Cultura
Andrea Camilleri, il maestro della narrativa italiana, è noto al mondo per il suo Commissario Montalbano, ma la sua eredità va ben oltre i gialli. Con Autodifesa di Caino (2019), uno dei suoi ultimi lavori, Camilleri si confronta con il mito biblico di Caino e Abele, trasformando il primo assassino della storia in un antieroe complesso. Questo testo, pensato come un monologo teatrale, riflette l'intreccio di narrazione orale - ispirata alla tradizione del "cunto" siciliano - e una visione laica e umanista che invita a riconsiderare la natura umana.
Andrea Camilleri è stato scrittore, regista teatrale, radiofonico e televisivo, oltre che docente all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma. Tra le pieghe della sua magistrale carriera, prevale una formazione teatrale che ha profondamente influenzato il suo stile narrativo. Come regista, Camilleri ha lavorato alle opere di Pirandello, Beckett e Ionesco, affinando la sua capacità di dare vita a personaggi complessi attraverso il linguaggio e la gestualità. In Autodifesa di Caino, questa sensibilità teatrale emerge in un monologo immaginario in cui Caino, il fratricida biblico, si difende raccontando la propria versione della storia. Il testo è costruito per essere "recitato", con una voce che cattura l'ascoltatore come in una piazza siciliana. Camilleri stesso si definiva un "cuntista", un narratore popolare che, come i cantastorie siciliani, racconta storie con ironia e saggezza. "Vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie, e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano", aveva dichiarato in un'intervista riportata dal Sole 24 Ore.
Il "cunto" siciliano è una tradizione di narrazione orale che affonda le sue radici nel Medioevo, strettamente legata ai cantastorie e alla cultura popolare dell'Isola. Deriva dalla pratica di raccontare storie epiche, leggende religiose o vicende popolari in piazze e mercati, spesso accompagnate da musica o gesti teatrali. Il termine "cunto" (dal latino computus, narrazione) si riferisce a un racconto strutturato, ma vivo e coinvolgente, che mescola verità, mito e immaginazione. Questa tradizione era un mezzo per tramandare la memoria collettiva, spesso in dialetto, rendendo le storie accessibili a tutti. Le origini del "cunto" risalgono alle performance dei giullari medievali e ai poemi cavallereschi. I "cuntisti" erano figure carismatiche, capaci di modulare la voce e usare il dialetto per catturare l'attenzione del pubblico. In Autodifesa di Caino, Camilleri riprende l'essenza del "cunto" per dare voce a un personaggio controverso. Come un cantastorie moderno, usa un linguaggio che mescola italiano e inflessioni siciliane, creando un ritmo teatrale che rende il monologo vivo e immediato.
Al centro di Autodifesa di Caino c'è la visione laica e umanista di Camilleri, che permea tutta la sua opera. Sebbene cresciuto in un contesto cattolico, Camilleri si definiva "non credente" e affrontava la spiritualità in modo privato, senza dogmi. La sua prospettiva umanista si concentra sull'uomo, con le sue fragilità, contraddizioni e aspirazioni. In Autodifesa di Caino, questa visione emerge nella rilettura del mito: Camilleri non giudica Caino, ma gli dà la parola, invitando il lettore a considerare le sue motivazioni. Caino diventa un antieroe tragico, un uomo in lotta con il destino, il libero arbitrio e il peso della colpa.
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