Il caso
Il borgo di Collescipoli si sta spopolando (Foto Stefano Principi)
“Da lunedì primo settembre Collescipoli non ha più un negozio di generi alimentari, 400 persone non dispongono più di uno dei punti di riferimento per le proprie necessità”. Queste le parole di Giuseppe Rogari, presidente dell'associazione culturale l'Astrolabio di Collescipoli. “La lunga lista degli esercizi commerciali chiusi - continua Rogari - è il risultato di scelte amministrative scellerate, che partono dal 2013, quando la giunta Di Girolamo diede corso al trasferimento del corso di Economia al convento di San Valentino. Per Collescipoli è stato un lungo declino in quanto tutte le tematiche di valorizzazione e recupero del borgo furono interrotte.
Chiediamo che il recupero del nostro borgo diventi una priorità”. Un'emorragia di attività commerciali, che interessa in particolare i piccoli borghi, ma anche lo stesso centro storico della città. “Il numero di nuove attività commerciali è in costante diminuzione - spiega il presidente di Confcommercio Terni, Stefano Lupi - mentre le chiusure delle attività commerciali aumentano progressivamente. Nel nostro territorio il venir meno delle attività produttive primarie, riduce drasticamente la capacità di spesa delle famiglie.
A ciò si aggiunge certamente l’effetto dell’e-commerce, il cambiamento nelle abitudini dei consumatori, ma anche le difficoltà date dall’aumento dei costi, dalla scarsa innovazione e dalla forte concorrenza delle grandi superfici commerciali”. Per il presidente Lupi per affrontare il profondo cambiamento che sta attraversando il commercio è necessario agire su tre fronti. “Primo, ricercare efficienza, ottimizzando i processi, - continua Stefano Lupi - riducendo i costi e rendendo l’acquisto più semplice e fluido per il cliente. Seconda cosa che andrebbe fatta è quella di offrire esperienza, valorizzando la componente esplorativa e relazionale dell’offerta. Come terzo punto bisognerebbe aumentare le competenze, rafforzando quelle esistenti (cerimonia di vendita, visual merchandising) e acquisendone di nuove (produzione contenuti, uso del digitale, analisi dei dati).
Ciò richiederà, tra le altre, una buona dose di tecnologia informatica”.
Lo stesso presidente di Confcommercio Terni, Lupi, avverte: “La perdita dei servizi di prossimità ha un impatto negativo sulla qualità della vita urbana, determinando una minore offerta ed un peggioramento del decoro urbano. Tale situazione determina anche una diminuzione delle entrate fiscali visto che tributi come l'Irpef e la Tari non vengono pagati dalle grandi piattaforme on line. Non è certo l’animazione estemporanea che risolve il problema, occorre una visione economica d’insieme dove la produzione primaria diviene perno centrale su cui poggiare il commercio ed i servizi. Su questo occorre lavorare per invertire una rotta pericolosa. Le previsioni indicano un generale rallentamento anche nel commercio globale di beni e servizi. Se il trend dovesse proseguire, in assenza di interventi strutturali, il numero di nuove aperture potrebbe scendere a zero entro il 2034, segnando - conclude - la fine dei piccoli negozi, da sempre capisaldi di comunità”.
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