IL FATTO DEL GIORNO
Infiniti i messaggi di cordoglio per la morte di Papa Francesco, scomparso alle ore 7.35 di lunedì 21 aprile all'età di 88 anni. Oltre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del consiglio Giorgia Meloni, anche dall'Umbria arrivano reazioni dal mondo della politica e non solo.
"Ho appreso con grande dolore personale la notizia della morte di Papa Francesco, avvertendo il grave vuoto che si crea con il venire meno del punto di riferimento che per me ha sempre rappresentato. La morte di Papa Francesco suscita dolore e commozione tra gli italiani e in tutto il mondo. Il suo insegnamento ha richiamato al messaggio evangelico, alla solidarietà tra gli uomini, al dovere di vicinanza ai più deboli, alla cooperazione internazionale, alla pace nell’umanità. La riconoscenza nei suoi confronti va tradotta con la responsabilità di adoperarsi, come lui ha costantemente fatto, per questi obiettivi".
"Papa Francesco è tornato alla casa del Padre. Una notizia che ci addolora profondamente, perché ci lascia un grande uomo e un grande pastore. Ho avuto il privilegio di godere della sua amicizia, dei suoi consigli e dei suoi insegnamenti, che non sono mai venuti meno neanche nei momenti di prova e di sofferenza. Nelle meditazioni della Via Crucis, ci ha ricordato la potenza del dono, che fa rifiorire tutto ed è capace di riconciliare ciò che agli occhi dell’uomo è inconciliabile. E ha chiesto al mondo, ancora una volta, il coraggio di un cambio di rotta, per percorrere una strada che non distrugge, ma coltiva, ripara, custodisce. Cammineremo in questa direzione, per ricercare la strada della pace, perseguire il bene comune e costruire una società più giusta e più equa. Il suo magistero e la sua eredità non andranno perduti. Salutiamo il Santo Padre con il cuore colmo di tristezza, ma sappiamo che ora è nella pace del Signore".
"I suoi gesti - ha sottolineato - sono stati esemplificazione del Vangelo e questo, a mio parere, è l’aspetto più importante. Ha messo al centro l'annuncio evangelico attraverso una testimonianza di fede, attraverso tanti segni, tanti gesti, tante parole che ci hanno richiamato al cuore dell’esperienza cristiana. Penso in particolare alle encicliche, alla Fratelli Tutti, firmata proprio qua sulla Tomba di San Francesco, penso alla Laudato si’, penso agli altri testi magisteriali forse meno famosi ma che davvero ci portano al cuore del Vangelo. Il suo nome, Francesco, è diventato così un segno molto forte che ce l'ha fatto sentire ancora più vicino".
"Esprimo un profondo cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco. Il suo impegno per i più deboli, il suo instancabile richiamo alla fratellanza e al dialogo resteranno un’eredità preziosa per l’umanità".
"Anche Bastia si stringe nel cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco. Un pontefice che ha fatto della semplicità e della vicinanza agli ultimi il fulcro della sua azione, vicino ai poveri e sempre rispettoso delle differenze.
Lo scorso 19 Settembre la nostra Città ha avuto il privilegio di essere ricevuta in Udienza Generale per la benedizione della statua del nostro Patrono, San Michele, un momento storico e pieno di emozione che probabilmente rimarrà sempre nei cuori di tutti i cittadini e le cittadine venuti insieme a noi per vedere il Pontefice.
In quell’occasione ho avuto l’onore di potermi avvicinare e stringergli la mano. Ricordo ancora le parole che mi rivolse in quell’istante e che porterò sempre con me.
Oggi Papa Francesco torna alla casa del Padre, ma lascia a tutti noi il compito di portare avanti il suo messaggio di pace, tolleranza e amore".
"Nei suoi 12 anni di pontificato Papa Francesco è stato un punto di riferimento non solo per i credenti, ma attraverso la sua saggezza, la sua umanità ed il suo buon senso è stato in grado di fornire alla Chiesa e alla società civile una visione del mondo fatta di dignità, solidarietà e misericordia. In questi tempi difficili il suo insegnamento continuerà a dare forza ai nostri cuori e alle nostre menti".
“La scomparsa di Papa Francesco segna un momento di profondo dolore per la Chiesa e per tutti coloro che hanno trovato nelle sue parole e nei suoi gesti una guida spirituale autentica. Per me e per tutta la comunità colpita dal sisma del 2016, il suo ricordo resta indissolubilmente legato alla vicinanza che non ha mai cessato di dimostrarci. Papa Francesco ci ha insegnato a guardare alle ferite del nostro tempo - come quelle lasciate dal terremoto - non solo come simboli di distruzione, ma anche come segni di una possibile rinascita. Le sue parole di conforto, pronunciate in uno dei momenti più difficili per l’Italia centrale, restano scolpite nella memoria collettiva delle nostre comunità. Il 24 novembre di due anni fa volle incontrarci nella Sala Clementina: in quell’abbraccio ai terremotati, c’era tutto lo spirito di un Pontefice che ha saputo mettere al centro i più fragili, donando speranza e forza anche dove sembravano venute meno. Ci lascia un’eredità preziosa: costruire senza mai perdere di vista la dignità della persona, il valore delle comunità, la responsabilità verso il Creato. Se vogliamo onorare la sua memoria, dobbiamo raccogliere questo testimone e continuare a edificare un futuro che abbia al centro l’uomo, la sua spiritualità e la sua capacità di prendersi cura degli altri. A Dio, Papa Francesco".
