Il santo del giorno
Oggi, 5 giugno, San Bonifacio: ecco chi era
Il 5 giugno la Chiesa cattolica ricorda San Bonifacio, vescovo, missionario e martire inglese che segnò in modo indelebile la cristianizzazione dell’Europa centrale. Una figura affascinante, poco conosciuta al grande pubblico, che merita di essere riscoperta.
Nato tra il 672 e il 680 a Crediton, in Inghilterra, con il nome di Winfrid, San Bonifacio fu educato in una famiglia cristiana che lo destinò fin da giovane alla vita religiosa.
La sua formazione nelle abbazie di Exeter e Nursling, luoghi di alta cultura e disciplina benedettina, lo rese uno degli intellettuali più preparati della sua epoca. A trent’anni era già abate, ma nel suo cuore maturava una vocazione ancora più audace: portare la fede cristiana nelle terre pagane della Germania.
Nel 719, Bonifacio si presentò a Roma davanti a Papa Gregorio II per chiedere la benedizione per la sua missione. Il pontefice, colpito dalla sua determinazione, lo consacrò vescovo e gli affidò l’evangelizzazione delle popolazioni germaniche. Da quel momento, Winfrid divenne “Bonifacio”, nome ispirato a un martire romano, e cominciò un’impresa che avrebbe inciso profondamente nella storia del continente.
Uno degli episodi più celebri e simbolici della sua missione avvenne a Geismar, in Assia, dove le tribù locali veneravano una grande quercia, considerata sacra al dio Thor. Secondo le leggende riportate da biografi medievali e confermate da fonti come il Martirologio Romano e le cronache di Fulda, Bonifacio si avvicinò all’albero con l’ascia in mano, sotto lo sguardo attonito della folla. Con un colpo deciso, abbatté la quercia. Nessun fulmine lo colpì, nessuna punizione divina si abbatté su di lui. Quel gesto eclatante, carico di simbolismo, scardinò le credenze ancestrali di molti presenti, spingendoli alla conversione.
Fu un atto di grande audacia, tanto spirituale quanto politica: abbattere l’albero sacro significava contestare l’autorità delle religioni tribali e fondare una nuova identità culturale basata sul cristianesimo.
La missione di Bonifacio non fu solo religiosa, ma anche riformatrice. Con l’appoggio dei Papi Gregorio II e Gregorio III, riorganizzò la struttura ecclesiastica in Germania e nelle Gallie, fondando vescovati, convocando sinodi e disciplinando un clero spesso indisciplinato o sincretista. Fondò monasteri che diventarono centri vitali di fede, cultura e alfabetizzazione, come l’Abbazia di Fulda, che oggi conserva le sue spoglie.
Nel 754, ormai ottantenne, Bonifacio decise di tornare in Frisia per una nuova missione tra i convertiti. Ma a Dokkum, mentre si preparava a celebrare la Cresima, fu assalito da una banda di pagani e ucciso insieme a 52 compagni. Non tentò di difendersi: morì con il Vangelo tra le mani. Un martirio che suggellò una vita interamente spesa per la fede.
San Bonifacio è oggi considerato il patrono della Germania e una delle figure chiave nella storia del cristianesimo in Europa. Il suo culto si diffuse rapidamente già nel Medioevo, anche grazie alla testimonianza di chi raccolse le sue lettere e i racconti dei suoi discepoli.
Nonostante la sua importanza storica e religiosa, è ancora poco noto fuori dall’ambito ecclesiastico. Eppure, come ha osservato Benedetto XVI in una catechesi a lui dedicata, la sua vita insegna che “dove c’è la verità del Vangelo, c’è anche il coraggio della libertà”.
In un’epoca come la nostra, in cui la fede si confronta con nuovi “paganesimi” culturali, la memoria di San Bonifacio ci invita a riflettere sul significato profondo dell’evangelizzazione: non solo convincere, ma testimoniare. Anche con un’ascia, se necessario.
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