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Oggi, 7 giugno, la Chiesa celebra Antonio Maria Gianelli
Nel cuore dell’Italia che cambia, tra guerre napoleoniche e restaurazione, nasceva nel 1789 a Cerreta di Carro, un piccolo borgo dell’entroterra ligure, un uomo destinato a lasciare un’impronta profonda nella Chiesa e nella società del suo tempo: Antonio Maria Gianelli, oggi venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Il 7 giugno, la comunità cristiana lo ricorda come vescovo di Bobbio, fondatore della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto, conosciute in tutto il mondo come le “Gianelline”. Una figura potente nella sua umiltà, capace di coniugare la profondità della preghiera con la concretezza dell’azione pastorale.
Figlio di contadini, Gianelli conosce fin da piccolo il volto duro della vita. Ma è proprio in quella fatica quotidiana che matura il suo desiderio di donarsi agli altri. Ordinato sacerdote nel 1812, si impone ben presto come un predicatore appassionato, un educatore instancabile e un punto di riferimento per le famiglie più bisognose.
Non a caso, una delle sue priorità fu la formazione del clero e dei giovani. Per Gianelli, la cultura e la spiritualità dovevano camminare insieme, soprattutto in tempi di incertezza sociale e crisi morale.
Nel 1829 fonda le Figlie di Maria Santissima dell’Orto, una congregazione tutta al femminile pensata per l’educazione cristiana dei bambini, l’assistenza ai malati e la cura degli ultimi. Oggi le "Gianelline" sono presenti in Europa, America Latina e Africa, segno che il carisma del santo ligure ha attraversato i secoli e le frontiere.
Nel 1838 viene nominato vescovo di Bobbio, una diocesi segnata dalla povertà e dalla disillusione. Gianelli non si limita a vestire i panni del pastore: li reinventa. Cammina tra la gente, visita le campagne più sperdute, apre scuole, promuove ospedali, riforma il seminario.
Il suo stile? Essenzialità e passione. E una fede che si fa carne, nelle strade polverose e nei cuori smarriti.
Sant’Antonio Maria Gianelli muore il 7 giugno 1846, a soli 57 anni, ma la sua eredità non si spegne. È stato canonizzato nel 1951 da Papa Pio XII e la sua festa liturgica, ogni anno, è l’occasione per riscoprire una spiritualità che non teme la fatica, né la povertà.
In un tempo in cui la Chiesa si interroga su come essere presente nel mondo, la figura di Gianelli appare di sorprendente attualità: un vescovo vicino alla gente, un santo con le mani nella terra e gli occhi al cielo.
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