Domenica 21 Settembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

UMBRIA

Nascite quasi dimezzate nel giro di sedici anni: l'Aur evidenzia un crollo di oltre il 42%

Lo studio: dal 2008 al 2024 si è passati da 8.271 bebè a 4.725. Il ricercatore Giuseppe Coco: "Cambiano le priorità e anche il modello culturale"

Catia Turrioni

17 Aprile 2025, 12:26

Nascite quasi dimezzate nel giro di sedici anni: l'Aur evidenzia un crollo di oltre il 42%

Crollano in Umbria le nascite che nel giro di sedici anni, dal 2008 al 2024, fanno registrare una riduzione del 42% passando da 8.271 neonati a 4.725. Una caduta verticale molto più marcata di quella nazionale che si aggira intorno al 36%. Le dinamiche demografiche del territorio regionale sono state oggetto di un approfondito e rigoroso studio di Giuseppe Coco, responsabile dell’area di ricerca mutamenti sociodemografici dell’Agenzia Umbria Ricerche. “Il 2008, anno in cui si registra il picco di nascite nel XXI secolo - evidenzia Coco - appare oggi come un crinale netto, un punto di svolta oltre il quale la curva si inclina in modo costante. Si consolida un modello culturale diverso in cui le priorità cambiano anche se a volte più da un punto di vista cronologico che valoriale. Prevale un modello culturale in cui il fare figli non costituisce più un dovere e si dà, soprattutto dopo la pandemia, una grande importanza all’autonomia, all’indipendenza, al bisogno di tempo libero”.

E’ chiaro che, come nel resto d’Italia, le ragioni di questo calo demografico sono molteplici e interconnesse. Fattori economici come la precarietà lavorativa, i redditi insufficienti e l’alto costo della vita giocano un ruolo determinante nel rendere più difficile la decisione di avere figli. Tuttavia, come spiegato da Coco, il fenomeno non si limita a motivazioni economiche. Sta emergendo con sempre maggiore forza una componente culturale e simbolica: la genitorialità non è più percepita come un naturale e inevitabile approdo dell’età adulta, ma come una delle diverse opzioni possibili. Questa transizione silenziosa incide profondamente sulle aspettative e sui progetti di vita delle nuove generazioni, che appaiono sempre più orientate verso desideri “più leggeri, meno vincolanti, più sensibili al bilancio tra autonomia e responsabilità”. La pandemia del 2020 ha agito da catalizzatore di queste tendenze, accentuando le fragilità esistenti e spostando ulteriormente le priorità individuali verso la realizzazione personale e il tempo libero, percepiti come beni primari potenzialmente incompatibili con l'impegno totalizzante della genitorialità.

Nonostante questo quadro complesso, un dato interessante emerge da un’indagine Istat del 2023, sebbene riferito al contesto nazionale: il 69% dei giovani tra gli 11 e i 19 anni immagina un futuro con figli, e oltre il 60% ne vorrebbe due o più. Questo suggerisce che il desiderio di genitorialità non è del tutto scomparso, ma appare piuttosto “sospeso”, in attesa di condizioni più favorevoli e di un rinnovato significato sociale. Di fronte a questa realtà, la sfida per l’Umbria e per l’Italia intera non sembra essere quella di invertire a tutti i costi una tendenza strutturale, ma piuttosto di accompagnarla verso un nuovo equilibrio. Un equilibrio in cui la scelta di avere figli sia pienamente consapevole e sostenuta da politiche pubbliche che non si limitino al sostegno economico, ma che sappiano parlare anche all'immaginario collettivo e rispondere alle mutate esigenze delle nuove generazioni. Comprendere e interpretare le “trasformazioni silenziose” in atto - evidenzia lo studio dell’Aur - è fondamentale per costruire un futuro demografico più sostenibile e in linea con le aspirazioni dei cittadini umbri e italiani.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie