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L'analisi

Umbria, un comune su tre resta senza banca. La Uil: "Anziani penalizzati"

Catia Turrioni

15 Agosto 2025, 01:16

Banca

Sempre più comuni restano senza banca

L’Umbria perde sportelli bancari. A dirlo sono i dati della Uilca nazionale: su 92 comuni, 32 non sono più serviti da filiali bancarie. Significa che quasi 49 mila cittadini – il 6% della popolazione regionale – non ha più accesso a uno sportello fisico nel proprio territorio. Un fenomeno che preoccupa i sindacati di categoria, che parlano di desertificazione bancaria e di un impatto crescente sulle comunità più fragili.


In provincia di Perugia sono operativi 243 sportelli, ma 19 comuni – tra cui Piegaro, Monte Castello di Vibio, Paciano e Preci – ne sono sprovvisti, coinvolgendo oltre 25 mila residenti. Peggiore la situazione nel ternano, dove con 74 sportelli attivi, 13 comuni risultano scoperti, per un totale di oltre 24 mila persone, l’11% della popolazione provinciale. “La chiusura delle filiali – spiega Luciano Marini, segretario generale Uilca Umbria – compromette l’accesso al credito, favorisce lo spopolamento e indebolisce il presidio economico del territorio”. A preoccupare è anche la trasformazione delle filiali rimaste, spesso private dei servizi di cassa. “Si riducono le funzioni essenziali – aggiunge Luca Cucina, segretario generale aggiunto – penalizzando anziani e cittadini meno digitalizzati”.


Ma non è l’unico dato critico del settore finanziario. Secondo l’analisi del Centro Studi Uilca, le donne che lavorano in banche e assicurazioni continuano a guadagnare in media il 23% in meno rispetto agli uomini, nonostante rappresentino quasi il 48% degli addetti. Una disparità che si trascina da anni e che, secondo Valentina Gallarato, segretaria regionale Uilca, è legata anche al peso del lavoro di cura che ricade prevalentemente sulle donne, limitandone le opportunità di crescita. Trasparenza retributiva, pari opportunità, formazione e lotta alle discriminazioni restano – conclude la Uilca – le leve decisive per superare un gender gap che, anche in Umbria, resta ancora troppo marcato.

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