Attualità
Il Ponte sullo Stretto di Messina croce e delizia. Croce per i costi, vicini ai 14 miliardi, per alcuni superiori ai benefici, e le polemiche politiche.
Delizia perché considerato un elemento di sviluppo per tutto il Paese. Anche per l'Umbria, pur essendo infrastruttura che collega Sicilia e Calabria. La valorizzazione della E45, che come noto attraversa l'Europa dalla Norvegia a Gela e rappresenta l'arteria viaria del Cuore verde, potrebbe favorire un aumento del turismo e degli scambi commerciali. E ancora: una nuova logistica, con l'incremento delle merci su gomma, manna per i trasportatori. I ricavi previsti dal ponte sono nell'ordine di 800 milioni l'anno, con ricadute positive per il Pil anche del Centro Nord. Numeri che variano anche in base al pedaggiamento che verrà messo in campo.
È quanto fa rilevare il professor Luca Ferrucci, docente di economica dell'Università degli studi di Perugia e amministratore unico di Sviluppumbria, la società della Regione che si occupa di sviluppo economico del territorio.
"Le stime - spiega Ferrucci - variano molto a seconda dell'orizzonte temporale, del perimetro (solo fase di cantiere o anche effetti a regime), delle ipotesi su traffico e pedaggi, e del modello econometrico usato (I-O, moltiplicatori locali, oppure modelli d'equilibrio generale)". Ferrucci cita per cominciare l'analisi di OpenEconomics, riferita al biennio 2023-2024, in cui "si stima un impatto del cantiere sull'economia italiana dell'ordine di 20–23 miliardi di euro complessivi. Effetto moltiplicatore 1,7; occupazione diretta unita a quella indiretta pari a 36.000 persone, durata del cantiere 8 anni. Fonte e dettagli metodologici disponibili nel report".
Di contro c'è il Centro Studi Unimpresa "che stima ricavi annuali da pedaggi nell'intervallo 535–800 milioni di euro l'anno, con rientro dell'investimento stimato in 30 anni", continua il docente. Ma la mole delle analisi critiche supera le stime favorevoli. "Numerosi dossier - conclude Ferrucci - evidenziano che, con assunzioni più prudenziali (traffico più basso, moltiplicatori regionali, costi ambientali), il Npv (Net present value, il valore attuale netto, ossia i flussi di cassa generati al netto dell'investimento) può diventare nullo o negativo".
Ma il capitolo dei costi resta il nodo principale. Per questo tutti i progetti infrastrutturali che non hanno trovato abbrivio in questi anni o non lo troveranno potrebbero concorrere alla causa. Per l'Umbria senza un'unità di intenti a livello istituzionale potrebbe accadere per il Nodo di Perugia, primo stralcio: 400 milioni previsti che a fronte dell'indecisione mostrata dai vari enti potrebbero finire nel plafond del Ponte. Lo stesso potrebbe avvenire per la Medioetruria: sull'ipotesi Creti erano già stati messi da parte 10 milioni. Il cambio in corsa potrebbe far perdere anche questo treno. A favore del passaggio sullo Stretto.
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