Quella visita, nata nel primo pellegrinaggio del suo pontificato sulle orme di San Francesco, segnò anche l’inizio di un rapporto speciale tra il Pontefice e i ragazzi del Serafico, rafforzatosi poi nel corso degli anni durante il Giubileo del 2016 ed Economy of Francesco. Un legame che ha accompagnato il cammino di un magistero incentrato sul valore della fragilità del prendersi cura come forma alta di giustizia evangelica.
Francesco, infatti, scelse di iniziare il suo pellegrinaggio ad Assisi da un luogo di cura. Varcò il cancello dell’Istituto Serafico e passò oltre ogni formalità. Senza fretta, si fermò con ciascuno dei bambini e ragazzi con disabilità gravi e gravissime accolte nell’Istituto. Rivolse a ognuno un sorriso o una carezza. E ripeteva, con voce bassa ma ferma: “Io sono commosso”. Erano i primi mesi del suo pontificato, ma già in quel gesto era chiara la direzione: voleva una Chiesa capace di lasciarsi toccare. Perché commuoversi - come ha sempre testimoniato - significa riconoscere l’altro nel cuore e riconoscere Cristo nei più fragili. Non lesse il discorso preparato, parlò braccio proprio come si parla in famiglia, e indicò nei corpi feriti dei ragazzi “le piaghe di Gesù”; disse che quelle piaghe “devono essere ascoltate” e aggiunse “non come notizie da prima pagina, destinate a durare pochi giorni: devono essere ascoltate da chi si dice cristiano, come parte viva del Vangelo”.
Al termine dell’incontro - non una visita caritatevole ma un’espressione concreta di teologia incarnata - rivolgendosi alla presidente del Serafico disse semplicemente: “Io oggi sono stato baciato da Dio”.
“Quella visita non è stata un ricordo da conservare ma è diventata una responsabilità ” racconta Francesca Di Maolo, presidente del Serafico di Assisi. “Papa Francesco- ha aggiunto - ha indicato con chiarezza dove dobbiamo guardare se vogliamo davvero seguire il Vangelo: verso chi è fragile, invisibile, dimenticato”. Il Serafico, fondato nel 1871 dal beato Ludovico da Casoria, è da sempre un luogo in cui la fragilità viene accolta con competenza e umanità. Ma con quella visita Francesco ne ha fatto anche un luogo simbolico, un punto da cui rileggere la missione stessa della Chiesa. “Non cercava gesti eclatanti - continua Di Maolo - ma ha semplicemente mostrato cosa vuol dire stare accanto. Il suo modo di guardare i ragazzi, di farsi toccare, di fermarsi ad ascoltare le famiglie: ha dato corpo a un’idea di Chiesa che deve ripartire dagli esclusi”.
Oggi, nel giorno della sua morte, il Serafico non restituisce un’icona da commemorare, ma un messaggio ancora vivo: in tempi in cui il valore delle persone viene spesso misurato sulla base della produttività o dell’efficienza, Papa Francesco ha rimesso al centro chi non ha voce, chi ha bisogno di essere semplicemente accolto. E il suo passaggio al Serafico ha tracciato una linea chiara ricordando che il Vangelo si misura sulla capacità di riconoscere e custodire la dignità di ogni persona soprattutto quando è fragile.
"Per tutto il mondo e in particolare per il popolo argentino è un giorno triste. È stato il primo papa latinoamericano e la sua fede, il suo coraggio, la sua umiltà, hanno toccato il cuore di milioni di persone, punto di riferimento morale del nostro tempo, non a caso aveva scelto di chiamarsi Francesco, in onore al santo di Assisi che significa uomo dei poveri, uomo della pace. L’unico leader al mondo che ha sempre parlato di pace, il suo esempio ci guiderà per molto tempo".
"A nome mio personale e delle cooperative associate a Legacoop Umbria, esprimo profondo cordoglio e vicinanza per la scomparsa del Santo Padre Francesco. Con la sua testimonianza di fede, umiltà e impegno per la giustizia sociale, Papa Francesco ha rappresentato una guida spirituale e morale per il mondo intero. Ha sostenuto la pace in ogni angolo del mondo, da sempre vicino agli ultimi e con gli ultimi. Una perdita non solo per la comunità cattolica ma anche per tutti gli uomini e le donne che ogni giorno si impegnano ad essere costruttori di pace e giustizia. La sua instancabile opera per la pace e il dialogo tra i popoli, per l’affermazione dei diritti universali e il suo impegno a tutela dell’ambiente, mettendo sempre al centro il bene delle persone, rimarranno un’eredità preziosa e viva per l’umanità. Ci stringiamo alla Chiesa universale e alla comunità ecclesiale umbra in questo momento di lutto e preghiera".
