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Paola Iezzi protagonista di The District of Joy durante il Milano Pride: "I diritti della comunità Lgbtqia+ sono anche i nostri"

Ilaria Albanesi

22 Giugno 2025, 21:20

Paola Iezzi protagonista di The District of Joy durante il Milano Pride: "I diritti della comunità Lgbtqia+ sono anche i nostri"

Paola Iezzi al photocall di Drag Race Italia (LaPresse)

Paola Iezzi sarà protagonista, il prossimo 25 giugno, del concerto gratuito al parco Ravizza di Milano per la quarta edizione di The District of Joy, la manifestazione dedicata al mondo Lgbtqia+ nel quadro delle celebrazioni della Milano Pride Week. A pochi giorni dall'evento, la cantante si è raccontata in una lunga intervista concessa a Vanity Fair, toccando argomenti importanti che vanno dal valore dell'impegno civile, passando per l'educazione sentimentale e la lotta all'intolleranza, fino al ruolo dell'istruzione e dell'arte nella società di oggi.

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"Dico sempre che l'arte, più che un rifugio, è un modo per alleviare i dolori e per trovare la forza collettiva di unirsi insieme, cercando anche di combattere in modo pacifico tutto quello che viene contro" - ha detto Paola Iezzi, per poi parlare dell'importanza che la sua arte ricopre: "Ho capito che la mia arte era importante per qualcuno attraverso i social e, ancora prima, quando hanno iniziato ad arrivare le prime mail in cui i ragazzi e le ragazze si sentivano accolti dalla nostra musica e volevano farcelo sapere: da lì ho iniziato a capire non solo che stavamo facendo qualcosa di buono, ma anche che c'è anche un forte senso di responsabilità che è giusto ci renda più consapevoli e preparati".

La cantante ha parlato del momento storico attuale e dell'intolleranza che circonda i giovani di oggi: "Viviamo in un mondo che spaventa le nuove generazioni ma anche noi adulti: a volte sento il pericolo di un distacco comunicativo, imputabile soprattutto al fatto che certi adulti facciano fatica a crescere - ha detto -. L'intolleranza è un dato di realtà e di fatto: esiste ed è sempre esistita. Oggi la vediamo più feroce perché siamo molto più bombardati di informazioni e immagini rispetto a prima. L'intolleranza per me è frutto soprattutto dell'ignoranza: se non conosci un mondo o una comunità può farti paura. Mi dispiace, soprattutto quando quell'ignoranza viene strumentalizzata e cavalcata per ottenere consensi. Diffondere paura è uguale a diffondere ignoranza, sono due elementi che vanno a braccetto".

 

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"La speranza è quella di vivere in una società di giusti in cui il governo non strumentalizzi l'ignoranza e la paura per poter trarre dei vantaggi - ha continuato -. Credo che la popolazione sia sempre pronta ad accogliere: è come gli presenti le cose che cambia tutto. Ed è per questo che tutte le lotte che si fanno, i gesti pratici, la musica, le arti, le manifestazioni, lo scendere in piazza e il manifestare il proprio dissenso oggi sono più importanti che mai. Abbiamo bisogno di cambiare velocemente perché il mondo si sta radicalizzando sempre di più, e la radicalizzazione di pensiero è spaventosa per quanto in fretta si diffonde. L'odio è un moltiplicatore, e i social sono diventati uno strumento di diffusione potentissimo". 

Non manca un passaggio dedicato ai diritti civili, e sull'importanza di provvedimenti seri per tutelare la comunità Lgbtqia+: "Oggi la violenza è più psicologica e verbale, anche se c'è sempre il rischio che diventi fisica - penso, per esempio, alle tante coppie gay o lesbiche picchiate per strada senza alcuna ragione. Occorrerebbero dei provvedimenti seri nei confronti di chi mette in atto una violenza di questo tipo: bisogna difendere la società dal crimine - ha detto - È importante non tornare indietro sui diritti acquisiti: bisogna restare vigili, ed è a questo che servono le manifestazioni, i concerti a favore della comunità e dei diritti. In mezzo ai diritti per la comunità LGBTQIA+, ci sono i diritti di tutti. Quando i diritti dei tuoi vicini di casa o dei tuoi amici o anche degli amici che non sono tuoi vengono messi a rischio è un attimo che possano essere messi a rischio anche i tuoi. Vorrei vedere più indignazione verso questi passi così retrogradi". 

La cantante ha anche parlato del ruolo che la scuola deve avere nel salvaguardare i giovani, vittime spesso di ingiustizie: "A scuola non ho mai provato l'esclusione ma mi ha sempre dato molto fastidio l'ingiustizia: c'erano delle persone nella mia classe che venivano costantemente prese in giro perché non riuscivano a esprimere quello che avevano dentro, e io non ci stavo. Ho spesso combattuto compagni e compagne che portavano avanti atteggiamenti che tendevano a escludere gli altri: non sono mai stata zitta perché non mi sono mai spiegata perché ci fosse bisogno di umiliare una persona che mostrava delle difficoltà nell'affrontare certe cose. È vigliacco, perché la diversità non è debolezza ma ricchezza".

 

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"Le scuole devono insegnare a combattere le ingiustizie, perché le scuole dopo la famiglia si occupano dell'educazione dei ragazzi: se possiamo imparare le poesie a memoria, le declinazioni, le moltiplicazioni e le divisioni, dobbiamo anche imparare un'educazione sentimentale e sessuale quando siamo in tempo. Dovremmo insegnare ai ragazzi a difendersi dai sentimenti che li pervadono: se confondi l'amore con il possesso, per esempio, è finita. Se sai la matematica e il latino ma non sai amare allora hai fallito" - ha detto.

Dalla scuola fino alla musica, Paola Iezzi ha anche commentato l'impegno degli artisti nella lotta contro le disuguaglianze: "La generazione precedente alla mia si è esposta tanto con le canzoni. Mi sembra che, fortunatamente, ci sia di nuovo un grande impegno in questo senso: gli artisti fanno capire cosa pensano ed è importante, ma ancora più importante sarebbe che i nostri politici prendessero un impegno serio per cambiare le cose, magari attraverso riforme scolastiche mirate che non lascino soli gli insegnanti". 

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