Royal Family
William e Kate e, a destra, il castello di Windsor
Non serviva un James Bond: è bastato un trentenne sballato per mettere a nudo le crepe del sistema di sicurezza reale britannico. Domenica 1° giugno, un uomo in evidente stato alterato ha scavalcato il muro perimetrale del Castello di Windsor, riuscendo a intrufolarsi nelle aree protette del parco reale prima di essere fermato.
A raccontarlo è ITV News, che parla apertamente di un soggetto “presumibilmente sotto l’effetto di droghe di Classe A”, arrestato dopo essere stato intercettato nei pressi del Town Gate, a pochi passi da Adelaide Cottage – residenza attuale del principe William, della principessa Kate e dei loro figli.
Il fatto: l’intruso, un uomo sulla trentina, non armato ma decisamente fuori controllo, è stato bloccato dalla Metropolitan Police incaricata della sicurezza dei Windsor. Dopo il fermo, è stato affidato alla Thames Valley Police, che lo ha incriminato per “violazione di sito protetto” e “possesso di sostanze illegali”. Rilasciato su cauzione, resta indagato.
Quello che colpisce non è tanto la pericolosità dell’uomo – descritto più come un invasato che come un attentatore – quanto la facilità con cui ha superato una barriera considerata invalicabile. The News e GB News, tra i pochi a sottolinearlo senza troppi giri di parole, si chiedono come sia possibile che un individuo, senza pianificazione né mezzi, riesca a scavalcare un accesso così delicato.
E la domanda diventa scomoda, considerando che i principi di Galles potrebbero essere stati effettivamente presenti nella residenza al momento dell’incursione. Nessuna conferma, ma neppure smentite ufficiali da Buckingham Palace. Il silenzio, in questi casi, fa più rumore delle dichiarazioni.
Questo non è un incidente isolato. Come ricorda The Times, già nel 2021 un giovane fu arrestato nei pressi degli appartamenti privati della regina Elisabetta II con una balestra. Quell’episodio accese per qualche giorno l’attenzione mediatica, poi fu rimosso con discrezione tipicamente britannica.
Ora però la storia si ripete. Cambia il protagonista, ma resta identico il punto dolente: il cuore simbolico della monarchia non è affatto blindato come si vorrebbe far credere. Anzi, pare vulnerabile proprio dove dovrebbe essere più forte.
Questa volta l’intruso non aveva intenti politici, ideologici o vendicativi. Forse nemmeno consapevoli. Ma è proprio questo a rendere l’episodio inquietante: la minaccia non arriva da cellule organizzate o da spie, ma dal caos casuale, dallo squilibrio psicotropo che perfora le barriere di uno dei luoghi più sorvegliati del Regno Unito.
In un momento in cui la principessa Kate è parzialmente fuori dalla scena pubblica, e in cui la famiglia reale tenta di riposizionarsi in un’era post-elisabettiana, queste “falle” pesano più di qualsiasi scandalo di corte. Ci viene da chiederci: chi protegge davvero la monarchia? E da cosa?
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