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Una scultura iconica di Giovanna d'Arco situata a Place des Pyramides, Parigi
E' la santa del giorno. In un’epoca segnata da guerre dinastiche, visioni apocalittiche e poteri intrecciati tra trono e altare, una giovane ragazza analfabeta della campagna francese osò parlare di missione divina, armarsi e guidare un esercito. Il 30 maggio la Chiesa cattolica ricorda Santa Giovanna d’Arco, un personaggio che continua a inquietare la storia e a stimolare interpretazioni contrastanti.
Secondo le fonti processuali del 1431, raccolte negli Actes du procès de condamnation de Jeanne d’Arc (editi nel XIX secolo dallo storico Jules Quicherat), Giovanna affermò con coerenza incrollabile di udire fin dall’età di tredici anni le voci di San Michele Arcangelo, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita. Una rivelazione che, se oggi appare mistica, all’epoca fu letta come sospetta e sovversiva.
La storica Régine Pernoud, autrice del fondamentale “Jeanne d’Arc par elle-même et par ses témoins”, sottolinea come il suo coraggio non fu solo militare, ma profondamente interiore: «Non una guerriera, ma una coscienza radicata nel soprannaturale, capace di interpellare l’ordine costituito con la sola autorità della fede».
Con il permesso – quasi incredibile – del Delfino Carlo VII, Giovanna guidò le truppe francesi nella liberazione di Orléans nel 1429. Un gesto che segnò una svolta nella guerra dei Cent’Anni. Secondo lo storico inglese Desmond Seward (The Hundred Years War, 1999), “nessun altro comandante della sua epoca esercitò un'influenza così decisiva con così poca esperienza bellica. Giovanna fu un’eccezione totale”.
Fu lei a scortare Carlo a Reims per l’incoronazione, ma fu anche lei ad essere abbandonata politicamente quando venne catturata. Il processo che ne seguì – ricco di irregolarità, come dimostrato dai verbali integrali conservati nell’Archivio Nazionale francese – rivelò il vero scopo: distruggere il simbolo, più che giudicare l’anima.
Il 30 maggio 1431, Giovanna fu arsa viva a Rouen. Aveva 19 anni. I testimoni raccontano che prima di morire chiese una croce e invocò Gesù tre volte. Fu il rogo, non la spada, a consacrarla nel mito.
Tre secoli più tardi, nel 1909, Papa Pio X la beatificò. La canonizzazione arrivò nel 1920 per volere di Papa Benedetto XV. “Non una martire della fede in senso stretto – scrive lo studioso francese Philippe Contamine – ma una martire della fedeltà alla propria coscienza illuminata dalla fede”.
Oggi Giovanna d’Arco è patrona della Francia, ma è anche divenuta icona per movimenti diversissimi: dai patrioti conservatori ai mistici cristiani, dai registi ribelli (Bresson, Dreyer) fino ai femminismi spirituali che vedono in lei una profetessa tradita.
Forse perché la sua figura – come notava lo scrittore Georges Bernanos – “non appartiene a nessun partito: appartiene a Dio e alla tragedia della libertà umana”.
In un tempo segnato da leader opachi e da guerre confuse, la voce di una ragazza del Quattrocento che preferì la coerenza alla salvezza, può ancora parlarci. Giovanna non ci chiede di crederle: ci chiede di ascoltare ciò che ci abita dentro. E di avere il coraggio di agire di conseguenza.
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