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"State buoni se potete", San Filippo Neri santo del 26 maggio: chi era davvero

Il genio spirituale dietro la frase che conosciamo tutti: si ricorda il santo anticonformista che univa fede, umorismo e accoglienza. Un modello fuori dal tempo. A partire dall'oratorio

Ambra Costanzi

26 Maggio 2025, 00:02

"State buoni se potete", San Filippo Neri santo del 26 maggio: chi era davvero

Oggi, 26 maggio San Filippo Neri

Oggi, 26 maggio, la Chiesa cattolica celebra San Filippo Neri, una figura che continua a parlare con sorprendente attualità al nostro presente. Nato a Firenze nel 1515, Filippo Neri fu sacerdote, educatore e fondatore della Congregazione dell'Oratorio, un movimento che rivoluzionò il modo di vivere la fede nel cuore di Roma rinascimentale. Oggi, a distanza di oltre cinque secoli, la sua eredità spirituale offre spunti preziosi anche per il mondo secolarizzato del XXI secolo.

Un santo fuori dagli schemi

Filippo Neri non fu un asceta severo o un teologo sistematico. Era piuttosto un uomo affabile, ironico, profondamente empatico. La sua forza era quella del sorriso: credeva che la gioia fosse il volto più autentico del cristianesimo. Come ricordato dal portale agiografico Santi e Beati, Filippo "trasformava la spiritualità in un’esperienza contagiosa, fatta di canto, preghiera, studio e amicizia".

In una Roma segnata da corruzione, povertà e rigida gerarchia ecclesiastica, Filippo scelse di parlare al cuore delle persone, soprattutto dei giovani. Nei suoi Oratori si respirava un’aria diversa: si mescolavano musica, predicazione semplice, riflessione e convivialità. Nessuno veniva giudicato: tutti erano accolti. È questo spirito accogliente, privo di barriere e pieno di umanità, a renderlo oggi straordinariamente vicino.

Una pedagogia della gioia

Il suo approccio educativo – potremmo dire oggi “pedagogico” – era rivoluzionario. San Filippo era convinto che si dovesse "educare con affetto, non con paura". Una lezione ancora valida in tempi di burnout scolastico, disagio giovanile e fragilità emotiva diffusa. Secondo quanto riportato dalla Enciclopedia Treccani, egli “favoriva nei giovani lo sviluppo della coscienza morale più attraverso l’esempio che con la dottrina”.

In un'epoca in cui il mondo adulto fatica spesso a dialogare con le nuove generazioni, la capacità di Filippo di ascoltare, coinvolgere e far crescere responsabilmente è un patrimonio educativo ancora da riscoprire.

Spiritualità urbana e inclusiva

San Filippo non scelse i conventi né la solitudine. Visse nel cuore di Roma, tra la gente, nei quartieri più animati e popolari. La sua spiritualità è "urbana" nel senso più pieno: fatta di presenza, dialogo e prossimità. Lo testimonia ancora oggi la Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella), dove riposano le sue spoglie e dove ancora si celebrano liturgie animate dalla musica, uno degli strumenti privilegiati da Filippo per toccare l’anima.

In un contesto urbano come quello attuale, sempre più frammentato e impersonale, il suo stile pastorale può offrire un esempio concreto di come la fede possa diventare fermento umano, sociale e culturale.

Un modello per la Chiesa del futuro

Papa Francesco ha più volte indicato figure come quella di San Filippo Neri come modelli per una Chiesa “in uscita”, capace di incontrare il mondo con misericordia e umiltà. In occasione del 500° anniversario della nascita del santo, nel 2015, il Pontefice ricordò come Filippo seppe “camminare con le persone, accogliere le loro fragilità, ridere con loro e non giudicarle” (discorso del Papa, 26 maggio 2015).

In tempi segnati da polarizzazioni ideologiche, sfiducia verso le istituzioni religiose e ricerca spirituale fuori dagli schemi, il “santo della gioia” appare come un antidoto alle rigidità, un invito a riscoprire una fede incarnata, ospitale, sorridente.

San Filippo Neri non è solo un personaggio del passato da commemorare. È un maestro di umanità che può ispirare educatori, operatori pastorali, genitori, insegnanti. Ma anche chi, credente o no, cerca un modo più leggero, profondo e vero di stare al mondo. Il suo messaggio – “State buoni, se potete” – è ironico e disarmante, ma racchiude una verità dirompente: la santità non è perfezione, ma prossimità, autenticità e gioia condivisa.

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