La notizia della morte di papa Francesco ha scioccato anche noi, come tutto il popolo di Dio. Avendolo visto in queste ultime settimane addirittura farsi fisicamente presente, nonostante la convalescenza, eravamo fiduciosi che lo avremmo visto domenica prossima in piazza San Pietro per la canonizzazione del beato Carlo. Oggi, pur nella certezza della vita eterna e nella gioia della Pasqua, uniamo le nostre lacrime a quelle di tutta la Chiesa. Papa Francesco aveva davvero il volto e il cuore di un papà. Così lo sentivano soprattutto i più semplici, i poveri, ai quali egli dedicava tante premure. Anche guardando ad essi aveva preso il nome del nostro Francesco d’Assisi, il Poverello, ed è rimasto coerente con questa scelta programmatica. Ce l’ha illustrata in tutti i modi. Non possiamo dimenticare quanto ci consegnò nella sua prima visita a questa Città nel 2013. Gesti indimenticabili e profetici: volle iniziare con i disabili dell’Istituto Serafico, volle mangiare con i poveri, venne alla Sala della Spogliazione per spiegare – mi disse – come la Chiesa si deve spogliare. Di lì in poi una serie di altre visite di non minore impatto: il 4 agosto 2016 a Santa Maria degli Angeli per l’VIII centenario del Perdono di Assisi, il 20 settembre dello stesso anno alla Basilica di San Francesco per la commemorazione dello “spirito di Assisi” inaugurato nel 1986 ad Assisi da Giovanni Paolo II con la convocazione dei leaders cristiani e di tutte le religioni in preghiera per la pace. Il 3 ottobre 2020 venne a firmare sulla tomba di san Francesco l’enciclica Fratelli tutti. Nel novembre 2021 torna per la giornata mondiale dei poveri. E come dimenticare il filo d’oro tutto francescano, intonato al Cantico di frate Sole, dell’enciclica Laudato si’? E’ poi tornato nel settembre 2024 per firmare il patto con i giovani di Economy of Francesco, il movimento da lui suscitato per il rinnovamento dell’economia a vantaggio dei più poveri.
Assisi non poteva non sentire un particolare affetto per lui, e lo ha sentito. Per questo anche la sua dipartita ci vede profondamente addolorati.
La Città in questi giorni è gremita di pellegrini. Sono venuti per l’alleluia pasquale, ora si sono velati di mestizia. Con tutti i cristiani, residenti e pellegrini, facciamo coro di preghiera e di sentimenti, esprimendo il nostro cordoglio, ma soprattutto rinnovando la nostra speranza Cristo è risorto!. Ad Assisi, non possiamo dimenticare che Francesco nel Cantico parla di “sorella morte”. Sentimenti che salgono da entrambe le Chiese particolari affidate alle mie cure, quella di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e quella di Foligno.
Tanti devoti sono giunti ad Assisi in vista della canonizzazione. Il Signore ci ha costretti a un aggiustamento di rotta, nella sicurezza tuttavia che il traguardo rimane vicino.
Riecheggia nel cuore specialmente l’ultimo messaggio papale Urbi et Orbi. Francesco si è speso fino all’ultimo respiro per invocare pace sul nostro mondo ferito. Avevo chiesto la sua benedizione, che non ha fatto in tempo ad arrivare, sulla nostra lettera mensile di invito ai cristiani ed anche ai credenti di altre religioni, per invitarli a pregare, proprio il giorno 27 aprile, per tutti i popoli in guerra, con un focus sul Myanmar. Confidavo al papa nel mio scritto l’impressione che anche tramite il prossimo santo, Carlo Acutis, ci arrivasse un segno dal cielo, dato che il miracolo di guarigione esaminato ed accolto per la canonizzazione è avvenuto per una ragazza della Costa Rica, l’unico paese – o uno dei pochissimi paesi al mondo – che ha rinunciato ad avere un esercito. Dal cielo papa Francesco ci aiuterà a perseguire ancora questo grande obiettivo di un mondo, nel quale si realizzi la profezia di Isaia: un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra (Is. 2,4). Un grande sogno di pace.
"Ha compiuto fino all'ultimo il suo dovere celebrando ieri la Resurrezione di Cristo e svolgendo anche importanti incontri istituzionali. Il mondo perde un punto di riferimento per quanto riguarda il rispetto per i propri doveri e una guida verso l’obiettivo irrinunciabile di perseguire la pace tra i popoli, il rispetto per i deboli e la tolleranza come conquista di civiltà.
La sua morte giunta oggi nel giorno dell'Angelo - aggiunge il vice Presidente - acquisisce un valore quasi mistico e sarà un elemento di valenza storica rilevante, così come i suoi ultimi appelli durante la benedizione urbi et orbi di ieri che dovrebbero essere assunti a guida per i governanti".
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