti l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta di un giovane uomo afro-americano omosessuale cresciuto in un quartiere malfamato di Miami. La pellicola, diretta da Barry Jenkins, ha dominato la cerimonia degli Oscar del 2017, portando a casa le statuette al miglior film (il primo a tema Lgbt a ottenere questo riconoscimento), attore non protagonista e sceneggiatura non originale. Il film è stato acclamato in maniera universale sia dalla critica che dal pubblico.
4. In the mood for love: capolavoro del 2000 diretto da Wong Kar-wai. narra una storia d'amore universale, ma calata negli anni '60 durante il periodo della progressiva occidentalizzazione di Hong Kong e del crollo degli imperi coloniali, così da assumere una funzione metaforica rappresentando il cambiamento irreversibile causato dalle decisioni prese nella propria vita. Nonostante la trama molto articolata, il film non ha una vera e propria sceneggiatura, e molte scene furono improvvisate dagli attori sul canovaccio dato dal regista.
3. Il petroliere: è il film che consacra Paul Thomas Anderson tra i migliori registi della sua generazione. Dirige Daniel Day-Lewis in quella che per molti critici è tra più grandi interpretazioni di un attore nella storia del cinema. Dà il volto a Daniel Plainview, un modesto minatore che acquista un giacimento petrolifero e diventa un losco affarista. Il film, che tocca in maniera profonda temi complessi come la ferocia della natura umana, il capitalismo, la religione, l'ottimismo e l'ossessione.
2. Mulholland Drive: semplicemente il film che incarna nel migliore dei modi l'estro creativo e l'idea di cinema di David Lynch. Dentro al racconto che narra lo strano legame tra una aspirante attrice appena arrivata ad Hollywood e una donna enigmatica affetta da amnesia. Lynch ha dato al film lo slogan "Una storia d'amore nella città dei sogni". Il regista si è rifiutato di fornire una spiegazione delle sue intenzioni per la narrazione, lasciando al pubblico, ai critici e ai membri del cast di speculare su ciò che traspare.
1. Parasite: è la pellicola sudcoreana a prendersi la corona di miglior film dei primi 25 anni del 21esimo secolo. Bong Joon-ho è il regista del film uscito nel 2019 e che ha dominato la cerimonia degli Oscar 2020, il primo in lingua non inglese ad aggiudicarsi la statuetta più importante del concorso. Racconta le vicende dei membri della famiglia di Ki-taek, tutti disoccupati, e che sviluppano un singolare interesse per i ricchi Parks e per il loro stile di vista glamour fino a che non rimangono coinvolti in uno strano incidente. La disuguaglianza sociale e la lotta di classe, il parassitismo, e la polarizzazione tra ricchi e poveri sono i temi che dominano la pellicola.
Nella lista da oltre 100 titoli, per trovare gli assenti più clamorosi, può bastare fare mente locale dei registi che non sono citati o poco rappresentati dalle loro pellicole. Per noi italiani è facile partire dai nostri autori più amati. Nella classifica del New York Times, a rappresentare il tricolore, c'è solamente Luca Guadagnino con Chiamami col tuo nome. Mancano all'appello Paolo Sorrentino, vincitore dell'Oscar come miglior film straniero con La grande bellezza; Nanni Moretti, che ha dato un enorme contributo alla settima arte anche nel 21esimo secolo; ma anche di Matteo Garrone, che la statuetta d'oro l'ha sfiorata con Io capitano.
Andando oltreoceano fa molto rumore l'assenza di Avatar di James Cameron. Film campione d'incassi e simbolo dei tempi recenti del cinema. Nessun film per Woody Allen, Clint Eastwood e Alejandro Gonzalez Inarritu. Assente anche Robert Eggers, regista di alcuni dei film horror più amati da pubblico e critica degli ultimi anni (The Witch, The Lighthouse, The Northman e Nosferatu). Nessuna traccia nemmeno di Ari Aster (Midsommar; Beau ha paura) tra i nuovi volti più apprezzati di Hollywood.
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