La ricorrenza
Paolo VI in una foto degli anni Sessanta (archivio LaPresse)
Il santo di oggi 29 maggio, San Paolo VI, non è solo un nome importante nei libri di storia della Chiesa. È anche un personaggio modernissimo, che avrebbe fatto discutere anche in tempi di social e viaggi low-cost. Perché Giovanni Battista Montini – così si chiamava prima di salire al soglio pontificio nel 1963 – è stato un Papa che ha cambiato il modo stesso di “essere Papa”.
Lo si celebra il 29 maggio, data non legata alla sua morte, come spesso avviene per i santi, ma al giorno della sua ordinazione sacerdotale nel 1920: un segno chiaro di quanto la sua vocazione, più che la sua fine, abbia definito la sua eredità.
Paolo VI è stato il primo Papa della storia a viaggiare in aereo. E non per una gita diplomatica: visitò tutti e cinque i continenti, un'impresa mai tentata prima da un pontefice. Viaggiò in Terra Santa nel 1964 (il primo Papa a rimettere piede là dai tempi di San Pietro), poi in India, all’ONU a New York, in Africa, Asia, Oceania. Lo chiamarono “il Papa pellegrino”, ma non si trattava solo di chilometri percorsi: era una visione del pontificato che usciva dal Vaticano per incontrare il mondo.
Come ricorda ChurchPop, Paolo VI fu un innovatore timido ma deciso. Non faceva proclami roboanti, ma smontava lentamente – e profondamente – le impalcature di una Chiesa troppo autoreferenziale. Rinunciò perfino alla tiara papale, simbolo del potere temporale, in un gesto pubblico durante una messa del 1964, destinando il ricavato ai poveri. Il gesto fu tanto sobrio quanto dirompente.
Non tutti sanno che Paolo VI fu vittima di un attentato. Successe nel 1970, a Manila, nelle Filippine. Appena atterrato, fu aggredito da un uomo travestito da prete, che riuscì a colpirlo con una daga. Come raccontano Catholic News Agency e The Guardian, il Papa riportò una ferita lieve all’addome, ma proseguì il viaggio come se nulla fosse. Non drammatizzò, non si ritirò, e nessun comunicato ufficiale ne parlò subito: solo anni dopo si seppe della gravità evitata per pochi centimetri.
Montini non era solo un Papa con la valigia: era anche un raffinato intellettuale, appassionato di poesia e arte contemporanea. Durante il suo episcopato a Milano e anche da Papa, dialogò con artisti come Chagall e Matisse, e sostenne l’importanza di un linguaggio artistico vivo, non solo devozionale. Oggi, una parte della sua collezione personale è conservata nella Collezione Paolo VI a Concesio, sua città natale.
Spesso oscurato, nei ricordi popolari, dalla figura carismatica di Giovanni Paolo II, Paolo VI fu in realtà uno dei riformatori più profondi del XX secolo. Fu lui a portare a termine il Concilio Vaticano II e a mettere in pratica riforme liturgiche, pastorali e teologiche che ancora oggi influenzano la Chiesa. La sua enciclica più discussa, Humanae Vitae, lo rese anche il Papa della solitudine: criticato da molti, difeso da pochi, ma fedele alla sua coscienza.
Canonizzato nel 2018 da Papa Francesco, San Paolo VI viene ricordato oggi come il pontefice della modernità sobria, quello che sapeva che la Chiesa doveva camminare nel mondo senza perdersi, e che non aveva paura di sporcarsi i sandali di polvere e di storia.
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