Attualità
La Vigata dei suoi romanzi, un mosaico immaginario tessuto con i fili di Porto Empedocle, Agrigento e Scicli, è un protagonista vivo, parlante, intriso di una lingua che è poesia, storia e ribellione. Il "vigatese", l'idioma unico che Camilleri ha forgiato mescolando siciliano e italiano, trascende l'espediente lettario per diventare l'anima di un’isola che si racconta al mondo. In questa sua Sicilia, il dialetto è diventato un patrimonio universale.
Andrea Camilleri, nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, ha creato una vera e propria lingua. Il suo vigatese è "un'invenzione radicata nella memoria", nata dalla sua infanzia siciliana e dalla stratificazione culturale dell'isola, intrisa di arabo, normanno e spagnolo. Il siciliano di Camilleri è una lingua viva, che riflette una percezione unica del tempo – "ora poi lo facciamo" – e dello spazio – "sto tornando" – tipica di un popolo che ha imparato a convivere con l'attesa e la contraddizione. Il traduttore francese Serge Quadruppani, citato da Repubblica, descrive la sfida di rendere il vigatese in altre lingue: "Non è solo un problema di vocabolario, ma di ritmo, di musicalità, di un'intera visione del mondo".
Vigata non esiste sulle mappe, eppure è più reale di molte città. Ispirata a Porto Empedocle, ma arricchita da scorci di Ragusa, Scicli e Punta Secca, è un luogo dove il mare sussurra segreti, le strade nascondono intrighi e la luce del sole illumina verità scomode. La forma dell’acqua, primo romanzo della serie Montalbano, è l'atto di nascita di questa città immaginaria, dove la Sicilia di Camilleri diventa un palcoscenico universale. Qui, il Commissario Montalbano si muove tra corruzione e amori impossibili, parlando una lingua che è insieme ironica e tragica.
Leggere Camilleri non è sempre facile. Una ricerca condotta da Excellera Intelligence per Amazon Audible, rivela che il 70% degli italiani trova difficoltà a comprendere il vigatese per la sua ricchezza e ambiguità. Solo il 40% conosce le sue opere letterarie, mentre il 62% lo associa alla serie tv di Montalbano, interpretata da Luca Zingaretti. Eppure, è proprio la musicalità di questa lingua a conquistare: gli audiolibri, come sottolinea la stessa ricerca, permettono di cogliere le sfumature del dialetto, rendendo accessibili termini come scatàscio (fracasso, caos) o babbiare (scherzare). La voce narrante, spesso ispirata ai ritmi del teatro siciliano, trasforma la lettura in un'esperienza immersiva, come ascoltare un cantastorie. Camilleri stesso difendeva il siciliano come "una lingua, non un dialetto", capace di esprimere l'anima di un'isola che ha assorbito secoli di dominazioni.
La lingua di Camilleri è un atto di resistenza culturale. Il suo siciliano è la lingua del popolo, usata ancora oggi dal 50% degli italiani in contesti familiari, secondo i dati Audible. Camilleri ha preso questo patrimonio e lo ha elevato a letteratura, dimostrando che il dialetto non è un relitto del passato, ma un'energia viva. La sua Sicilia è un'isola di contrasti – il mare cristallino contro la polvere delle campagne, la lealtà contro il tradimento – che si riflettono in una lingua che sa essere cruda e poetica, comica e tragica.
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