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LETTERE AL DIRETTORE

Il Ponte sullo Stretto e il Corriere che è suddito solo dei suoi lettori

Sergio Casagrande

12 Agosto 2025, 12:20

Il Ponte sullo Stretto e il Corriere che è suddito solo dei suoi lettori

Direttore,
ho letto il suo articolo dedicato al Ponte sullo Stretto e sono rimasto basito dalle sue dichiarazioni sulla fattibilità dell’opera. Ci sono vari studi di esperti che dichiarano la inutilità e lo scellerato posizionamento su una zona altamente sismica. Ci sono altresì delle condizioni capestro a favore della ditta appaltatrice, se l’opera viene interrotta dobbiamo pagare noi contribuenti 1,5 miliardi di penale. Gestire una testata giornalistica significa essere neutrali politicamente invece vedo con tanta amarezza la sua incondizionata fiducia e sudditanza verso un governo che fa gli interessi delle lobby a discapito del ceto medio basso. Tutte le leggi promesse in campagna elettorale sono state disattese finora e nei restanti due anni saranno ancora disastrosi!

Nazario Ciancaleoni, via email

Innanzitutto grazie, Nazario, per leggere il Corriere e per aver prestato attenzione al mio editoriale di ieri. Ma, mi creda, la mia incondizionata fiducia verso il governo esiste solo nella sua fantasia: basta leggere anche altri miei editoriali del recente passato.
Non ho mai militato politicamente, non ho intenzione di farlo prossimamente. Non ho neppure tessere di partito e non ho mai amato chi fa estremismo a priori. E veniamo, quindi, al sodo perché le sue parole mi danno l’opportunità di argomentare meglio alcune considerazioni.
Il Ponte sullo Stretto è stato, negli ultimi decenni, materia di propaganda politica e di scontro elettorale: è un fatto. Ma questo non toglie che – da giornalista libero e indipendente – io possa ritenere l’opera necessaria per lo sviluppo del Paese.
Rispetto le sue opinioni e, in particolare, le preoccupazioni sul rischio sismico: sono fondate e mi auguro che i progettisti abbiano previsto ogni misura che scienza e tecnologia oggi consentono.
Riguardo alle condizioni contrattuali e alle eventuali penali, è giusto vigilare: ma non si può bloccare a priori ogni progetto per paura di un’eventualità, altrimenti non si costruirebbe più nulla.
Il mio editoriale di ieri, come tutti gli altri, non nasce per imporre un pensiero unico, ma per stimolare un confronto: ed è ciò che sta avvenendo con la sua mail.
Personalmente trovo paradossale che, una volta fatti studi, approvato un progetto e trovati i fondi, un Paese come l’Italia non riesca a realizzare un’infrastruttura strategica. Peggio ancora che una decisione già presa venga demolita dal governo successivo solo per bandiera di partito, causando a volte anche danni alle casse pubbliche.
Non parlo di salti nel buio: parlo di scelte ponderate, che abbiano la massima sicurezza possibile.
In Italia troppe opere sono state ostacolate per anni, salvo poi scoprirne l’utilità.
Un esempio lo abbiamo qui, nel Centro Italia, in Umbria: la nuova superstrada 77 Val di Chienti.
Da Foligno a Civitanova Marche, rispettando i limiti, oggi si impiega meno di un’ora, quando prima servivano anche un’ora e 50 minuti. All’epoca viadotti e gallerie furono descritti da alcuni come il “mostro” da combattere; oggi nessuno ne farebbe a meno.
Anche a me piacerebbe vivere in un mondo in cui è la natura a dominare, ma l’uomo ha bisogno di infrastrutture. Se realizzate nel rispetto dell’ambiente, sono il motore di crescita di territori e comunità. E quando una scelta viene fatta con convinzione e con il sostegno della maggioranza, un Paese maturo dovrebbe avere la forza di portarla a termine. Ne va della sua credibilità, della crescita dei territori e del futuro di chi ci vive.
È stato così per tante opere infrastrutturali che oggi fanno la fortuna del nostro Paese: l’Autostrada del Sole; quella dei Fiori in Liguria; il traforo del Monte Bianco e quello del Gran Sasso. Opere così importanti per la mobilità dell’Italia che ci ricordano, allo stesso tempo, gli errori che hanno bloccato una completa autostrada tirrenica o impedito il raddoppio ferroviario (e di conseguenza l’alta velocità) sulla linea Roma-Foligno-Ancona.
Caro Nazario, non manchi quindi di tornare a scrivermi, in futuro, se lo riterrà necessario. E sappia che il Corriere è suddito solo dei suoi lettori ed è pronto a dare spazio a chiunque voglia esprimere la propria opinione. Anche se non è in linea con quella che, talvolta, viene espressa dal suo direttore o dai suoi giornalisti che – glielo garantisco – hanno un solo obiettivo: fare informazione creando anche la possibilità di dibattere e confrontarsi sui temi.
Le opinioni, insomma, noi non le imponiamo. Però ci piace stimolarle.

sergio.casagrande@gruppocorriere.it

 

P.S.: Mi spiace, molto, Nazario per la sua "amarezza". Ma se questo giornale non fosse neutrale politicamente questa email sarebbe stata pubblicata e comparirebbe in prima pagina?

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