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Giacomo Matteotti, la vera storia dietro all'omicidio che diede inizio al regime fascista

Ilaria Albanesi

31 Gennaio 2025, 19:45

Giacomo Matteotti, la vera storia dietro all'omicidio che diede inizio al regime fascista

Gli ultimi episodi di M - Il figlio del secolo sono incentrati sul sequestro e l'omicidio del deputato Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario. Il politico emerge come una delle figure chiave della lotta contro il fascismo, uno dei martiri della democrazia. Il clima politico che si instaurò dopo il suo assassinio, portò ad accelerare la creazione di leggi per la completa fascistizzazione dello stato e al deplorevole ventennio caratterizzato dalla presenza totalizzante del Fascismo e della figura di Mussolini.

Gli antecedenti

Eletto in parlamento nel 1921, Giacomo Matteotti, soprannominato Tempesta dai compagni di partito per il carattere battagliero e intransigente, nonostante le aggressioni e le intimidazioni subite dalle formazioni fasciste, denuncia la responsabilità dei governi Giolitti, Bonomi e Facta nel favorire il proliferare delle squadre fasciste, con la complicità degli apparati statali, del mondo economico, finanziario e intellettuale.

Matteotti continua, anche negli anni successivi, la sua lotta per difendere la democrazia contro la violenza del regime, che per primo aveva individuato come repressiva nei confronti dei lavoratori e dei contadini. 
Nel febbraio 1924 pubblica lo scritto Un anno di dominazione fascista, in cui analizza dettagliatamente la condotta del governo e le illegalità commesse. Partecipa a diversi congressi socialisti all’estero, informando i colleghi dei partiti socialisti e socialdemocratici europei della vera natura del fascismo.

Durante le ultime elezioni politiche a parvenza democratica della primavera del 1924, Matteotti pronuncia in piedi il suo ultimo discorso in Parlamento, contestando i metodi disonesti con cui il governo aveva condotto le elezioni e chiedendo l’annullamento dei risultati elettorali. 

Il discorso, rimane uno dei simboli della lotta al fascismo:

"Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. [...] L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. [...] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... [...] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse". 

Giacomo Matteotti chiude il discorso con le seguenti parole, "Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni". Per poi rivolgersi al compagno di partito Giovanni Cosattini, dicendogli "Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me".

La scomparsa e l'assassinio

Intorno alle 16.00 del 10 giugno 1924, mentre si stava recando alla Camera dei deputati, viene rapito sul lungotevere dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, per poi essere accoltellato a morte durante il pestaggio avvenuto nell'abitacolo. 

Il giorno seguente, la moglie Velia, preoccupata dell'assenza del deputato, insieme ai compagni di partito Filippo Turati e Giuseppe Emanuele Modigliani, denuncia la scomparsa al questore Cesare Bertini. Il 12 giugno iniziano i primi arresti e il 27 dello stesso mese le opposizioni commemorano ufficialmente la morte di Matteotti dando ufficialmente inizio alla secessione dell'Aventino. Il corpo di Matteotti fu ritrovato solo il 16 agosto a circa 20 km dal centro di Roma.

Le conseguenze

Sotto la pressione dell'indignazione popolare e delle critiche internazionali, il Governo attraversa un periodo di confusione, trovandosi isolato in Parlamento a causa dell'astensione delle opposizioni. Tuttavia, Mussolini riesce a riprendere il controllo della situazione attraverso manovre strategiche, l'allontanamento di alcuni esponenti chiave e l'arresto dei responsabili materiali del crimine, ottenendo anche il sostegno della monarchia.

 

Mussolini il 3 gennaio 1925 pronuncia in parlamento lo storico discorso dove si assume la responsabilità morale, e non materiale, del delitto Matteotti dando inizio, di fatto, al ventennio fascista:

"Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere (omissis), a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato".

 

Le parole che concludono il discorso, " Voi state certi che nelle 48 ore successive al mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l’area, come dicono. E tutti sappiamo che non è capriccio di persona, che non è libidine di governo, che non è passione ignobile, ma è soltanto amore sconfinato e possente per la Patria", preannunciano l'inizio della deplorevole totalizzazione dello stato da parte del partito fascista, attraverso le leggi fascistissime promulgate nei mesi successivi.

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