Royal Family
Re Carlo in una foto LaPresse di qualche giorno fa a Londra
Non capita spesso che un monarca parli del proprio corpo come di un campo di battaglia. Eppure è quello che ha fatto Re Carlo III, nei giorni scorsi, durante un evento ai giardini di Buckingham Palace in collaborazione con la Royal Horticultural Society.
Davanti a giornalisti, ospiti e volontari, il re ha dichiarato apertamente quanto una dieta sana e uno stile di vita naturale siano stati fondamentali nel sostenere il suo trattamento oncologico.
La notizia è stata ripresa in modo sobrio da The Telegraph e The Times, che sottolineano come questa sia la prima dichiarazione personale diretta da quando, mesi fa, Buckingham Palace ha reso noto che il re stava affrontando una forma non specificata di cancro.
Non è solo una dichiarazione di salute. È un cambio di tono radicale.
In un mondo dove i leader politici raramente ammettono le proprie debolezze, Re Carlo lo fa con la naturalezza di chi non ha più nulla da dimostrare.
Non parla di decreti o di costituzione, ma di limoni, verdure di stagione, equilibrio emotivo e cure complementari.
Secondo il New York Post, che ha ripreso l’intervento con il titolo “Re Carlo rivela cosa lo aiuta nella cura del cancro”, il sovrano ha insistito sul ruolo della nutrizione e del contatto con la natura come strumenti terapeutici. Non una terapia alternativa, ma un modo per sostenere il proprio corpo durante la malattia.
Queste parole, apparentemente innocue, suonano come un atto sovversivo, se pronunciate da un re.
Perché Carlo non sta solo parlando di benessere. Sta dicendo che anche il potere è umano. Anche chi indossa la corona ha paura, dolore, giorni difficili.
Mentre il Regno Unito affronta un sistema sanitario sotto pressione, con tagli e diseguaglianze crescenti, il re parla di prevenzione, cura, ascolto. E lo fa senza proclami, ma mettendoci la faccia – e il corpo.
Il contesto non può essere ignorato. In questi mesi, la monarchia britannica è apparsa più fragile che mai: la Principessa del Galles, Kate, è lontana dalla scena in convalescenza; il principe Harry è ormai un outsider strutturale; la fiducia dell’opinione pubblica è oscillante.
Come osserva People Magazine, nel reportage sul suo intervento ai giardini reali, Carlo non cerca empatia facile: offre invece una versione adulta e disincantata della monarchia, in cui la dignità non viene dalla forza, ma dalla trasparenza.
Re Carlo, oggi, non è più il figlio eterno di Elisabetta né solo “il re ecologista” come da etichetta consolidata.
È un uomo anziano, fragile, malato, che scopre che il modo più autentico di regnare è quello di mostrarsi come uno di noi.
E nel farlo, alza l’asticella della monarchia, rendendola – paradossalmente – più credibile proprio perché meno perfetta.
La dichiarazione di Re Carlo III non passerà alla storia come una svolta politica. Ma nel silenzio tra una riga e l’altra, si legge una rivoluzione sobria.
Quella di un re che non nasconde il dolore, ma lo porta sul petto come un simbolo. E forse, nel 2025, è la forma più moderna di sovranità possibile.
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