Il caso
Ilaria Sula, la studentessa uccisa dal fidanzato
Ha aggredito Ilaria a calci e pugni e, dopo averla tramortita, invece di fermarsi ha infierito con le coltellate. E’ la ricostruzione del medico legale che, lunedì 22 dicembre, è stato sentito a Roma, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, durante il processo a carico di Mark Samson, il giovane reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata. Di fronte ai giudici della Corte d’assise hanno deposto anche i genitori di Ilaria Sula. Il padre Flamur ha ricordato quando, a Terni, la sua famiglia era felice. “Bastava che ci fosse lei in casa. Mia figlia era nata il mio stesso giorno. Ora in casa non c'è più vita. Quel sabato mattina siamo andati alla stazione, ma lei non è mai scesa dal treno. Ci siamo subito allarmati. Siamo partiti tutti per andare a Roma.
Le coinquiline ci dissero di non preoccuparci e che Ilaria stava bene con un altro ragazzo a Napoli, ma non ci ho creduto e siamo andati alla polizia. Un giorno vidi Samson che mi giurò che non sapeva nulla di Ilaria e mi disse che non l’avrebbe mai toccata” - ha ricordato il padre della ragazza ternana. Che ha parlato anche dei finti messaggi rassicuranti inviati sul cellulare a nome di Ilaria.
“In Questura, quando abbiamo saputo che Ilaria era morta, mia moglie è svenuta ed io - ha aggiunto Flamur - non volevo più vivere”. Ai due genitori quella relazione con Samson non era mai piaciuta e su questo c’era stato anche qualche discussione in famiglia. “In cuore nostro - ha proseguito - sentivamo che non era il ragazzo giusto, ma lei lo difendeva, ci diceva che era bravo e che studiava”. “Non sento e non vedo più Ilaria da 9 mesi, mi manca tutto di lei, se non avessi un altro figlio - ha concluso la mamma Gezime - ora sarei lassù da lei e non qui”.
In aula hanno deposto anche il fratello e gli zii di Ilaria. Era presente anche Mark Samson, chiuso nella maxi gabbia riservata agli imputati detenuti. Sono state mostrate anche le foto delle ferite sul corpo della vittima del femminicidio. “La Corte - ha commentato l’avvocato Giuseppe Sforza, legale della famiglia Sula - ha preso atto dello strazio di questa famiglia, ma nello stesso tempo si sono aggiunti altri tasselli al complesso puzzle di questo processo. Elementi che confermano le aggravanti che anche la difesa ha sempre ravvisato”. Prossima udienza il 19 gennaio del 2026.
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